VERGOGNOSO. Imprenditore amico di un noto politico aggredisce la comandante dei vigili urbani per far togliere la sanzione di sospensione patente al figlio con telefonino all’orecchio. E il sindaco zanniniano sta con lui

7 Ottobre 2025 - 13:35

La comandante, in ospedale cn 25 giorni di prognosi, ha presentato un’articolata denuncia alla procura della repubblica. Un fatto increscioso che, però, non ci sorprende conscendo i personaggi

LUSICIANO (g.g.) – Il signor V. non è come il signor G di Giorgio Gaber. Per niente proprio. Se è vero quello che la comandante dei vigili urbani di Lusciano, Nunzia Della Gatta, della quale molti ci hanno parlato bene, in quanto, incredibile ma vero, in terra caecolum si muove per affermare lo stato di diritto, ossia la legge, allora il Signor V, che a questo punto è un soggetto del tutto diverso dal signor G, è ufficialmente un cialtrone, per dirla alla Vincenzo De Luca.

Una categoria non presente nel codice penale. Essere cialtrone è un’evoluzione di un ego disastrato a causa di una pessima se non addirittura inesistente prima educazione; essere cialtrone è uno status che molto difficilmente può essere modificato. Poi ci possono anche stare in questa storia che racconteremo brevemente, in quanto non tutti i fatti che contiene siamo riusciti a verificarli, dei profili comportamentali che, al contrario, sono vivi e vegeti all’interno del codice penale. Si vedrà perché la denuncia presentata dalla comandante Nunzia Della Gatta, non sappiamo se ai carabinieri o direttamente alla procura della Repubblica che opera presso il tribunale di Aversa-Napoli Nord, è molto circostanziata e la Della Gatta l’ha presentata nonostante un momento di grande sofferenza, dopo aver subito una violenza, non sappiamo se solamente morale o fisica, un’aggressione durissima, non sappiamo (vedete quante cose dobbiamo mettere ancora a fuoco bene?) se solamente verbale o anche tattile, che l’ha costretta a ricorrere alle cure dei medici dell’ospedale Moscati che non le hanno assegnato i soliti cinque giorni di prognosi ma ben 25, frutto probabilmente di una vera e propria fibrillazione, conseguenza (forse) degli insulti pesantissimi subiti dal signor V o da qualcun altro.

Ma chi è il signor V? Non vi decliniamo la sua carta d’identità, perché tutto sommato non conta più di tanto. E’ comunque un imprenditore in stile agro-aversano. Li sapete quelli là, no? Camicia con iniziali, vestito sartoriale, mezzo litro di profumo da 400 euro a boccetta e SUV da competizione. Noi non lo conosciamo di persona e quindi sulla carta saremmo esposti al rimprovero di essere gratuiti nell’appiccicare queste etichette, frutto secondo alcuni di luoghi comuni. Ma noi ce la prendiamo questa licenza deduttiva; ce la prendiamo perché questo tipo antropologico lo abbiamo incrociato migliaia di volte nella nostra vita professionale e dunque riteniamo di possedere scienza ed esperienza per strutturare un identikit che parte dall’acquisizione di fatti e di comportamenti specifici che lo riguardano.

Lo deduciamo facilmente dal fatto che suo figlio, probabilmente a bordo di un’utilitaria nell’accezione che questo sostantivo ha nel gergo agro-aversana, dunque un’auto da 50 mila euro in su, guidava con il telefonino stampato nell’orecchio. Per carità, può capitare di compiere un errore. Diciamocela bene, l’abbiamo fatto tutti. Da questo punto di vista nessuno può additare alcuno. Qui si crea però la differenza tra un vivere tra gente normale e certi riti trogloditici che zavorrano questa terra, consegnandola ad una minorità perpetua e consegnandola automaticamente e a politici conseguenziali e completamente in tinta. Perché, non per dire ancora una volta sempre la stessa cosa, ma è naturale, è antropologicamente corretto che a Lusciano il 70 per cento dei politici locali sono aggregati a Giovanni Zannini. Come si suol dire è un tutt’uno. E’ una catena in cui ogni anello si muove armonicamente in base alla propulsione fornitagli dall’anello che lo precede, mano mano, strada per strada, incrocio per incrocio fino ad arrivare ineluttabilmente alla capitale di cultura e mentalità, ossia a Mondragone.

Come il polpo nel sugo della “Luciana”, Zannini e lo Zanninismo sono “la morte sua”, la morte di un posto come Lusciano.

Il signor V, invece di rimproverare suo figlio dicendogli, caro mio anche tuo padre l’ha fatto ed è stato solo fortunato a non essere stato beccato dalla polizia, dai carabinieri, dai vigili urbani, come, invece, è successo a te, invece di dirgli che ci sono centinaia e centinaia di ragazzi, che muoiono o rimangono storpi ogni anno per fare la stessa manovra che ha fatto lui, invece di dire che io, padre, offro a te, figlio, l’esperienza dei miei errori, si è letteralmente fiondato al comune con un solo obiettivo: far togliere la multa e il verbale di sospensione della patente, ossia il giusto, quello che la legge prevede per trasgressioni del genere, quello che la legge definisce, non tanto per incassare i soldi della contravvenzione, ma soprattutto per cercare di inoculare nella persona che ha sbagliato il ricordo del proprio errore affinché questo non si ripeta più.

Non sappiamo esattamente come siano andati i fatti; non sappiamo se l’aggressione, la comandante dei vigili urbani Nunzia Della Gatta di Gricignano, l’abbia subita dal signor V o da altri, ma sappiamo che il sindaco di Lusciano Marco Valentino, controfigura di Nicola Esposito e quindi di Giovanni Zannini, si è schierato a favore del signor V, provando anche lui a far cancellare quel verbale.

E questa sarebbe la vera e propria quadratura del cerchio della severità di questo articolo, che allarga il suo spettro anche al di là del perimetro stretto in cui i fatti si sono verificati, investendo la mentalità della società locale. Insomma, roba da matti, ma non in questi comuni, il primo cittadino che dovrebbe essere argine all’illegalità e propulsore di legalità, mette sul tavolo, come capita tante volte in questi territori maledetti, una soluzione aumm aumm: chi si è visto si è visto, togliamo la contravvenzione al ragazzo così lui capisce che il mondo funziona così, che tutto si può ottenere attraverso una raccomandazione, che tutto si può fare, che ogni trasgressione si attua con tranquillità perché tanto poi c’è papà, il signor V, che ci pensa il quale, col cervello che si ritrova, evidentemente, ha raggiunto i suoi obiettivi professionali della vita attraverso una somma lunghissima di piccole illegalità, di piccole trasgressioni, di aggiramenti e coglionamenti continui del diritto. Tanto papà ha le mani in pasta, consce quello e quell’altra, giusto per dire, nel caso specifico trattato nell’articolo di oggi, un pezzo grosso dell’amministrazione comunale o del consiglio comunale di Lusciano.

Se stessimo raccontando un fatto accaduto a Viareggio, o a Segrate non stonerebbe affatto se noi gridassimo allo scandalo. No, non è successo a Segrate o a Viareggio, è successo a Lusciano, nella Lusciano selvaggia e trogloditica. Ed è perfettamente inutile che vi incazzate se usiamo questi aggettivi molto forti. Perché ce n’è un altro che può determinare, come attributo, il fatto che vi abbiamo raccontato?

Per cui, tutt’appost’: a sbagliare non è stato il ragazzo ma il vigile e la loro comandante che ha sanzionato una violazione della legge. Perché qui, a Trogusciano, la legge reale, le legge materiale, quella realmente in vigore, è l’anti legge; perché qui si è destinati alla dannazione di un grugnito perpetuo