La “guerra delle pizze” arriva in Tribunale. I milanesi, Rosso Pomodoro e…

25 Febbraio 2019 - 16:56

AVERSA – Società milanese sfratta e pretende 650 mila euro da pizzeria napoletana perché fa pizze piccole e da asporto.

Non è solo un capitolo dell’ultimo libro dell’avvocato angelo Pisani “Diritto alla Pizza”, ma anche una storia vera che si combatte anche al Tribunale di Napoli Nord a tutela della libertà sulla pizza e del diritto.

Al Tribunale ordinario di Napoli Nord, III sezione civile, Giudice Alessandro Auletta, è in corso una causa, assai delicata e particolare perché investe anche la vita di 15 lavoratori al momento rimasti senza lavoro per lo sfratto della pizzeria su richiesta del locatore dell’immobile .
Le parti in causa sono la società napoletana l’Ulivo srl (che gestiva un franchising di Rosso Pomodoro ) e la società milanese l’immobiliare srl che invece gestisce il condominio e fitta i locali del centro commerciale di Casoria. Il giudice del tribunale di aversa ora e’ chiamato a decidere sulle conclusioni delle parti per assegnare la causa sentenza.

Proprio all’ultima udienza del processo, dopo che la pizzeria napoletana aveva visto rigettare le sue richieste di prova e di difesa, risultando sfrattata , il Giudice Alessandro Auletta, sentiti gli avvocati delle parti, e tra questi l’avvocato Angelo Pisani, difensore del franchising Rosso Pomodoro che ha reiterato la richiesta di ammissione mezzi istruttori, anziché assegnare immediatamente la causa a sentenza, così com’era prevedibile dal tenore delle sue ordinanze, ha optato per riservarsi sulle ulteriori eccezioni e difese prima provvedere sul caso della pizzeria in realtà molto strano e particolare .

Sicuramente i video mostrati tramite un computer portatile e le prove documentali esibite da Pisani sono stati un colpo di scena e chi sa che cosa ha indotto il giudice a voler considerare meglio l’intera vertenza che è posta alla sua attenzione?
L’avvocato della pizzeria napoletana ha spiegato la realtà dei fatti eccependo che la misura o modalità della produzione pizza non può pregiudicare l’attività della pizzeria ed ha anche documentato le clausole contrattuali che dimostrano le ragioni di diritto del ristorante pizzeria Rosso Pomodoro di produrre pizze di ogni misura e anche da asporto. Intanto La società l’Ulivo srl (che gestiva un franchising di Rosso Pomodoro) è stata sfrattata dai locali del centro commerciale per una supposta violazione del contratto di locazione.

A qualcuno può sembrare strano, ma una pizzeria con 15 dipendenti è stata costretta a chiudere i battenti dalla società milanese che fittava i locali alla quale versava 10mila euro al mese di fitto sulla base di un presupposto a dir poco sconcertante.
Questa pizzeria non poteva – sostiene la società immobiliare -, vendere pizze da asporto o da banco. È stato questo il motivo scatenante della lite tra le parti, della rescissione del contratto, della cacciata del franchising di Rosso Pomodoro gestito dalla società l’Ulivo dal centro commerciale.

Ovviamente niente pizzeria, niente posti di lavoro per 15 persone che ruotavano in questo esercizio pubblico ed addirittura una richiesta di pagamento penale di 650mila euro a carico della pizzeria . All’udienza del 19 febbraio, il legale della società l’Ulivo, Angelo Pisani, ha insistito e “pregato” il giudice Alessandro Auletta di visionare delle immagini assai eloquenti che potevano essere utili nella determinazione della decisione finale ovvero della emissione di una sentenza di giustizia vera, non solo di giustizia formale. Ebbene dopo aver visto le immagini del video mostrato sempre da Pisani, che rappresenta l’ingiustizia subita dal L Ulivo, il giudice Auletta anziché assegnare subito la causa a sentenza ha deciso di riservarsi sulla decisione e sulla reiterata richiesta di ammettere i mezzi tutori articolati dall’avvocato pisani per istruire la causa e dare la prova ( al contrario di quanto fatto dal locatore esecutore dello sfratto senza pietà ) del regolare adempimento di ogni clausola contrattuale da parte dell’Ulivo srl.

Che cosa ha visto il Giudice di così importante da dover prendersi del tempo prima di emettere la sentenza, che pareva già pronta visto il corso del processo e lo sfratto della pizzeria ? Nelle immagini si vede come il nuovo inquilino della Immobiliare subentrato al posto della società l’Ulivo (che nel frattempo è stata ingiustamente sfrattata), non solo è sempre un franchising Rosso Pomodoro (dunque non è cambiato nulla) ma addirittura vende ugualmente le pizze da asporto o da banco. E dunque anche in questo caso non è cambiato nulla. Le pizza da asporto non erano prima, non lo sono oggi, causa di risoluzione del contratto anzi e’ normale che qualsiasi pizzeria svolga così la sua attività. Perché è sulla base di questo presupposto che la società immobiliare milanese che gestisce i locali ha voluto risolvere il contratto con la azienda l’Ulivo e l’ha prima cacciata dai locali e oggi chiede addirittura i danni, non si comprende quali, a titolo di penale . Da qui, la denuncia dell’avvocato Pisani, della doppia beffa per i suoi clienti. Cacciati dal centro commerciale perchè vendevano pizza da asporto per cui non c’è alcun tipo di divieto, sostituiti da altra società che svolge lo stesso franchising di Rosso Pomodoro e in perfetta continuità con l’azienda sfrattata l’Ulivo continua a vendere pizza da asporto.

Basterebbe solo questo al giudice Alessandro Auletta per poter decidere con serenità quel che riterrà giusto, oltre che leggere la premessa ed art 2 del contratto impropriamente ed inspiegabilmente utilizzato come temerario titolo esecutivo . In ogni caso, l’avvocato Pisani, oltre a chiedere di ristabilire una situazione di diritto violato, ha chiesto al giudice anche di “dichiarare ed accertare con sentenza, la nullità dell’atto di precetto notificato il 16/01/2019 e l’insussistenza di qualsivoglia violazione e di titolo esecutivo in capo alla società della pizzeria ristorante e , comunque, l’assoluta infondatezza in fatto e in diritto di ogni addebito a carico dell’Ulivo e la assurda ed ingiusta – errata – temeraria pretesa di pagamento della illegittima somma pari a 634.112,88 euro , come l’assoluta infondatezza in fatto e diritto e la illegittimità restituzione dell’azienda o dell’immobile, così come annunciato nel precetto qui impugnato” scrive Pisani nella sua opposizione al precetto. “Tocca aspettare con serenità e fiducia la decisione del giudice che ora ha a sua disposizione anche i video, gli articoli precisi del contratto es ogni elemento utile per classificare questa storia assurda” spiega l’avvocato Angelo Pisani.