CASERTA. Ora è ufficiale: Carlo Marino resta sindaco grazie al sostegno di Garofalo, Desiderio, Mariano e Credentino e del centrodestra. Trasformismo puro

23 Luglio 2019 - 07:55

CASERTA (g.g.) – Che quest’amministrazione comunale non guardi al di là del suo naso ma operi solo per gestire risorse economiche funzionali all’unico modo che questo sindaco conosce per mantenere e accrescere il suo potere è cosa nota. Come è noto che questo atteggiamento viene coscientemente portato avanti, pur sapendo di creare nuove situazioni di degrado economico e finanziario che si scaricheranno sulle future generazioni. Visto che quando Caserta dichiarerà il terzo dissesto (e lo farà senz’altro, dato che siamo a 50 milioni di euro di debiti reali come è chiaramente esplicitato dagli ultimi consuntivi approvati) difficilmente potrà ancora vivere come un comune legittimato ad essere tale in tutte quante le esplicazioni di contenuto che dalla Costituzione in giù sono previste quali cornici normative che degli enti locali, le strutture dello Stato materialmente più vicini ai cittadini, rappresentano l’architrave.

Quando Caserta dichiarerà il terzo dissesto, non potrà non diventare lo zimbello d’Italia. Perché a quel punto stabilirà un record indiscutibile, entrando nel guinness dei primati del peggior disonore.

Ma cosa volete che interessi tutto ciò a gente abituata a guardare al sodo, costantemente e totalmente assorta nella riflessione relativa al soldo, alla distribuzione dello stesso, alla cura degli interessi di ben precisate aree imprenditoriali, affiliate in tutto e per tutto al disegno piegato ad interessi “particolari” e non certo a quelli della città.

Scriviamo queste cose per l’ennesima volta. E d’altronde cos’altro potremmo scrivere ad un’amministrazione comunale che, appena ricevuto un placet raffazzonatissimo, stiracchiato, ufficializzato solo poche ore prime della scadenza di tutti i termini previsti dalla legge per la verifica degli atti, dal ministero degli Interni sul Bilancio stabilmente riequilibrato (si fa per dire), produce una maxi variazione dello stesso, senza attendere neanche le prescrizioni del ministero e con un voto che non furtivamente ma quasi ladronescamente, viene incassato da un consiglio comunale che grazie alla seconda convocazione è risultato valido con solo 13 presenze su 33? Ah, dimenticavamo, in assenza dell’assessore al Bilancio Federico Pica e dunque senza uno straccio di seria motivazione espressa per andare a svuotare, raschiando il fondo del barile, la posta di bilancio contenente le risorse indispensabili per fronteggiare costi legati a eventuali battaglie perse nell’ambito del contenzioso.

Questo è successo giovedì corso ed è successo senza che nessuno, in questa città complice ed autolesionista, evidenziasse la gravità di quanto si stesse consumando nell’aria consiliare più deprezzata e meno autorevole d’Italia. La variazione è passata con 11 voti favorevoli. La maggioranza, a fronte di un plenum di 33 consiglieri, è pari a 17. Dunque, nei banchi di quelli che dovrebbero essere i consiglieri che appoggiano quest’amministrazione, mancavano ben 6 persone. Tutta gente che in consiglio non va più da una vita, avendo compreso che condividere la propria dignità politica e personale con questa gestione, rappresenterebbe una un disonore che diventerebbe a questo punto sempre più difficile da sostenere, con gli occhi alzati, al cospetto della gente. E allora quello che già era capitato nel febbraio scorso, al tempo dell’approvazione del Bilancio stabilmente riequilibrato, è successo ancora in maniera ancor più clamorosa ed esemplare giovedì scorso.

Se in aula, i consiglieri di minoranza si fossero limitati a compiere il loro dovere, a rispettare il mandato popolare ricevuto, a rappresentare con correttezza, dignità e rispetto il segno di quella parte della città che li ha votati in alternativa a Carlo marino e alla sua amministrazione, oggi staremmo parlando di un sindaco costretto quasi al passo d’addio e di una maggioranza che dovrebbe certificare quello che già è evidente, cioè il fatto che non è più tale, il fatto che non ha più i numeri.

E invece, i soliti noti. Quelli di sempre: i Nicola Garofalo, i Stefano Mariano, i Roberto Desiderio, le Emilianna Credentino, e aggiungiamo anche Enzo Bove. Che giovedì scorso ha detto di trovarsi Los Angeles ma che, nell’ultimo anno, è diventato mansueto come una pecorella, traendo pure soddisfazione dall’incarico ricevuto dal suo amico di sempre, l’architetto Riccardelli per i lavori allo stadio Pinto.

Questa è la verità che emerge incontestabilmente dalla seduta del consiglio comunale di giovedì: la maggioranza di Carlo Marino si è trasformata. Oggi il sindaco di Caserta governa grazie all’appoggio del centrodestra. Ci piacerebbe sapere dal coordinatore provinciale di Forza Italia Giorgio Magliocca, dal pressoché invisibile Eugenio Russo, sulla carta (ma davvero sulla carta) coordinatore cittadino dello stesso partito, che ne pensano di questa situazione. Se i livelli politici dei partiti di centrodestra continueranno a stare in silenzio e non metteranno i loro consiglieri di fronet a un serio aut aut, quello della trasparenza e della coerenza, dentro o fuori. Con marino, o dunque col ribaltone, o col centrodestra, e dunque in minoranza, nel rispetto del mandato popolare. Allora quel che rimane di questi partiti potrà essere definitivamente risposto in un’urna funeraria.

Pensate un po’ che questo giornale e questo direttore, dopo anni e anni, sta qui a raccontare ancora come i Garofalo, i Mariano, i Desiderio e compagnia bella rappresentino ormai la stampella ufficiale di un’amministrazione di senso opposto. Cosa hanno avuto, cosa chiedono e cosa ottengono da Carlo Marino?

Al di là del dato personale, che non mettiamo in discussione, per certi aspetti il Garofalo, il Mariano ci sono anche simpatici, ma il male di questa città è il trasformismo. E queste persone ne sono l’espressione più evidente e impudente. Ma peggio ancora è questo popolo rincoglionito che continua ad affidare a politica come questi le sorti di un città che cade a pezzi ed è ormai morente, così ha dimostrato il deserto dell’interesse, delle motivazioni, del calore e della partecipazione mostrato alle recenti Universiadi. Con quella Casa Italia desolatamente vuota durante le serate dell’evento.

Ritornando alla vicenda tecnica della variazione di bilancio, senza il parere del ministero che ancora è in elaborazione e senza il formale okay dei revisori dei conti, quasi 200 mila euro che dal fondo Contenzioso hanno rimpolpato le casse del settore Lavori Pubblici, sfruttabili per tutti quei lavori che potrebbero servire per quella politica del consenso, quel mondo clientelare che vedo nel palazzo comunale il suo nucleo. Se state pensando a permessi agevolati da espropri di terreni per lavori, non siete lontani dalla realtà. Il tutto votato da 11 persone, in una calda giornata di metà estate.