SCARCERATO. Va ai domiciliari dopo quasi 3 anni di galera il super-pusher 33enne del boss Raffaele Venosa

6 Novembre 2019 - 16:38

SAN CIPRIANO D’AVERSA (t.p.) – La speranza è che Mario Pinto, trentatreenne di San Cipriano, non usi la sua casa dove oggi è tornato dopo quasi 3 anni di reclusione in carcere, per farci quello che ci faceva ai tempi in cui le redini del clan dei Casalesi erano in mano a Raffaele Venosa, allorquando, proprio presso la sua residenza, Pinto teneva in piedi e ben attiva una vera e propria piazza di spaccio, dove vendeva droga, i cui proventi, in quota parte, andavano a rimpinguare la cassa comune del clan, con cui Venosa pagava decine e decine di stipendi ai congiunti dei boss e dei ras reclusi.

Grazie al lavoro di Paolo Caterino, suo avvocato difensore, la corte di Appello di Napoli, che oggi ha in mano non solo il processo di secondo grado connesso alla condanna a 10 anni, rimediata da Pinto in primo grado, ma anche il titolo cautelare dell’impiegato, ha deciso di accogliere l’istanza e di autorizzare la scarcerazione del 33enne, che fu uno dei 44 arrestati nella famosa ordinanza Jackpot, eseguita nei primi giorni del febbraio 2017 e che rappresentò una sorta di summa dell’attività di Raffaele Venosa e del clan dei Casalesi, sia sul versante della gestione delle cosiddette macchinette mangiasoldi,

quelle slot totalmente controllate dalla camorra e che il Venosa teneva sorvegliate attraverso l’opera dell’allora fidanzato Giuseppe Verrone, carinamente definito dagli amici “Pepp ‘a lot”, sia su quello della vendita degli stupefacenti. Una sorta di nuova frontiera, quasi completamente estranea, fino a quel momento, all’attività del clan dei Casalesi.