CASERTA. Convinto di aver vinto 210 mila euro con un “Gratta e Vinci”, ottantenne si ritrova accusato di ricettazione e truffa

8 Novembre 2019 - 19:13

CASERTA (ti.pa.) – Credeva di essere stato baciato dalla Dea bendata e invece era la “fortuna” ad essersi presa gioco di lui. Questa la tragicomica vicenda accaduta ad un uomo, A.B., oggi ultraottantenne, il quale nel giugno del 2012 acquistava presso una tabaccheria di Caserta un Biglietto della lotteria istantanea “Maxi Miliardario” che, una volta grattato, risultava vincente per un importo di  Euro 210.300,00. Ancora incredulo, l’anziano uomo munito del biglietto si recava in banca chiedendo l’accredito della somma sul proprio concorrente.
In quell’occasione, come da prassi, il biglietto veniva ritirato dalla banca e trasmesso alla Lottomatica per i controlli di verifica della validità del tagliando, propedeutici al pagamento. Tornato dopo qualche giorno per riscuotere la vincita, l’anziano scopriva suo malgrado che il biglietto presentato risultava essere contraffatto, ricevendo l’ulteriore beffa di un’imputazione da parte della Procura della Repubblica di S. Maria C.V. che gli contestava il reato di ricettazione e di tentata truffa ai danni del consorzio lotterie nazionali. Il calvario giudiziario si è concluso 7 anni dopo all’esito del giudizio di primo grado, celebratosi dinanzi al G.M. del Tribunale  di S. Maria C.V., Dott.ssa Alessandra Cesare, che il 6 novembre 2019 ha assolto l’imputato dal reato di ricettazione perché il fatto non costituisce reato e dal reato di tentata truffa perché il fatto non sussiste. Il biglietto vincente è risultato il frutto di un preciso assemblaggio di due biglietti in maniera tale da identificare i due numeri della serie vincente, creando le apparenze di una vincita.
Nel corso del dibattimento la difesa dell’imputato, affidata all’Avv. Bernardino Lombardi, è riuscita a provare la buona fede dell’anziano signore, ignaro della non autenticità del Gratta e Vinci e soprattutto a dimostrare che quel biglietto non avrebbe mai potuto concretamente trarre in inganno l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato circa l’effettività della vincita, dal momento che l’importo di 210.300 mila Euro risultante dal biglietto apparentemente vincente presentato alla banca per l’incasso corrispondeva ad un premio in realtà inesistente, non contemplato tra quelli previsti nel montepremi.