CORONAVIRUS. In arrivo 8000 test rapidi all’ospedale di CASERTA. Ma per la scienza non sono attendibili. VI SPIEGHIAMO COME FUNZIONANO

9 Aprile 2020 - 14:52

I test fanno parte del primo lotto proveniente dalla Cina, arrivato in Campania la scorsa settimana

CASERTA (luigi vincenzo repola) – Chi ha letto il nostro giornale in queste settimane ha potuto capire facilmente quale sia il nostro punto di vista sulla gestione dell’emergenza coronavirus in Campania: numeri alla mano, considerato l’andamento del contagio, non abbiamo più nessuna fiducia su ciò che è stato messo in atto da De Luca, dall’unità di crisi e compagnia.

A darci manforte nella nostra visione, oltre ai dati che snoccioliamo ogni giorno nei nostri Microscopio Coronavirus, ci sono soprattutto tre situazioni spinose: la prima riguarda l’inchiesta

della Procura sul rapporto tra l’Istituto Zooprofilattico e l’Ames per quanto riguarda alcuni tamponi che sarebbero stati effettuati in maniera irregolare nel laboratorio di Casalnuovo e conteggiati dall’Istituto (LEGGI QUI). Il secondo caso è quello relativo al numero dei tamponi effettuati in Campania, un dato risibile rispetto alle altre regioni demograficamente simili alla nostra. L’esempio più lampante è quello del Lazio, regione nella quale si sono effettuati oltre 55 mila tamponi, rispetto ai 27 mila della Campania. La terza criticità che abbiamo sottolineato in questi giorni riguarda l’esecuzione dei cosiddetti test rapidi (CLICCA PER LEGGERE I NOSTRI FOCUS), che secondo Federfarma e l’OMS non consegnerebbero dati attendibili sul contagio da coronavirus. 

Nonostante i dubbi sollevati da queste importanti istituzione sanitarie, la regione Campania ha deciso di acquistare un milione di questi kit. La prima trance, composta da oltre 20.000 test, sono giunti la scorsa settimana e da distribuire ai vari presidi sanitari. Nei primi giorni di aprile anche l’ospedale di Caserta ha conteggiato il fabbisogno mensile di “test rapidi” (non è chiaro se siano già stati consegnati al Sant’Anna), circa 8000, per la precisione 8121. Leggendo il protocollo riguardante questi esami, scopriamo che i test verranno effettuati sia sugli operatori sanitari, sia sui pazienti sintomatici e sarebbero capaci di individuare gli anticorpi IgM e IgG, prove di un’eventuale ma non certo contagio. Per capirci,  gli IgM  sono gli anticorpi che compaiono per primi nel siero dei pazienti e quindi la loro presenza indica un’infezione recente. Gli IgG, invece, cominciano a formarsi dopo circa 15 giorni dall’esposizione, quindi in caso di possibile regressione.

Per quanto riguarda il funzionamento, nel caso in cui il test dovesse risultare negativo, va ripetuto 5 volte nel giro di un mese. Questo probabilmente spiega perché Regione Campania, dopo aver fornito i dati di tamponi rapidi nella giornata di domenica, ha evitato di pubblicarli in altre occasioni, poiché è necessario il ripetersi del test almeno 5 volte.

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