ANCHE GLI YES MAN NEL LORO PICCOLO SI INCAZZANO. I voti conquistati da Lucia Esposito a SAN NICOLA sono pochi e vi spieghiamo perché. Marotta avrebbe potuto aiutarla di più e pure vi spieghiamo perché

13 Ottobre 2020 - 17:49

Abbiamo raccolto le differenze relative alle preferenze del 2020 e di 5 anni fa. Lo stesso abbiamo fatto per la coppia Oliviero-Schiavone a Sessa e per Graziano a Teverola

SAN NICOLA LA STRADA (g.g.) – La cosiddetta vulgata, cioè un solido concetto che a furia di essere trasmesso da persona a persona diventa asserzione veritiera anche se verità non è o non lo è completamente, a sua volta è generatrice di quel venticello di cui si parla e soprattutto si canta in una delle più celebri Arie del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, dedicata ad una concettualizzazione lirica della calunnia. Per carità, la vulgata può anche contenere una calunnia, ma molto spesso non la incamera e non ne fa oggetto del suo venticello che passa di bocca in bocca e si rafforza, divenendo, come si canta nella citata Aria rossiniana, un tremoto e un temporale.

Cosa dice la vulgata del sindaco di San Nicola La Strada, Vito Marotta? Appena confermato con un consenso bulgaro, derivato anche dal fatto che sulla sua nave si sono imbarcati tutti, ma proprio tutti, a partire da quelli che un tempo votavano e venivano eletti per il centrodestra e finanche l’imprenditore Letizia, lo storico re del mattone locale, che con il cognato Angelo

Pascariello fuori gioco, ha partecipato a questa sorta di sagra unanimista che ha connotato l’intera campagna elettorale di Marotta. Che si dice di lui, del sindaco rieletto, fuori da San Nicola? Perché di questo noi possiamo dire qualcosa, mentre delle opinioni indigene possiamo trattare molto meno, visto e considerato che non abbiamo seguito fino ad ora (ma non è detto che non ci venga il ghiribizzo di farlo) la politica locale con la continuità dovuta.

Si dice, con rispetto parlando della sua persona, che si tratti, più o meno, di uno Yes man che pende dalle labbra di Lucia Esposito, da anni leader del PD locale ed erede di una tradizione politica familiare che ha visto il papà, Ciccio Esposito, scalare molte categorie che l’hanno portato dal rango di gregario a quello di punto di riferimento della politica democristiana e post-democristiana tra San Nicola e dintorni. Ma è effettivamente così? Marotta è un soldato pronto a scattare al cospetto degli ordini impartitigli dalla Esposito? La questione va trattata un po’ con calma.

Nel 2015 si votò a San Nicola, come successo anche in questo caso, sia per le elezioni regionali che per le Comunali. La scelta di Marotta quale candidato sindaco rappresentò una novità, ma è chiaro che al tempo si trattò di una sorta di cooptazione targata Lucia Esposito. Quelle elezioni avevano indubbiamente un favorito, ma non si preannunciavano, come del resto poi non furono, una passeggiata di salute, visto e considerato che Marotta dovette sottoporsi all’appendice di un ballottaggio, in cui il suo “essere novità” fece un sol boccone dell’ormai un po’ bollito Angelo Pascariello. In poche parole, Marotta era concentrato sulle Comunali e non sulle Regionali. Esposito raccolse 1.889 voti di preferenza sui 3.279 attribuiti al PD. Ciò avvenne dopo lo scrutinio di 11.143 voti validi, cioè quelli conteggiati al netto delle bianche e delle nulle.

Cinque anni dopo, nel 2020, neppure uno che di politica non si intende, che non vuole averci a che fare e della quale non capisce proprio nulla, avrebbe scommesso un soldo bucato su una contesa serrata tra Vito Marotta e Franco Basile, coraggioso a scendere in campo solo per tenere issata la bandiera del centrodestra, scompigliata dal vento deluchiano e da una forsennata e conseguente ascesa al carro dei vincitori di tanti ex forzisti e di tanti ex sedicenti moderati. La gara era solo tra i candidati al consiglio comunale e consisteva nella sfida delle preferenze. I pronostici attribuivano a Marotta un vantaggio nettissimo ed una percentuale stimabile attorno al 75%. Quota effettivamente sfiorata con il 72,56% riportato ad epilogo dello scrutinio. Insomma, c’era spazio e modo affinché Marotta capitalizzasse i 5 anni trascorsi da primo cittadino per fornire ulteriore sprint allo sforzo elettorale di Lucia Esposito, per altro sola candidata reale e con un centrodestra totalmente in disarmo, e dunque per niente concorrenziale, anche nel contesto delle Regionali.

A San Nicola, Esposito ha raccolto 1.823 preferenze sui 3.310 voti del PD. Cinque anni fa le schede valide erano state 11.143, stavolta sono state 11.637. Dunque, i 1.823 voti del 2020 sono inferiori di 66 unità rispetto a quelli del 2015, nonostante le 494 schede valide in più scrutinate. Lucia Esposito ha raccolto il 55,08% dei voti complessivamente riportati dal PD a San Nicola La Strada. Cinque anni fa, la percentuale era stata del 57,60%, come detto, con quasi 500 schede valide in meno rispetto a quelle scrutinate lo scorso 21 settembre. Parliamo di un -2,52% rispetto a 5 anni fa. Uno scarto percentuale che aumenta perché non possono non essere considerate queste 500 schede in più resesi disponibili per i partiti e i candidati in lizza quest’anno, rispetto alla tornata del 2015.

Andando a ficcare un po’ il naso in casa dei competitor principali della Esposito, vediamo che i due candidati stra-localissimi di Sessa Aurunca, Gennaro Oliviero e Massimo Schiavone, hanno raccolto nella loro città 4.836 preferenze su 7.099 voti  attribuiti alla lista dei democrats. In percentuale significa il 68,11%. Consideriamo pure che correre in due su un territorio è una cosa e correre in uno è un’altra. Ma è del tutto evidente a chi conosce le cose della politica che se Schiavone non si fosse candidato, forse Oliviero non sarebbe arrivato a 4.836, ma comunque avrebbe superato quota 4.000 preferenze, che avrebbero rappresentato circa il 57%. Un risultato che va valutato alla luce di qualche elemento significativo di novità registratasi durante questa tornata, uno in particolare. A Sessa era presente in Forza Italia una candidata molto forte, che non a caso si chiama Amelia Forte, medico e figlia di un esponente noto e stagionato della sanità pubblica locale. La Forte ha raccolto ben 1.054 sui 1.383 della lista forzista. La famiglia Forte è stata anche, oggi più di sempre, grande elettrice di Massimo Grimaldi il quale, però, con tre consiliature regionali già alle spalle, ha costruito importanti riferimenti a Sessa Aurunca, centro che peraltro insiste nel comprensorio in cui vive, dato che Grimaldi abita nella vicinissima Carinola.

Per cui, quell’ipotetico 57% che Oliviero avrebbe sicuramente raccolto, senza avere Massimo Schiavone “tra i piedi”, relativamente alla situazione creatasi su Sessa Aurunca, sarebbe stato finanche migliore del 67% preso la volta scorsa, quando raccolse 2.209 preferenze, rispetto alle 3.350 del PD. Ultima menzione per Teverola, comune di residenza di Stefano Graziano. Il secondo nella classifica provinciale dei democrats ha raccolto 713 preferenze in città, rispetto ai 1.102 voti della lista, parliamo del 64,70%. Il consigliere regionale uscente e non rientrante era sì l’unico candidato locale, ma il suo consenso era condizionato in qualche modo dall’altro teverolese, Nicola Caputo, non in lizza per uno scranno al consiglio regionale ma motivatissimo a far fare bella figura alla sua Italia Viva, anche per rendere credibile e commestibile la promessa, poi effettivamente mantenuta dal governatore De Luca, di un posto da assessore regionale.

Lucia Esposito è una donna di grande equilibrio, molto diplomatica, ma avrebbe, dunque, tutte le ragioni per essere un po’ contrariata per il dato venuto fuori da San Nicola e per l’impegno profuso dal sindaco Marotta che, forse, tanto Yes man non lo è (o non lo è più), visto che con 5 anni alle spalle e una sfida comunale vinta in partenza, ci sta tutta la vita che potesse aggiungere 400/500 voti ai “soli” 1.823 della candidata locale.