Antonio Iovine e Malinconico, soci e amici: come ad un parlamentare, al boss volevano dare un “vitalizio” di 20.000 euro al mese fissi a prescindere dalle percentuali sui lavori

31 Maggio 2021 - 13:31

Nonostante il fatto che da anni ci occupiamo degli interrogatori resi da ‘o ninno sui rapporti con l’imprenditore matesino e con tutti quelli che parteciparono agli appalti del comune di Villa Literno, salta fuori sempre qualche storia interessante

 

SAN CIPRIANO D’AVERSA – Non rappresenta per noi, soprattutto per noi, un inedito, il racconto  delle molte dichiarazioni, fatte dal super pentito Antonio Iovine in merito ai suoi rapporti con le persone coinvolte nella nota vicenda giudiziaria degli appalti al comune di Villa Literno che dopo le dure sentenze di condanna del primo grado ha scritto un clamoroso e corale verdetto di assoluzione, a firma del collego giudicante della Corte di Appello di Napoli.

Delle relazioni, delle intersezioni tra Antonio Iovine, l’imprenditore matesino Giovanni Malinconico, i due imprenditori sanciprianesi Giuseppe e Pasquale Mastrominico, abbiamo scritto già più volte. Così come abbiamo scritto del ruolo di collante interpretato per anni da Paolo Caterino, altro imprenditore importante di San Cipriano , cugino diretto di Antonio Iovine e per un periodo anche dentro alla politica della città di Caserta, visto e considerato che fu uno dei più significativi sostenitori della coppia Sandro De Franciscis-Nicodemo Petteruti, al punto da candidarsi, naturalmente eletto, alle elezioni comunali del 2006, con la lista Udeur di Nicola Ferraro detto fucone, andando poi a sedere nei banchi della maggioranza, all’indomani della vittoria di Nicodemo Petteruti al turno di ballottaggio contro il suo competitor del centrodestra, Paolino Maddaloni.

Però, spulciando le carte, salta fuori sempre qualcosa di inedito. Inedito per noi, naturalmente. E siccome la tipologia del nostro racconto, dei nostri approfondimenti degli atti giudiziari, ci ha reso finalmente liberi dal ragionare sul fatto se altri giornali abbiano scritto o meno una notizia, questi passaggi inediti li proponiamo ai nostri lettori perchè per noi non sono mai usciti prima.

Oggi vi invitiamo più che altro a leggere lo stralcio, in quanto è comodo farlo, visto che abbiamo selezionato solo poche righe che riteniamo però significative. quando Antonio Iovine parla del suo rapporto che aveva con Giovanni Malinconico, con l’ausilio di Paolo Caterino che gli spiegava le elazioni che lo stesso Malinconico aveva in Regione Campania per sbloccare fondi, soprattutto attraverso l’intervento di Achille Natalizio, distingue la parte reale, concreta, cioè i soldi che lui avrebbe incassato come socio di fatto di Malinconico, con le ipotesi su relazioni future, allargate al di là del perimetro di una società di fatto che però, osserva Iovine, era come se si sciogliesse volta per volta. In pratica, c’era un lavoro e lì veniva attivato un meccanismo di azione e di conseguenza.

Malinconico s era occupato del finanziamento, del rapporto con l’amministrazione committente mentre Iovine direttamente o indirettamente attraverso il gruppo di comando dell’intero clan dei casalesi, spianava la strada, facendo in modo che altri soggetti economici non andassero ad intralciare i passi di Malinconico, magari costringendolo ad un ribasso d’asta troppo oneroso e che avrebbe messo in pericolo anche la consistenza della quota parte che Antonio Iovine incassava come socio. Quando si chiudeva la partita di un lavoro, si azzerava il tutto e ci si re-incontrava re-instaurando il rapporto sociale al prossimo. Ecco perchè Antonio Iovine si arrabbiò di brutto quando Malinconico non lo notiziò su una gara da lui vinta nella zona di Piedimonte Matese.

Una reazione veemente con tanto di convocazione immediata dell’imprenditore al quale intimò senza discutere il versamento di una quota di 350mila euro. Gli interlocutori di Malinconico, cioè gli intermediari tra lui e Iovine sono stati più di uno: il già citato Paolo Caterino, ma successivamente Ernesto De Luca, esponente del clan dei casalesi e fedelissimo di ‘o ninno, il quale però sottolinea che anche durante la latitanza incontrò un paio di volte Malinconico, una delle quali all’interno dell’abitazione di un certo ragioniere Reccia di San Cipriano, attivato da Paolo Caterino.

Il rapporto tra De Luca e Malinconico era fluido e non condizionato da tensioni di sorta, al punto che oltre a raccogliere i soldi da Malinconico occorrenti per finanziare i costi ingenti della lunga latitanza di Antonio Iovine (“avevo le mie esigenze” racconta il pentito) a un certo punto discute anche di una sorta di possibile vitalizio, di quella che potremo chiamare buffamente una pensione, vita natural durante che Malinconico e gli altri imprenditori che lavoravano insieme a lui, avrebbero potuto garantire ad Antonio Iovine: 20.000 euro al mese.

Beh, siamo anche sopra ai più alti e vituperati vitalizi parlamentari.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO ATTINTO DALLE MOTIVAZIONE DELLA CORTE DI APPELLO DI NAPOLI SULLA SENTENZA SU ENRICO FABOZZI E ALTRI