APPALTI E ARRESTI A CASERTA. Leggete un po’ come l’imprenditore mezzo pentito e il suo complice a telefono parlano di Franco Biondi: “fatto come disse Il Capo”
2 Novembre 2024 - 13:46
Un’attribuzione di potere che, in un certo qual modo, stride con la posizione all’interno dell’associazione a delinquere che la procura attribuisce al dirigente del comune di Caserta
CASERTA – Nelle oltre 200 pagine dell’ordinanza che ha portato il gip di Santa Maria Capua Vetere all’emissione di nove misure cautelari per appalti truccati tra Caserta e San Nicola la Strada emergono come principali le figure degli imprenditori Giuseppe Fazzone e Francesco Cerreto, che la pubblico ministero Ida Capone definisce come “organizzatori, gestori” di quell’associazione a delinquere per truccare gare e affidamenti a Caserta e San Nicola la Starda che ha portato agli arresti domiciliari dei due soggetti citati, ma anche del dirigente del comune di Caserta Franco Biondi, del funzionario del comune di Caserta, Michele Amato, e dell’imprenditore Raffaele Antonucci.
Ma proprio la figura del dirigente apicale del comune capoluogo viene descritta come qualcosa in più di un semplice “partecipante”, almeno dalle parole che si scambiano gli imprenditori Fazzone e Cerreto quando parlano di Biondi.
Infatti, come riportano le conversazioni trascritte dai carabinieri e inserite nell’ordinanza, in diverse occasioni Franco Biondi viene definito come il “capo” di Francesco Cerreto, ovvero colui che, per la procura, assieme a Cerreto trovava le ditte da invitare alle gare d’appalto del comune di Caserta, imprenditori a cui poi veniva detto in diversi modi e tramite diversi canali di non partecipare alla procedura, in modo da far vincere le ditte decise già a monte.
Due le volte in cui la procura decide di inserire questo particolare nomignolo al dirigente Biondi nell’ordinanza. In un caso, sono Cerreto e un amico di questi che chiede informazioni su una procedura. L’interlocutore dell’imprenditore finito in manette, parlando di Biondi, dice che “ti chiama direttamente lui, il tuo capo“.
Fazzone e Cerreto, invece, in una chiacchierata telefonica dell’aprile 2021, concludono ad una gara, per la quale Fazzone chiede lumi a Cerreto su un’eventuale partecipazione, spiega che c’è una società che ha risposto all’invito “per noi“.
La scelta di come posizionare l’impresa sarebbe stata indicata da Biondi a Cerreto che, infatti, specifica che “così mi disse il capo“. Una frase con la quale pare voglia esonerarsi da responsabilità.
Quindi, se da una parte il capo zero, il punto di partenza, il reato dal quale poi gemmano tutti gli altri, ovvero l’associazione a delinquere, contestata ad undici dei 23 indagati, viene esplicitata inserendo nella casella degli organizzatori e gestori le figure degli imprenditori Cerreto e Fazzone, andando ad analizzare alcuni passaggi sono proprio loro due in almeno in un’occasione testimoniata dalle intercettazioni a definire Franco Biondi il “capo”.
Si tratta di una posizione di vertice credibile a nostro avviso, avendo un dirigente comunale grande potere nelle sue mani, allargato ancor di più dalle deleghe che Franco Biondi si è visto attribuire negli anni dal sindaco Carlo Marino dalla legislazione post covid, che ha permesso di affidare in maniera diretta appalti da oltre 140 mila euro e di creare micro procedure con poche ditte invitate – secondo la procura, gestite come un vero e proprio cartello a Caserta – per lavori da milioni e milioni di euro.
Ma per la procura di Santa Maria, la posizione di Biondi non è al vertice di questa presunta organizzazione a delinquere, bensì di partecipe alle attività, predisponendo, secondo quanto scrive la pm Capone, le fasi preparatorie al bando di gara, invitando solo le ditte indicate di volta in volta da Fazzone e Cerreto, truccando poi l’intera procedura di gara per far felice l’imprenditore prescelto.
Queste sono le stesse accuse mosse al fratello Giulio Biondi, obbligato alla firma giornaliera in caserma, a Gaetano Mastroianni, ex assessore a San Nicola, il dipendente comunale Francesco Zoleo e il geometra del capoluogo, Michele Amato.
L’impressione, quindi, è che Fazzone e Cerreto siano sì gli organizzatori, i gestori, ma più da un lato operativo della procedura. Possibile che allora abbiano lasciato le redini del processo a Franco Biondi.
Su Fazzone, poi, va fatto un piccolo excursus. Si tratta dell’imprenditore che, al momento dell’interrogatorio di garanzia antecedente all’arresto, ha confessato di aver partecipato al sistema per truccare gare tra Caserta e San Nicola, ma respingendo le accuse di corruzione elettorale nei confronti di Mastroianni e di aver commesso il reato di associazione a delinquere.
Un’attestazione di responsabilità quasi totale che, però, pare non aver convinto il giudice per le indagini preliminari, visto che per Fazzone ha deciso di applicare la misura cautelare più gravosa tra quelle emesse, ovvero gli arresti domiciliari.