Arsenico nell’acqua dei pozzi: perplessità sui tempi delle ordinanze dei comuni di Caserta e San Nicola

1 Luglio 2019 - 17:45

CASERTA (l.v.r.) – E’ del 28 giugno l’ordinanza firmata dal sindaco di Caserta Carlo Marino che vieta, ad horas, cioè con adozione imminente dell’atto, il prelievo delle acque da Lo Uttaro, zona periferica di confino con San Nicola La Strada, e contestualmente vieta la coltivazione di frutta e ortaggi nell’intera area. Stessa data l’ordinanza emanata anche dal sindaco di San Nicola La Strada Vito Marotta,che blocca l’accesso ai  terreni, esclusi quelli ad uso abitativo.

Una decisione saggia quella presa dai due primi cittadini ma che sembra essere arrivata in ritardo rispetto al corso degli eventi. Le due ordinanze, infatti, seguono di 14 giorni, due settimane piene, rispetto al sequestro di terreni (LEGGI QUI), dell’estensione di circa 26.000 mq., che si trovano nell’area “Piscina Rossa” – ex area Saint Gobain, in località Lo Uttaro, zona che tecnicamente risiede nel comune di San Nicola ma che, inevitabilmente, tocca anche la città capoluogo.

Nel documento con cui venivano ufficializzati i sigilli all’intera area, la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha scritto della presenza di un’acclarata “contaminazione delle acque“, grazie alle analisi fatte dai laboratori dell’Arpac. Arsenico, Berillio e Triclorometano presenti nelle acque sotto Lo Uttaro con quantità superiore “dalle

sei alle 14 volte rispetto al consentito“.

E non è il primo sequestro che grava sulla zona, già lo scorso 7 febbraio (LEGGI QUI) la Procura sammaritana aveva bloccato dodici pozzi utilizzati per uso domestico e fertirrigazione, su cui è stata riscontrata una severa contaminazione da metalli pesanti nella zona, sempre nella stessa zona dell’Ex Saint Gobain. In quel caso, il sindaco Vito Marotta fu celere nello stilare l’ordinanza di divieto, un divieto che riguardava “l’accesso” ai pozzi. Ed era la stessa velocità che ci saremmo aspettati per l’ultimo sequestro a Lo Uttaro

Nel documento datato 28 giugno, il comune di Caserta specifica che con una nota del 21 settembre 2018 il il Comando Regionale Carabinieri Forestale “Campania” ha evidenziato che “i suoli interni alla area vasta di “Lo Uttaro” presentano anche se con parametri diversi, livelli di contaminazione superiori ai valori di concentrazione soglia di contaminazione“. Una premessa che non giustifica, anzi, potrebbe rendere ancora più pesante il ritardo dell’ente capoluogo nel rilasciare il divieto di utilizzo di quell’acqua contaminata fortemente, secondo i dati Arpac. Soprattutto se all’interno degli uffici del comune capoluogo si era a conoscenza di queste note, citate come premessa alla decisione, e se siano state prese sotto gamba.

Ricordiamo che l’art. 50 del testo unico del 2000 per gli enti locali, in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica, prevede che il Sindaco possa adottare ordinanze, nella qualità di rappresentante della comunità locale. “Possa adottare” rende chiaro che il primo cittadino non ha l’obbligo. Infatti, non parliamo di illegittimità, ma due settimane dal momento in cui è stato reso noto il sequestro a quando i due sindaci Marino e Marotta hanno emanato le ordinanza di divieto dell’utilizzo dell’acqua a Lo Uttaro, è un lasso di tempo fin troppo dilatato, che potrebbe aver inficiato la salute degli abitanti della zona.

 

L’ORDINANZA DEL 28/6 DI SAN NICOLA LA STRADA

L’ORDINANZA DEL 28/6 DI CASERTA

L’ORDINANZA DEL 14/2 DI SAN NICOLA LA STRADA