ASL, MARIUOLI e DEPRAVATI MORALI. Due medici, il solito infermiere e Stabile col dono dell’ubiquità: nello stesso istante stavano al DSM e nelle strutture REMS

23 Maggio 2021 - 12:01

Nello stralcio dell’ordinanza ce pubblichiamo oggi, si parla della testimonianza del direttore amministrativo di allora e anche di oggi Amedeo Blasotti; ovviamente anche nel suo caso l’hanno dovuto chiamare, perchè nel 2017, 2018, quando il sistema dei ladroni funzionava a pieno regime, lui, l’allora dg De Biasio, Michele Tari, quest’ultimo responsabile anti corruzione, e compagnia, niente avevano visto e niente aveva detto

 

AVERSA(g.g.) Amedeo Blasotti ricopre ancora oggi l’incarico di direttore amministrativo dell’Asl di Caserta. Cò vuol dire che è solidamente ancorato a un sistema di potere che lo garantisce presso il governatore De Luca attraverso propri referenti politici che gravitano nella zona di Casoria e dintorni. Al tempo della direzione di De Biasio fu nominato da quest’ultimo. Quando poi all’Asl è arrivato il quasi suo concittadino Ferdinando Russo, Amedeo Blasotti è stato confermato riuscendo a conseguire un risultato, cioè quello di succedere a se stesso, piuttosto raro nella complicata e sempre vorace occupazione lottizzatoria dei posti nella sanità.

Se Amedeo Blasotti, dopo averci messo gli occhi sopra, magari allertato dall’allora responsabile interno dell’anticorruzione Michele Tari, su tutto il sistema criminale vigente e quasi coralmente partecipato nel Dipartimento di Salute Mentale, fosse riuscito a realizzare un’inchiesta interna i cui esiti avrebbe poi spedito, ma non quando si è saputo tutto grazie alle visite negli uffici dei carabinieri dei Nas, ma in tempi non sospetti, cioè quando tutti rubavano, molti sapevano e nessuno parlava, alla Procura della Repubblica, allora, tanto di cappello, saremmo i primi ad additarlo come esempio di probità, come una sorta di mosca bianca che sorvola un nero letamaio.

Ma Amedeo Blasotti ha portato con sè atti amministrativi, documenti utili alle indagini solo per effetto di una convocazione formale ricevuta, quale persona informata dei fatti, quale testimone che giura davanti alla legge di dire la verità.

E allora niente di nuovo: De Biasio come Michele Tari, come Amedeo Blasotti, come Aniello Sacco: al di là della non indagabilità della maggior parte di loro, resta il marchio della incapacità, della inadeguatezza, dati oggettivi a cui, secondo noi, si associano consapevolezze indimostrabili ma verosimili. I vari Blasotti, Tari e compagnia che ancora oggi sono negli organici dell’Asl di Caserta con il furbo originario di Roccamonfina che, capita l’antifona, ha mollato la carica di garante anti corruzione a quello Iovinella che poi ha iniziato malissimo, così come abbiamo scritto in una precedente puntata di questo lungo focus, andrebbero valutati come non all’altezza di svolgere le funzioni per le quali sono lautamente pagati.

Ma ovviamente, chi dovrebbe valutare queste cose, cioè la Regione Campania, attraverso dei direttori generali equi e imparziali, è totalmente omogenea alla mentalità di questi personaggi che poi tutto sommato, direttamente o indirettamente, escono dal brodo di coltura della peggiore politica.

Blasotti, come potrete leggere nello stralcio che pubblichiamo in calce, porta con sè, al cospetto dei carabinieri dei Nas, non sappiamo se fosse presente anche Giovanni Corona, pm titolare dell’inchiesta, i contratti co.co.pro. con le relative proproghe, l’elenco della macchinette marcatempo, i cartellini marcatempo di Nicola Bonacci, Antonio Stabile, Raffaele Ferrantino, Vincenzo Letizia e due determine, firmate evidentemente da Carizzone.

In sostanza, si tratta di documenti che confermano un fatto normale qui da noi e che invece sarebbe assurdo, inaccettabilmente assurdo altrove: quelli che prendevano i soldi extra per i progetti delle Rems psichiatriche al di fuori del loro orario di lavoro, in realtà registravano le loro presenze nelle strutture sparse sul territorio, quella di Marzanello e quella di Mondragone in contemporanea alle ore in cui risultavano operare in servizio all’interno della sede di Aversa del Dipartimento di Salute Mentale.

A distanza di due mesi esatti dagli arresti in esecuzione dell’ordinanza firmata dal gip Maria Gabriella Iagulli del tribunale di Aversa- Napoli nord su richiesta della locale procura, possiamo dire di aver letto di tutto. Per cui, figuriamoci se ci facciamo impressionare dal fatto che due medici specialisti, cioè il solito Nicola Bonacci e il pure lui solito Vincenzo Letizia, in pratica i due vertici operativi delle unità operative di Salute Mentale di Vairano, a cui era legata la Rems di Marzanello, e di Mondragone a cui era legato l’altro Rems, ubicata proprio nella località rivierasca, prendessero i soldi senza neppure essere presenti nei luoghi in cui si erogavano questi servizi, finanziato con soldi pubblici, nell’ambito di progetti formalizzati dal direttore del Dipartimento Luigi Carizzone.

E figuriamoci se ci facciamo impressionare dal fatto che la stessa cosa succedeva con l’infermiere Raffaele Ferrantino che compare in questa parte dell’ordinanza insieme ad Antonio Stabile, cioè il figlio di quel Salvatore Stabile, capo e “principale” di Ferrantino, nonchè nipote di Giuseppe Stabile, Peppe per gli amici, pluricandidato alle elezioni comunali di Aversa, con il Ferrantino in prima linea, addirittura dentro ad una lista di appoggio, in occasione delle ultime elezioni comunali svoltesi nel 2018.

Poi ci sono due determine, una che concede, l’altra evidentemente resasi necessaria dopo aver compreso che gli imbrogli erano stati scoperti, di revoca a firma di Carizzone.

Questo è, il resto lo leggete sotto.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA