ASSENTEISMO ALL’ASL DI AVERSA. Il Gip revoca la sospensione dal servizio dell’ex sindaco S.Maria Enzo Iodice e del medico Antonio Menditto

27 Novembre 2020 - 19:19

AVERSA – Il Gip del Tribunale di Napoli Nord, Vincenzo Saladino, ha revocato la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dalle pubbliche funzioni per due dei sei medici in servizio all’Asl di Aversa, coinvolti qualche giorno fa nell’indagine della Procura di Napoli Nord su episodi di assenteismo dal posto di lavoro. Si tratta del dirigente medico Enzo Iodice, difeso dall’avvocato Mauro Iodice, coordinatore dei covid team e responsabile dell’emergenza per l’Asl di Caserta, in passato sindaco di Santa Maria Capua Vetere ed esponente di rilievo del Pd e dell’Udc. La revoca è sopraggiunta dopo l’interrogatorio cui Iodice si è sottoposto, in cui ha chiarito che in qualità di dirigente non aveva l’obbligo di marcare il cartellino. Revoca anche per il dirigente medico e specialista, convenzionato con l’Asl, Antonio Menditto, difeso dall’avocato Raffaele Costanzo, il quale ha dimostrato come le uscite fossero necessarie per l’espletamento delle visite mediche, essendo Menditto un fisiatra che spesso e volentieri doveva effettuare controlli ai pazienti direttamente a domicilio.

Per la Procura di Napoli Nord e i carabinieri del Nas di Caserta, alla sede Asl di Aversa c’era una prassi consolidata di allontanamenti illeciti dal posto di lavoro; complessivamente sono stati accertati 270 casi di allontanamento non autorizzato, alcuni addirittura quotidianamente.

Un dipendente, su 58 giorni di presenza registrati, si sarebbe allontanato illecitamente ben 36 volte. Ad operare le modifiche era l’addetto alla registrazione delle presenze. Le indagini sono iniziate nel 2017, dopo una segnalazione della Direzione Generale dell’Asl di Caserta la quale si era accorta che un dipendente modificava, accedendo al sistema, quasi quotidianamente le sue attestazioni di presenza. Il Nas ha poi accertato che erano 22 le persone (tra dipendenti e collaboratori) che truffavano l’Asl, alcune delle quali, però, nel frattempo, hanno cessato il rapporto di lavoro con la struttura sanitaria