AVERSA & la MONNEZZA D’ORO. Tappa per tappa, ecco le prove dell’appalto truccatissimo. Nel rispetto della persona, vi spieghiamo perchè a nostro avviso Raffaele Serpico non può fare oggi il dirigente nel comune normanno

27 Gennaio 2022 - 13:47

Ultimo segmento della seconda vicenda giudiziaria che segue quella, già da noi ampiameNte illustrata della città di Caserta. In calce all’articolo lo stralcio dell’ordinanza, NIE PROSSIMI GIORNI AFFRONTEREMO L’ULTIMO CASO CASERTANO, QUELLO DI CURTI CHE HA PORTATO ALL’ARRESTO AI DOMICILIARI DEL SINDACO ANTONIO RAIANO, SUCCESSIVAMENTE LIBERATO DAL RIESMAE

 

AVERSA(g.g.) Completando oggi la trattazione dell’importante pezzo della recente ordinanza che ha portato all’arresto, tra gli altri, dell’imprenditore faccendiere Carlo Savoia più volte citato dai collaboratori di giustizia del clan dei casalesi, ollustriamo in estrema sintesi, come del resto ha fatto anche il giudice del tribunale di Napoli, assumendo il lavoro di indagine svolto dai magistrati inquirenti della Dda insieme ai carabinieri del Noe di Caserta, i tre momenti cruciali dell’operazione Aversa.

Già nel marzo 2017 quando il bando per la nuova gara per la raccolta dei rifiuti solidi urbani era un pensiero generico per tanti, ma preciso per qui pochi che lo dovevano sapee e lo doveva governare, Carlo Savoia, come dimostrano ampiamente le intercettazioni, diventa lui il vero ufficio del comune di Aversa.

Ed è lui, probabilmente ancor di più di quanto stesse facendo a Caserta capoluogo, per un appalto speculare ma ancora più lucroso, cioè da 116 milioni di euro, a scriverlo materialmente dalla prima all’ultima sillaba. Questa bozza, uscita dagli uffici della Xeco e dalle mani attive di Ernesto Scamardella, l’uomo di fiducia di Savoia nell’apparecchiamento delle gare, conteneva delle criticità.

Quando scriviamo criticità, ci riferiamo a cose che difficilmente sarebbero passate al cospetto di una commissione aggiudicatrice insediata presso il Provveditorato per le Opere pubbliche di Caserta, Stazione Unica Appaltante. La sensazione è che il dirigente del comunedi Aversa, cioè Raffaele Serpico, il quale, attenzione, è il Responsbaile unico di questo procedimento o Rup che dir si voglia, l’avrebbe anche fatto passare nella sua prima stesura, il bando cucinato nei suoi punti critici da Savoia e Scamardella.

Ma in quella primavera arrivano i rilievi della Sua. Il bando, il capitolato, cioè tutti i documenti di gara, non si fermano nell’ufficio di Serpico, dove per legge dovevano stare, ma finiscono di nuovo nella mani di Savoia che a Scamardella aggiunge l’altro specialista di appalti truccati, Gennaro Cardone.

Ecco perchè, a nostro avviso, al di là della gradazione del suo concorso, la posizione de dirigente Serpico è, e lo diciamo con rispetto della legge e dei tremila gradi di giudizi che occorrono per stabilire l’innocenza o la colpevolezza di un imputato, è indifendibile.

Poi si sa che gli avvocati possono trovare, perchè questo è il loro mestiere, nelle procedure o nella ridefinizione regolatoria, un giudizio durante un processo, falle e pertugi in modo che Serpico se la cavi. Ma in maniera forte e chiara, nel rispetto della persona che anzi stiamo invitando più volte a replicare a queste nostre affermazioni, riteniamo a dir poco, ma proprio a dir poco, sconveniente che Serpico che non conosciamo di persona ma abbiamo visto solo di persona in foto e conosciuto solo attraverso gli atti giudiziari, continui ad esercitare la funzione di dirigente al comune di Aversa.

Ciò non vuol dire che avendo lui lo status di semplice indagato, il dirigente non debba farlo più. Semplicemente, se questa amministrazione perseguisse realmente la legalità e la trasparenza, dovrebbe una volta letti gli atti che abbiamo letto noi, indicare Serpico a svolgere altrove la sua attività di dirigente.

Noi, queste cose le diciamo con chiarezza e lealtà. Non riteniamo di avere la verità in tasca e siamo pronti ad ospitare tutto il dissenso del mondo. Purtroppo, davanti a questo articolo, com’è successo con centinaia e centinaia di altri articoli, i nostri inviti alla replica, restano lettera morta. E questo significherà qualcosa.

Una volta sistemate tutte quante le questioni poste dalla Stazione unica appaltante, il capitolato scritto da Carlo Savoia e e i suoi ritorna al Provveditorato che ad agosto pubblica semplicemente il bando, senza sapere che chi quel bando se lo doveva poi aggiudicare l’aveva scritto proprio di suo pugno. Roba da pazzi se non ci trovassimo nel luogo dove ci troviamo. Poi le cose andarono diversamente. Questo gruppo di Savoia non era poi tanto specializzato se è vero com’è vero, come fece rilevare ancheCarmine  Gallo, socio del faccendiere di Sant’Arpino, il ribasso sull’offerta economica non andava bene e fu il motivo per cui la seconda classificata, la Tekra che oggi ha in esercizio il servizio di raccolta e smaltimento dei rifuti della città di Aversa, presentò ricorso.

Era già il tempo in CasertaCe sfornava un articolo dietro l’altro. L’operazione ormai era sgamata. Per cui, provvidenzialmente, il disastro che il consorzio Cite combinò ad Orta di Atella, dove l’amministraione comunale dovette revocare l’affidamento per varie inadempienze, con tutti i dipendenti di Cite in sciopero perchè non venivano pagati da una vita e con la monnezza lasciata in mezzo alla strada, giunse provvidenziale.

Al riguardo, il giudice fa notare che il fatto che la turbativa d’asta non abbia sfornato il prodotto finale, cioè l’aggiudicazione definitiva e la firma di un contratto, non significa che il reato compiuto non sia pienamente contestabile agli indagati. E d’altronde, aggiungiamo noi in chiusura, perchè il resto del ragionamento del giudice lo potete leggere in calce a questo articolo, se l’appalto al Cite saltò ad Aversa, non fu neppure il ricorso al Tar presentato da Tekra. Perchè probabilmente, in una condizione di attività piena, senza cioè che CasertaCe rompesse le scatole e senza il caso di Orta, le procedure della gara si sarebbero allungate ma difficilmente Tekra si sarebbe vista la strada spianata per ottenere, da seconda classificata, il lucroso applato.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA

Dall’avviso in materia di trasparenza nr. 4 dell’11/1/2018, redatto ai sensi dell’art. 29
co. I, d. lgs. 50/2016, emerge come, all’esito delle operazioni esperite nel corso della
quarta seduta di gara, la graduatoria che vedeva il Consorzio CITE sostanzialmente
primo, rimaneva invariata e le giustificazioni richieste in tema di offerta anomala
erano pervenute in tempo utile, sì che si provvedeva alla valutazione delle stesse.
Nelle more della valutazione delle giustificazioni e dell’approvazione della
graduatoria, la seconda classificata TEK.RA s.r.l. proponeva ricorso alla commissione.
Hanno poi fatto seguito diversi ricorsi giurisdizionali, in ragione dei quali la
procedura è tuttora sospesa.
Ebbene, gli elementi fattuali innanzi acquisiti, integrano un grave quadro indiziario,
a carico degli indagati, in ordine al delitto contestato.
Come visto la vicenda può essere scomposta, sostanzialmente in tre fasi:
-marzo del 2017 in cui si inizia ad attivare la procedura amministrativa che poi
sfocierà prima nel capitolato d’appalto e poi nel bando: ebbene, già in questa fase
sono state registrate conversazioni dalle quali emerge che Savoia, ed i suoi
collaboratori, lavorano assiduamente al capitolato di appalto che non era ancora
stato reso pubblico;
-fine marzo del 2017 in cui il testo del capitolato viene licenziato ma con delle
criticità: in questa fase vengono registrate conversazioni da cui emerge la ulteriore
attività di correzione predisposta da Savoia e dal suo entourage;
-Agosto del 2017 in cui viene pubblicato il bando.
La sequenza delle conversazioni intercorse tra gli indagati, rapportata alle diverse
fasi della procedura amministrativa come innanzi sintetizzata, unitamente all’esito
della perquisizione in cui veniva rinvenuto, nel computer della Scognamiglio, il file
denominato “a-capitolato d’appalto aversa modificato” (cfr. all. 15 annotazione
generale 24/6/2019 cit.) consentono effettivamente di ritenere che Savoia, ed suoi
collaboratori, Cardone, Scognamiglio e Scamardella Ernesto, abbiano redatto gli atti
della procedura amministrativa al fine di condizionare le modalità di scelta del
contraente mediante la “personalizzazione” dei requisiti prescritti per

l’aggiudicazione della gara. Conclusione, peraltro, avvalorata anche dalla
coincidenza del contenuto delle conversazioni e dai requisiti inseriti nel bando, oltre
che dal rilevante punteggio attribuito al Consorzio Cite.
La personalizzazione dei requisiti del bando, come già evidenziato, rappresenta
anche alla luce della giurisprudenza di legittimità innanzi riportata, una condotta
fraudolenta sussumibile nella ipotesi delittuosa contestata.
Inoltre, come rilevato dalla giurisprudenza di legittimità, il “turbamento” previsto
dalla norma incriminatrice, si realizza anche con la sola messa in pericolo concreta
della correttezza della procedura amministrativa volta a predisporre il contenuto del
bando (o dell’atto equipollente), ed assume autonoma rilevanza penale quale che sia
l’esito della procedura , ed anche quando poi in concreto non si pervenga ad alcuna
‘gara’ ovvero il contenuto del bando risulti concretizzato senza che le condotte di
‘turbamento’ abbiano avuto efficacia alcuna.
E’ evidente, quindi, come la mancata aggiudicazione (ovvero la sospensione della
fase finale della procedura) non rilevi ai fini della configurabilità del delitto
contestato.