AVERSA Lavori al mercato: il giudice non chiude la partita. Ora la procura dovrà iscrivere nel registro degli indagati almeno un politico e almeno un dirigente del Comune

3 Marzo 2022 - 17:38

La procura aveva chiesto l’archiviazione dell’indagine sull’atto presentato dall’avvocato Paolo Trofino. Ecco perché il gip ha detto no al pubblico ministero

 

AVERSA (g.g.) L’area del mercato ortofrutticolo resta un nervo scoperto dell’amministrazione della città normanna e ancora oggi sta dentro  alla dialettica procedimentale attinente al diritto penale. Dei giorni scorsi, infatti, è la decisione assunta da un gip del tribunale di Aversa-Napoli Nord di respingere l’archiviazione chiesta dal pubblico ministero in un procedimento intentato contro ignoti e attivato da una denuncia per il reato di abuso d’ufficio in concorso ai sensi dell’art. 323 del codice penale, firmata dall’avvocato Paolo Trofino. Ora non occorre una particolare competenza in materia per affermare che se c’è una denuncia per abuso d’ufficio questa abbia riguardato sicuramente e ovviamente pubblici ufficiali, responsabili dei procedimenti amministrativi.

Il gip respinge l’istanza di archiviazione valutando i contenuti della denuncia presentata in maniera differente rispetto a come questi sono stati valutati dal pubblico ministero. Una posizione, quella del giudice, declinata in modo da far risaltare una sua diversità interpretativa rispetto a quella del pm perché l’ufficio inquirente, prima di chiedere l’archiviazione non ha iscritto nessuno nel registro degli indagati. Come è noto, il gip si pronuncia su una richiesta di archiviazione utilizzando la procedura di fissazione di una camera di consiglio quando il denunciante presenta opposizione alla decisione assunta dal pubblico ministero.

In questa circostanza, il gip fa due cose: prima di tutto motiva il fatto della legittimità dell’opposizione presentata in quanto legittimo è lo status giuridico del denunciante. Se, infatti, è vero che il reato di abuso d’ufficio è un po’ vischioso, è anche vero che i possibili danni da questo determinati possono riguardare non solo la pubblica amministrazione, ma anche privati cittadini. Di qui il riconoscimento del titolo di denunciante che dipende dall’esistenza di un interesse individuale, di un interesse del cittadino a non essere turbato nei suoi diritti. Una sorta di reato bifocale. Una definizione maccheronica la nostra, che in termini giuridici si risolve nella precisa espressione di “reato plurioffensivo”.

Stabilito, dunque, che il denunciante ha il diritto a presentare opposizione all’archiviazione chiesta dal pubblico ministero, il gip entra maggiormente nel merito della questione. “Gli opponenti -scrive il giudice – individuano con compiutezza i soggetti destinatari dell’iniziativa dei medesimi denuncianti. I soggetti sono stati generalizzati nel corpo della denuncia e comunque, aggiunge il gip, sono facilmente generalizzabili dalla procura”.

Con queste premesse e, dunque, con l’attivazione di un percorso che dovrà necessariamente condurre ad una camera di consiglio, va da sé che il gip, soprattutto a garanzia del diritto di difesa dei denunciati, ritiene necessario procedere alle iscrizioni nel registro degli indagati. Aggiungiamo noi, come un vero e proprio atto dovuto.

Cercheremo, nei prossimi giorni di mettere meglio a fuoco questa vicenda in modo da potervi anche dare il nome dei pubblici ufficiali e anche dei politici che svolgono funzione amministrative a cui la procura dovrà recapitare l’avviso di garanzia.

In verità, saremmo anche in condizione di farlo nel corpo di questo articolo, ma siccome noi siamo garantisti sul serio, il 99.99% non ci basta.