AVERSA (sempre più) provincia di MONDRAGONE. Anche i De Cristofaro in ginocchio da Zannini. E Forza Italia diventa lo zerbino di De Luca

12 Gennaio 2024 - 19:28

Li percula tutti toccando i loro punti erogeni. Percula Santulli, il figlio di Caramella e tanti altri solo per fiaccare Farinaro che considera l’unico ostacolo alla sua conquista della città normanna

AVERSA – Giovanni Zannini ha, nelle sue mani, Forza Italia.

L’affermazione, apparentemente banale e stucchevole, diventa più interessante e finanche più importante quando la si rapporta a situazioni specifiche della politica casertana quali sono, indubbiamente, le scadenze elettorali che ci attendono di qui a qualche mese.

Soprattutto una: le elezioni comunali di Aversa, cioè della seconda città per popolazione della provincia di Caserta.

Circa 4 o 5 mesi fa, un po’ sorprendentemente, l’amico Fulvio Martusciello, a cui il sottoscritto è legato da un antico affetto personale generatosi nella natìa Benevento negli anni della fondazione di Forza Italia, ma del quale condivido al massimo lo 0,01% di quello che fa, soprattutto negli ultimi tempi, mi chiama e mi dice: “Hai visto? Abbiamo il tavolo del centrodestra ad Aversa. Non possiamo accettare il diktat di Fratelli d’Italia che impone la candidatura di questo Oliva (sic!) che secondo me è perdente. Molto meglio quella di Antonio Farinaro”.

Rispondo io: “Ok, Fulvietto, prendo atto di quello che dici perché tutto sommato è una fortuna che sia il coordinatore regionale, cioè tu, a dirmi questa cosa dato che voi, secondo me, a Caserta non esistete come partito in grado di strutturare, all’interno della coalizione di centrodestra, una linea finalizzata comunque a raggiungere un punto di sintesi con gli alleati. Anzi sai cosa ti dico, Fulvietto? Voi a Caserta siete un partito di centrosinistra”.

La conversazione è finita lì. Nei mesi successivi, riducendosi il tempo mancante alla celebrazione delle elezioni comunali, e avvicinandosi quello delle elezioni europee, si è rafforzata in me l’idea che quella telefonata fosse solo frutto di uno dei consueti schizzi emotivi del buon Fulvietto, senza effettivo costrutto e soprattutto senza una prospettiva reale.

Circa un mese fa, dopo che Antonio Farinaro, nel suo giro tra gli esponenti più in vista del centrodestra casertano, si è recato da Giorgio Magliocca presidente della Provincia chiedendogli se lui fosse d’accordo nel perseguire e nel sostenere la sua candidatura a sindaco, Magliocca gli ha teso la mano e detto: stai tranquillo, noi stiamo con te.

Il che nel magliocchese significa esattamente il contrario, cioè significa che questa cosa te la dico oggi con l’obiettivo di fotterti domani.

Puntualmente Forza Italia, rappresentata ancora oggi dal neo-indagato, ma allo stesso tempo neo-consigliere provinciale, nonché sindaco di Arienzo, nonché fibbia della cintura del presidente della Provincia, cioè Peppe Guida, ha detto senza mezzi termini che Antonio Farinaro non è il candidato buono per il centrodestra.

È successo che, siccome Giovanni Zannini considera Antonio Farinaro un ostacolo effettivo per la mondragonizzazione di Aversa per questa sorta di anschluss, di annessione dell’antica città normanna, sta facendo di tutto e di più per indebolirlo, per fare in modo che si tolga di mezzo, perché lo considera, probabilmente non a torto, una insidia complicata da affrontare in un eventuale ballottaggio contro un candidato chiaramente espresso da Zannini o da Zannini e dal suo ormai solido amicone, una sorta di gemello della politica, di separato alla nascita, Stefano Graziano.

Per cui, l’obiettivo è quello di smontare pezzo per pezzo tutto il mosaico della parte del centrodestra collegabile a Farinaro o di quella parte di una borghesia moderata, che magari per un periodo si è appoggiata al Pd e al centrosinistra, che potrebbe stringere un’intesa con l’avvocato aversano.

Giovanni Zannini non ritiene Alfonso Oliva una preoccupazione. Intanto perché nella vita di entrambi è più il tempo in cui sono andati d’accordo, più il tempo in cui Zannini ha gratificato Alfonso Oliva di incarichi professionali significativamente ricompensati, che quello in cui si sono avversati su fronti opposti. Quando è successo, stiamo parlando dei due anni e qualcosa dell’amministrazione di Alfonso Golia, è avvenuto perché l’obiettivo di Oliva di diventare sindaco ha prevalso sul richiamo biologico dello zanninismo, di cui pure era stato un adepto.

A ragione o a torto, il consigliere regionale di Mondragone considera Oliva un politico in grado di esprimere ed esporre un certo consenso, ma non tanto forte da renderlo un player temibile in una elezione comunale in cui lui, magari dopo aver fatto finta di essersene distaccato, trova naturale approdo in un accordo con Stefano Graziano, già peraltro collaudatissimo negli ultimi anni in tutti i centri di potere Asl, Asi, Consorzio Idrico, enti d’ambito, eccetera.

E Martusciello? Quella sua affermazione comunicata al telefono? Roba vecchia, non più attuale, perché oggi, dopo essersi sbarazzato di Aldo Patriciello, lui pensa solo alle elezioni europee, per le quali va bene anche il voto di Lucifero in persona. Ad Aversa, dunque, facciano quello che gli pare. Anzi, se Zannini in cambio dell’appoggio alla sua linea deluchiana mi dà dei voti, io non rompo un tavolo del centrodestra, ne rompo cento.

La politica casertana dipinge ogni giorno il medesimo quadro, quello della gatta che fa visita ad un succulento pezzo di lardo.

Zannini non si preoccupa del fatto che tutte queste promesse da lui formulate sul proprio appoggio all’ambizione di una candidatura a sindaco piuttosto che dell’altra, dovranno comunque trovare, alla fine, un punto di rottura nel momento in cui il candidato sindaco realmente appoggiato da Zannini diventerà ufficiale o comunque dovrà essere rivelato.

Il mondragonese, nella sua logica tanto pacchiana quanto efficace, “si chiama”, come si suol dire, tutti quanti.

E siccome qui da noi la politica si configura nel dipinto appena illustrato di una gatta che fa di tutto per conquistare il pezzo di lardo, questa impostazione pacchiana, rozza, semplicistica e relativista di Zannini ha gioco facile.

Mette Peppe Stabile alle calcagna di Paolo Santulli in modo che il primo stimoli ogni giorno gli storici punti erogeni del secondo.

E così Santulli si illude di poter essere il leader di uno schieramento centrista indipendente ed autonomo in grado di trattare alla pari con quello illuminatissimo e affollato di politici di prim’ordine del “cotanto senno” dei vari Giovanni Innocenti, Olga Diana, Luciano e Francesco Sagliocco e compagnia.

Ma Santulli non si rende conto (perché, si sa, quando i sensi chiamano, alimentati dalla sapiente manipolazione dei punti erogeni, uno perde ogni forma di razionalità) che lui non ha alcun cartello centrista in mano. Non si rende conto che Peppe Stabile, il quale cerca di convincere alcune persone con cui parla che lui con Zannini non c’entra nulla, risponde invece al politico mondragonese.

Non sa che Clotilde Criscuolo, la quale nominalmente fa parte della stessa area, coltiva a sua volta qualche ambizione di essere addirittura lei la candidata sindaco.

Ma l’importante è tenere Santulli più tempo possibile lontano da Gennaro Oliviero o anche da un possibile approdo ragionato alla coalizione civico-politica di Antonio Farinaro. Lo stesso discorso vale per la famiglia De Cristofaro.

Quella gatta che perde la proverbiale furbizia davanti al pezzo di lardo, diventa anche la reincarnazione di un Orlando De Cristofaro figlio dell’ex sindaco di centrodestra Errico.

È umanamente comprensibile, infatti, che junior non consideri come si dovrebbe ben valutare, il fatto che la condanna inflitta in primo grado a suo padre nell’ambito del filone aversano dell’inchiesta The Queen, per comportamenti sviluppati durante il periodo in cui era primo cittadino, rendono di fatto inattuabile il suo obiettivo di essere un successore, seppur dopo un breve intervallo temporale, del genitore.

Eppure Zannini non gli dice di no. Anzi, in camera caritatis, gli fa capire che lui, cioè Orlando De Cristofaro, avrebbe molte più chance di un Paolo Santulli o di un Matacena.

E poi se tutto va male, caro Orlando, del potere che il centrodestra ha a Roma tu che te ne fai?

Un giovane e bravo professionista come te può essere valorizzato solo dalle potestà regionali, provinciali e locali e quelle ce le ho io, dato che De Luca per i miei voti mi concede da tempo di tutto e di più, dato che io controllo l’amministrazione provinciale in toto e i 2/3 delle amministrazioni comunali.

Insomma, da un lato la promessa di appoggiare quello o quell’altro come candidato sindaco, dall’altro lato, quando questo è applicabile, la prospettazione di un piano B esattamente come quello che ha già applicato di fronte alle pretese molto più prosaiche e pacchiane di Luciano Sagliocco e compagnia.

Domenico Ciaramella, ex sindaco, uno al quale non fa difetto la scaltrezza, si è già portato avanti col lavoro, nel senso che anche lui a Zannini chiede eventualmente se esiste la prospettiva di ritornare, a 75 e passa anni, a fare il sindaco di Aversa.

Per intanto, se questo non fosse possibile, io già mi sono messo a disposizione dopo aver ottenuto un incarico ben remunerato per mio figlio, in seno al consiglio d’amministrazione che gestisce una nomina, quella in quota Regione Campania, del consiglio d’amministrazione della Reggia di Carditello.

Ora, spiegatemi voi se questa non è una forma di colonizzazione di Aversa, di una Aversa che si fa comprare per quattro soldi e si presta al gioco di un politico che non ha il problema di dover salvare la sua reputazione ma che semplicemente ha trasformato la sua segreteria o i suoi uffici in un suk mediorientale.

Poi, quando ad un mese dalle elezioni Paolo Santulli, la Criscuolo, De Cristofaro, capiranno che non saranno mai loro i prescelti per la candidatura a sindaco – quindi ci lasceranno lo zampino – la missione del mondragonese sarà compiuta, perché tutto questo meccanismo è finalizzato solo a rendere oggi debole Antonio Farinaro, a farlo sentire in difficoltà ed eventualmente a farlo ritirare, tenendo sempre un rapporto diretto con Alfonso Oliva, il quale non a caso afferma che se FdI, Forza Italia e la Lega non gli daranno la candidatura a sindaco, lui se ne andrà con Zannini, ben sapendo che questa prospettiva è geneticamente, antropologicamente, ancor prima che politicamente, plausibile.

Beh, se Aversa si vede in futuro come città colonia di Mondragone, la strada intrapresa è quella giusta.