AVERSA. La famiglia Verde è un osso duro per l’amministrazione. Il caso di via Frattini si allarga: coinvolto anche qualche consigliere comunale

6 Settembre 2018 - 17:33

AVERSA (g.g.) – Il caso di via Frattini, della pesante lite che oppone il comune di Aversa, con proprietario dell’immobile della “discordia” insieme ad un privato, non è affogata nello stagno melmoso dell’indistinto, dello sconosciuto, delle cose di cui hanno cognizione solamente i dirigenti e i funzionari del comune e, qualche volta, i politici del potere esecutivo, perché, come capita in certe occasioni, ma comunque nel perimetro di una situazione che ricodifica l’antico adagio dell’eccezione che conferma la regola, la scena è stata occupata da una variabile anomala, cioè da una famiglia, i già citati comproprietari del palazzo, che non ha neppure bisogno dell’avvocato per difendere le proprie ragioni.

Noi non conosciamo i Verde ma ci dicono trattasi di persone percorse da varie e articolate competenze. Per cui quello che capita in tante altre occasioni e cioè che le guerre sui diritti reali finiscano, dopo una fase molto attiva, su un binario morto e, per dirla alla Gino Paoli,“nell’ufficio delle cose perdute”, stavolta si è arrivati addirittura ad un clamoroso sequestro di parte dell’immobile e dell’emissione di un avviso di garanzia nei confronti del sindaco pro-tempore di Aversa, Enrico De Cristofaro.

Non abbiamo affrontato la vicenda solo occupandoci del provvedimento giudiziario di sequestro e dell’avviso garanzia a De Cristofaro. Più recentemente abbiamo colto le stranissime anomalie legate ad atti di affidamento diretto da parte dell’ufficio tecnico del comune di Aversa, di un incarico

a una ditta della provincia di Napoli sulla quale non esiste una certezza relativa al possesso dei requisiti per compiere quei lavori di messa in sicurezza.

Tra le altre cose (CLICCA QUI PER LEGGERE L’ARTICOLO), su quel cantiere ha campeggiato, e lo potete vedere sia in alto nell’ambito di questo articolo, sia nel link di quello precedente, un cartello contenente la ragione sociale di un’altra impresa che nulla c’entra con quella beneficiata dall’affidamento da parte del dirigente dell’ufficio tecnico, Raffaele Serpico.

In queste ultime ore si parla, addirittura, del coinvolgimento, nell’inchiesta giudiziaria, anche di altri esponenti dell’amministrazione e di qualche consigliere comunale.