BAIA DOMIZIA E NON SOLO. Basta stupidaggini e stregonerie sulla balneabilità del mare. Dati alla mano, vi spieghiamo lo stato delle cose

16 Luglio 2019 - 16:20

BAIA DOMIZIA (g.g.) – Come abbiamo scritto otto giorni fa, merita comprensione e non certo biasimo la campagna organizzata da balneari e associazioni locali finalizzata a dar prova che il mare di Baia Domizia, ma lo stesso discorso vale pure per Mondragone, sarebbe diventato pulito quasi come quello di un atollo incontaminato.

A supporto di questa campagna sono state pubblicate delle fotografie di un mare, effettivamente, cristallino, anche se non c’è alcuna prova, essendo foto di primo piano, di scatti realizzati lungo il litorale domizio.

Fatta la premessa e dunque riconosciuta, tutto sommato, la buona fede dell’iniziativa, è nostro dovere lavorare come CasertaCE ha sempre lavorato: studiando, cioè, i documenti nei minimi particolari e collegando eventuali valutazioni o prudenti deduzioni dai numeri forniti dalla scienza e non da quelli provenienti dall’auspicio e dalla speranza.

Partiamo dall’audizione che funzionari Arpac hanno fatto al cospetto della commissione regionale Ambiente, presieduta dal sessano Gennaro Oliviero, che pure lui, comprensibilmente, tende a minimizzare il problema dell’inquinamento delle acque, alimentando una tesi negazionista, non basata, però, purtroppo, su solide basi scientifiche. E non serve strumentalizzare la questione del mare di Baia Domizia per alimentare dispute politiche. Se Emilio

Forte, indubbiamente avversario dell’amministrazione comunale di Sessa Aurunca, fa un’intervista al Tgr Campania e afferma determinate cose, è inutile e sterile contestarlo a prescindere, senza opporre dati convincenti e seriamente articolati.

Ovviamente, nell’audizione di cui si diceva prima, non era prevedibile attendersi una posizione rigida, intransigente da parte dell’Arpac, dato che in questo caso si tratta della sezione di controllo con competenze esclusive in materia ambientale, diretta emanazione proprio della Regione Campania. Il funzionario sapeva bene che la sua convocazione era frutto della reazione del gruppo dell’amministrazione comunale di Sessa Aurunca, e dunque di Oliviero, a quell’intervista rilasciata da Emilio Forte alla Rai e si è comportato di conseguenza. Va detto che non ha dichiarato che il mare di baia Domizia sia pulito e incontaminato. Si è arrabattato e ha detto tutto e nulla.

Per l’Arpac ha parlato il funzionario De Maio e per la sezione di Caserta c’era Merola. Ovviamente si è ragionato sull’inquinamento che per semplicità definiremo fecale, costituito dagli scarichi a mare delle reti fognarie, dei canali che si immettono nei Regi Lagni e poi alla foce del Volturno invadono il mar Tirreno. E qui introduciamo il primo punto fermo e non chiacchierologico della vicenda del mare di quest’estate. L’Arpac, anche in questa audizione, parla di concentrazioni di 130 mila UFC su 100 ml, che sta per millilitri di acqua di canale. Ora, cosa sono queste Ufc. Per semplicità, si tratta di un’unità di misura. L’acronimo sta per “unità formanti colonie”. Di quali colonie si tratti, è facilmente immaginabile. Ma noi ve lo diciamo lo stesso, si tratta dei batteri escherichia coli, senza girarci troppo attorno: merda e affini.

Il funzionario Arpac Caserta Merola, a proposito di equilibrismi concettuali, ha detto che il limite di 500ufc/10ml riguarda l’acqua di mare e non quella dei canali. Vabbe’, ma anche un bambino capisce che il rilevamento realizzato e registrato di 130 mila ufc, non potrà mai ridursi sotto quota 500, nonostante che la discesa a mare del canale verso il mare diluisca le concentrazioni fecali. Per altro, non è una bella cosa affidarsi alle leggi della fisica applicata all’idrologia per dire che tutto sommato il mare non è inquinato. L’Arpac, che non poteva evidentemente permettersi di dire le cose come stanno in quella sede, cerca di concentrare l’attenzione sul limite consentito nelle acque marine, quando il problema si trova, chiaramente, a monte ed è costituito tra lo scarto enorme che c’è tra i 130 mila registrati e sacramentati nei canali di scolo e i 500 che non sono, però, stati allo stesso modo verificati nell’acqua di mare. Insomma, un gioco di parole in cui l’unica cosa certa è costituita dall’analisi dell’impressionante condizione in cui versano i canali del Consorzio di Bonifica. Ci sono poi altri momenti di quest’audizione in commissione Ambiente che potranno essere approfonditi nei prossimi giorni. Per quanto riguarda oggi, va comunicato a chi vuol conoscere come stiano effettivamente le cose, senza alcun pregiudizio e senza alcuna necessità di una rivendicazione acritica di quello che oggettivamente non è.

Dunque, a Baia Domizia c’è un depuratore, quello del comune di Cellole. La porzione della località balneare, ricadente nel perimetro di Sessa Aurunca, sversa in quel depuratore citato, visto che il comune di Sessa non ha mai costruito un impianto, né a Baia e neanche nell’entroterra. Né nel centro storico, né nel centro abitato della cittadina aurunca e in nessuna delle frazioni che puntellano il suo sterminato territorio. Per cui, se Baia Domizia di Sessa utilizza il depuratore di Cellole, sempre che questo funzioni in maniera perfetta, il che è tutto da dimostrare, e che il depurato scaricato nei canali consortili sia effettivamente depurato, tutti gli altri scarichi della migliaia di cessi dell’abitato di Sessa Aurunca e non solo finiscono direttamente nei canali.

Vogliamo parlare poi dello storicamente incancrenito problema della località di Pantano? Una zona sotto vincolo ambientale ma che, nella metà degli anni 80′, ha visto nascere un agglomerato urbano, partito tra Maddaloni e Marcianise, che si è insediato in maniera abusiva, con case sbocciate come i fiori in una fertile primavera. Un enclave che ancora tutt’oggi non ha degli scarichi collegati alla rete fognaria e che quindi, inevitabilmente, vede migliaia di persone scaricare i propri bisogni in maniera diretta verso il mare.

Non vi promettiamo nulla, cari lettori, ma se riusciamo a trovare un po’ di tempo, tra una news e un’altra, torneremo su questo argomento, magari spiegandovi qualcosa su un fenomeno particolarissimo che si sta sviluppando negli ultimi anni nel mare domizio, in questa parte del mar Tirreno, divenuto sempre più somigliante al differente mar Adriatico, con tanto di avvento delle schifosissime mucillagini, che nascono e prolificano nell’oriente del mar Mediterraneo a causa dei fondali bassi, rispetto a quelli del Tirreno che non a caso fino ad’ora non ha mai avuto questo problema. Oggi abbiamo voluto conficcare qualche punto fermo, nella confusione totale che si scatena ogni estate attorno alla balneabilità del mare. In sintesi, a Baia Domizia il mare non è pulito. E’ migliore rispetto a quello di Castel Volturno e Mondragone perché il pur insufficientissimo depuratore di Cellole, che ospita anche l’area di Baia Domizia di Sessa, qualcosa fa.

Ma il nocciolo della questione, cioè i 130 mila ufc/100ml che insistono nei canali che poi portano a mare tonnellate e tonnellate di metri cubi d’acqua al giorno, resta lì irrisolto. E solo da un attacco strutturale a questi numeri mostruosi, si potrà cambiare veramente la situazione.