BAIA DOMIZIA, MONDRAGONE e affini: è partita l’operazione “Acqua azzurra, acqua chiara”. Ma non basta. Ecco cosa occorre per avere il mare del Cilento

30 Giugno 2019 - 11:39

CASTEL VOLTURNO/MONDRAGONE/BAIA DOMIZIA – È un utilizzo tutto sommato lodevole delle proprie energia, quello operato dai lidi del litorale domizio, soprattutto quelli dell’area nord che va da Mondragone a Baia Domizia.

Un legittimo tentativo di utilizzare i social, da un lato per promuovere la propria attività commerciale, dall’altro specularmente per rimuovere gli ostacoli più difficili, la sedimentazione temporale di una convinzione non infondata che il mare, da quelle parti, sia più o meno sporco, ma comunque mai pulito.

E l’azione di consorziare idee ed energie è il dato più interessante di questa attività, anche di più di quanto non lo siano le fotografie postate di primi piani di acqua limpida e trasparente, a ridosso del bagnasciuga, dai lidi tizio, sempronio e caio.

Il discorso sarebbe lungo e non è il caso.

Il segno di consorzialità, di sistema, di distretto che riduce a minimo comune denominatore un grande obiettivo da perseguire insieme, costituirebbe, infatti, l’arma vincente per cambiare la faccia al litorale domizio in non più di dieci anni.
Insieme si vince. Ma a condizione che la bottega della solidarietà e la disponibilità a cedere un pezzo della propria sovranità economica per vincere un obiettivo più grande non si sviluppi solamente su un algoritmo semplice, che, come si suol dire, va da sè.
I lidi aprono bottega a giugno e ognuno di loro si trova di fronte al problema di portar più gente possibile in spiaggia.
I social sono riusciti a far capire anche ai cervelli più renitenti le loro potenzialità e dunque, rispetto ad un obiettivo di breve periodo, cioè perimetrato da questa stagione balneare, il consorzio della solidarietà viene a crearsi quasi in automatico, senza che occorra una base di attitudine al concetto di solidarietà economica e al concetto di distretto dei servizi.

Ma il vero cambio di mentalità, la vera svolta, si avrà quando queste forme rudimentali e ancora estremamente fragili, perché troppo legate alle necessità impellenti di riempire le casse dei lidi in questa prima vera giornata delle vacanze estive, si trasformeranno in azione costante, esplicitata nel sentiero di una strategia in cui risultino chiari gli obiettivi e anche gli strumenti per realizzarli.
Il discorso delle acque e della qualità del mare del litorale domizio è una sfida tanto ardua da risultare affascinante.

A quelli come me che sono percorsi, non sempre traendone beneficio, dallo spiritello del poeta soldato di Gabriele D’Annunzio, punge spesso lo stimolo d’annunziano, ma anche garibaldino e, dato che ci siamo, anche un po’ guevariano, di andare a sfogare un proprio difetto, quello della vanità, che peraltro spesso mi ha salvato, a favore di una causa nobile.
Tutti dicono che impossibile ripulire il mare del litorale domizio.
Tutti dicono che appartiene alla metafisica l’idea che a Pinetamare, piuttosto che a Mondragone, possa esserci un giorno un mare come quello della Costa Smeralda o di certi luoghi della Puglia salentina. E allora i visionari, i D’Annunzio, per par condicio i Che Guevara, i Garibaldi, che ci stanno a fare?

Che ci stanno a fare quelli che quando c’è una scazzottata non fanno un passo indietro, ma ci si buttano dentro, parafrasando un’espressione del compianto cantautore Pierangelo Bertoli, “solo per il gusto di far a cazzotti”?

Non serve che gli operatori balneari del litorale si trasformino in guerriglieri, per carità, quella tutto sommato è una tara cerebrale che noi ci portiamo appresso provando a non far riaprire le cicatrici che ha prodotto.
Ma un’organizzazione che vada al di là della pur volenterosa fotografia scattata sul bagnasciuga è lecito attendersela.
Una breve proposta per chiudere: affiancate le vostre associazioni, che vivono in sostanza tre mesi all’anno e poi vanno in letargo per i restanti nove, all’attività di un comitato scientifico autorevole.
Ma i professori li dovete pagare, magari ammortizzando i costi contribuendo tutti insieme alla nascita di un solo gruppo di lavoro che si occupi però della qualità delle acque in maniera stabile, per tutti i periodi dell’anno.
Un organismo accademico contenente nomi che non possono essere messi in discussione e che sia in grado di interagire anche con chi, oggi, sta edificando nuove infrastruttura dell’ingegneria idraulica dentro al programma di Bandiera Blu.

Questo articolo dovrebbe chiudersi con una espressione che ci viene letteralmente lo schifo dire: cabina di regia, cioè il chiavistello del nulla, visto che quando se ne è insediata una non si è mai realizzato nulla.
Eppure una cabina di regia, che ogni giorno faccia funzionare l’interazione tra associazione di balneari rafforzate dal comitato scientifico e dalle imprese che operano per i nuovi collettori fognari, sarebbe sulla carta l’unico strumento per ridurre tutto a fattor comune e per poter promettere in dieci anni, a Castel Volturno, Mondragone, ancor di più a Baia Domizia, lo stesso mare di Acciaroli, Palinuro e Porto Cervo.