CAMORRA, le nuove trame. Belforte e Zagaria, le dichiarazioni del pentito Buonanno e il ruolo di un barbiere trait d’union tra Filippo Capaldo e Paolo Siciliano

2 Settembre 2022 - 11:11

Siamo arrivati all’udienza preliminare. Per cui, di qui a poco sapremo quando inizierà il processo, ritenendo scontato il rinvio a giudizio, a carico del noto imprenditore della distribuzione alimentare, dei due Buonanno, uno dei quali, cioè Giovanni, è diventato collaboratore di giustizia e sta corroborando l’impianto accusatorio, del “solito” Michele Campomaggiore, di Claudio Buttone e di Raffaele Iuliano

MARCIANISE – Le 74 pagine dell’ordinanza, di cui ci siamo ampiamente occupati nei primissimi mesi di quest’anno e imperniata sulle figure di Gennaro e Giovanni Buonanno, esponente di spicco del clan Belforte e al centro di diverse operazioni criminali saranno sicuramente integrate dalla collaborazione garantita dal citato Giovanni Buonanno, figlio di Gennaro, che ha deciso di diventare un collaboratore di giustizia, già in sede di udienza preliminare, stiamo parlando di queste settimane.

Le dichiarazioni messe a verbale dai magistrati della Dda di Napoli, fornite dal neo pentito, costituiranno argomento per rafforzare le tesi dell’accusa in un contesto a destino segnato, visto e considerato che tutti gli imputati, coinvolti in quella ordinanza, saranno sicuramente rinviati a giudizio, fermo restando l’opzione di una istanza per il rito abbreviato, argomento che, per il momento, non abbiamo ancora approfondito ma sicuramente non mancheremo di farlo nei prossimi giorni.

Inutile dire che il personaggio di maggiore spicco risponde al nome di Paolo Siciliano, imprenditore di Marcianise, leader nel settore della distribuzione e dalla vendita al dettaglio in una serie di supermercati contrassegnati oggi dal marchio Pellicano.

Siciliano è accusato usura e minacce in concorso con l’aggravante di aver favorito il clan dei Belforte. Su di lui Giovanni Buonanno ha esposto diverse dichiarazioni. Tra queste una riguardante le modalità utilizzate per rendere gli incontri tra lui e Siciliano il meno rischiosi possibile. Buonanno fa il nome di un altro commerciante di Marcianise, il barbiere Vincenzo Tartaro, che a suo dire, fungeva da intermediatore e da riservato organizzatore di questi incontri, alcuni dei quali avvenuti proprio all’interno della sua barberia.

Va sottolineato però che le dichiarazioni rilasciate da Giovanni Buonanno su Vincenzo Tartaro, non sono state ritenute, almeno per il momento, sufficienti dalla Dda per coinvolgere il barbiere nelle trame illustrate in questa ordinanza. A quanto risulta ma anche questo di per sè non è una notizia che si può dare per matematicamente certa, Tartaro non è iscritto nel registro degli indagati. E lo scriviamo sottolineando ancora che quando si tratta di indagati, di iscrizioni nell’ormai famoso modello 21, o uno prende una dritta da un avvocato o da una fonte confidenziale, o, altrimenti, deve giustamente rifugiarsi nella formula di rito del “non è indagato fino a prova contraria“.

Non indagato, ma bersaglio delle pesanti accuse di Buonanno, il quale fa anche il nome di Filippo Capaldo, il nipote di Casapesenna, di Michele Zagaria che lo aveva anche designato come suo erede, e che con solo Siciliano aveva un rapporto diretto, intenso, così come abbiamo letto da diverse intercettazioni, al punto che l’imprenditore, come risulta da un’altra ordinanza, di un anno prima rispetto a quella sui Buonanno, al punto da essere stato assunto in uno dei supermercati.

Per cui le dichiarazioni di Giovanni Buonanno relative anche a Filippo Capaldo diventano una sorta di trait d’union tra la prima e la seconda ordinanza, con un punto di raccordo, con un anello di collegamento costituito proprio dalla figura di Vincenzo Tartaro, il quale secondo Buonanno, avrebbe svolto “attività di appoggio” ed era “una persona di fiducia di Filippo Capaldo“, ma evidentemente se quello che dice su Capaldo è vero, anche di Paolo Siciliano, in un circuito che, come si può vedere, coinvolge sempre le stesse persone.

Davanti a un gup del tribunale di Napoli compariranno, oltre ai due Buonanno e a Paolo Siciliano anche Michele Campomaggiore, Claudio Buttone, Raffaele Iuliano.