CAMORRA & MONNEZZA. Sequestrati tutti i beni aziendali di Carlo Savoia. Caterina De Rosa nominata amministratrice giudiziaria. Sta nel Cda di Gisec, conflitto di interesse “monumentale”

22 Marzo 2022 - 13:26

Nel mirino del tribunale di Napoli le arcinote (ai nostri lettori) Xeco, le cui quote in parte, sono nelle mani di Lucia Iorio, moglie di Savoia e la Esi. Poi ci sono 20.000 euro da “scucire” subito sempre da parte di Xeco. Ecco chi li dovrà pagare qualora si registrasse incapienza. Per quanto riguarda la commercialista di Casapulla, probabilmente vogliamo pensare che non sapesse di essere stata nominata e che dunque già in giornata provvederà a rimuovere il problema, rinunciando all’incarico oppure dimettendosi dal Cda di Gisec, dove l’ha messa Luigi Bosco

 

SANT’ARPINO  – (g.g.) Le conseguenze dell’indagine, realizzata dalla Dda sulla vicenda degli appalti truccati ma alla fine non realizzati proprio perchè appariva chiaro che la magistratura se ne stesse occupando, hanno condotto il tribunale di Napoli a disporre il sequestro delle due aziende principali, che al di là dei prestanomi di gestione, fanno capo direttamente a Carlo Savoia, l’imprenditore-faccendiere di Sant’Arpino, di cui ci siamo occupati in decine e decine di articoli nei mesi scorsi.

Si tratta, per intenderci, dell’inchiesta che vede indagati con probabile richiesta di rinvio a giudizio, anche il sindaco di Caserta Carlo Marino, l’ex dirigente dello stesso comune Marcello Iovino e la neo posizione organizzativa Giuseppe

D’Auria, per gli amici Pippo, perchè “giustamente” Marino ha ritenuto di doverlo premiare, dopo avergli consigliato come avvocato difensore il suo prossimo consuocero Alberto Martucci, l’ex assessore del comune di Aversa Paolo Galluccio, il dirigente dello stesso comune Raffaele Serpico, il sindaco di Curti Antonio Raiano, e il comandante dei vigili urbani sempre di Curti Igino Faiella. Oltre naturalmente ai diretti collaboratori di Carlo Savoia, cioè Gennaro Cardone e Anna Scognamiglio.

Prima di illustrare brevemente ciò che l’autorità giudiziaria ha ritenuto di dover sequestrare in via cautelare e anche di sequestrare con la procedura diretta, con recupero, in caso di incapienza, da realizzare sul patrimonio dello stesso Savoia, vogliamo scrivere una cosa con franchezza: Caterina De Rosa è, fino a prova contraria, una valente commercialista.

Lo è perchè, sempre fino a prova contraria, non si può mettere in discussione questa qualità professionale, in quanto legata a doppio filo a Luigi Bosco, attuale assessore comunale ai servizi sociali di Caserta, e sergretario regionale di Noi di Centro, il partito, al momento fondamentalmente campano, fondato da Clemente Mastella.

Va esposta qualche riflessione sulla recentissima nomina, ricevuta da Caterina De Rosa nel consiglio d’amministrazione della Gisec, il carrozzone dell’amministrazione provinciale, vero ricettacolo di appalti da parte di ben definite imprese di Casapesenna, Villa Literno, Castel Volturno, più volte associate alla relazione con clan di camorra, una addirittura facente capo ad un imprenditore, ferito anni fa e scampato miracolosamente alla morte in un agguato di camorra tesogli dal clan dei casalesi, in quanto lui, bardelliniano doc, non accettava di buon grado “l’esilio” di Formia e Gaeta e spesso e volentieri si faceva vedere nell’agro aversano dove poi riuscì a tornare, dopo aver lottato fra la vita e la morte all’ospedale di Formia, quando cominciò a risultare simpatico al boss Michele Zagaria che ne concordò “la grazia” con gli Schiavone e i Bidognetti.

La De Rosa è stata indicata proprio da Luigi Bosco. Lo fu già a dicembre, quando Magliocca e Zannini tentarono, fallendola, il primo blitz, lo è stata poi un mesetto orsono, quando invece il nuovo Cda, formato anche dal presidente Vincenzo Caterino, sindaco di San Cipriano d’Aversa e da Dario Di Matteo, consigliere comunale di Teverola che non ha esistato a realizzare un’operazione di puro trasformismo, ha avuto successo.

Ora, cerchiamo di capirci, così evitiamo polemiche inutili. Se il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli dottoressa Ambra Cerabona nomina la dottoressa Caterina De Rosa amministratore giudiziario delle aziende riconducibili a Carlo Savoia, così come ha effettivamente fatto, ci chiediamo se era a conoscenza della circostanza, tutt’altro che irrilevante, della titolarità, da parte della dottoressa Caterina De Rosa, del ruolo di consigliere d’amministrazione della Gisec, azienda che non si occupa di produzione di bersaniani pettini per bambole, nè di gelati, ma gestisce appalti stra-milionari, relativi agli impianti che, ancora oggi, la Gisec gestisce direttamente in forza della legge regionale numero 16.

Ora, i pettini per le bambole e i gelati riproducevano per caso la Xeco e la Esi di Carlo Savoia, cioè le due imprese sequestrate che la dottoressa De Rosa dovrebbe amministrare in nome e per conto del tribunale di Napoli? No, Carlo Savoia, sin dalla pubertà, si è occupato solo e solamente di monnezza e se oggi il tribunale sequestra, su richiesta della Dda, queste due società, è perchè sia Xeco che Esi erano vere e proprie catene di montaggio dedite al taroccamento delle gare di appalto relative ai servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, a Caserta per  116 milioni di euro in 7 anni e ad Aversa, se non andiamo errati, per 5 anni, per un’altra discreta plurimilionata di euro.

La dottoressa De Rosa dimostri di meritare il nostro encomio, che siamo pronti a tributarle, rinunciando a una delle due cariche. Per cui, o non accetta quella di amministratore giudiziario di Xeco e Esi, oppure si dimette dalla carica di consigliere d’amministrazione di Gisec, perchè anche un bimbo di due anni si renderebbe conto che esiste un conflitto di interessi grande come le “buon’anime” delle twin towers.