CAMORRA, PRESTANOME & STIPENDI. Azz, Carmine Schiavone di Eliseo chiama il fratello Vincenzo per pagare al geometra Perrone lo stipendio Giomar con i soldi di EMG, ma per il giudice non è provata l’intestazione fittizia. Mah!

2 Giugno 2020 - 11:33

Stiamo leggendo certosinamente le pagine del provvedimento che mette insieme le questioni relative al rapporto tra la camorra giuglianese e il clan dei casalesi e l’attività che questo esercita sugli appalti della provincia di Caserta. Attraverso questa lettura a cui aggiungiamo le circa 200.000 pagine lette delle ordinanze degli ultimi 5 o 6 anni, la decisione del tribunale di Napoli non ci convince sempre di più

 

CASAL DI PRINCIPE(g.g.)  In questo momento, quasi imprigionati dal vero e proprio ginepraio di informazioni, riguardanti il dedalo di società che ruotavano attorno all’asse di Carmine Schiavone di Eliseo, cugino di Vincenzo Schiavone o’petillo, non riusciamo a ritrovare quella relativa alle quote di proprietà della Giomar, cioè della società baricentro, per molto tempo, dell’agire di Carmine Schiavone e che, per tornare ai temi dell’ordinanza di cui ci stiamo occupando ma anche a quelli di cui, ben prima che questa fosse firmata dal gip del tribunale di Napoli Ludovica Mancini, CasertaCe aveva più volte affrontato, incrociando anche le patetiche querele, naturalmente tutte quante archiviate, presentate dal capo dell’ufficio tecnico del comune di Portico Carlo Antonio Piccirillo, ancora oggi, aggiungiamo noi, purtroppo, in servizio negli uffici comunali.

Stiamo parlando dei lavori lucrosissimi per il centro polifunzionale, aggiudicati al consorzio stabile opere grandi Appalti di Orlando Vicigrado

e Orlando Fontana e da questo subappaltati proprio a Giomar, prima che i due soggetti giuridici finissero, come si suol dire, a “pesci fetenti“, con tanto di ricorso all’autorità giudiziaria per i soldi vantati e non corrisposti, a Giomar dal Consorzio che, in quel periodo, tra le altre cose, fu anche oggetto di un attentato incendiario.

Se ci manca il dettaglio, peraltro riteniamo non decisivo, dell’assetto proprietario di Giomar che andremo, già da domani, a rintracciare, abbiamo piena cognizione e contezza avendolo a disposizione nella nostra memoria di tutto il resto, di tutto ciò che riguarda la vita e le opere di Giomar.

Ritornando un attimo ai capi d’imputazione provvisori, tutti sistematicamente demoliti dal giudice Mancini, questi ci servono per esempio a fissare con precisione il ruolo di Andrea Perrone che in questa indagine entra in quanto amministratore unico della Giomar e contemporaneamente uomo tuttofare di Carmine Schiavone di Eliseo.

Continuando poi a viaggiare all’interno di ogni piega dell’atto giudiziario che stiamo commentando, anche oggi, nella valutazione che il gip fa dei capi E.4 ed E.5 vanno divise, secondo noi, le ragioni del diritto, di una valutazione di un gip che va rispettata a prescindere, al di la dei rilievi critici che possono esserle mossi, dalla valutazione storico-criminale che anche oggi ci porta ad esporre considerazione che, non avendo, noi di CasertaCe, il problema di dover firmare un provvedimento giudiziario, di dover assumere una decisione, sempre difficile, sempre delicata, come sono tutte quelle che toccano la libertà di un individuo, possiamo esplicitare nel momento in cui ribadiamo che queste conclusioni, a cui il gip è arrivato, hanno sostanzialmente determinato l’archiviazione della posizione di Carmine Schiavone di Eliseo.

Dato a Carmine di Eliseo quel che è di Carmine di Eliseo, possiamo tranquillamente proseguire il nostro ragionamento. Nella formulazione relativa alle accuse mosse dalla dda nei citati capi E.4 ed E.5, il giudice, come potrete leggere dallo stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo integralmente in calce a questo articolo, ritiene che non ci siano gli elementi per riconoscere che la ditta individuale Rammairone Giuseppe con sede a Casapesenna e la società EMG con sede a Santi Cosma e Damiano, provincia di Latina, in zona Scauri-Formia, di proprietà per il 51% dell’appena citato Giuseppe Rammairone e per il 49% di Vincenzo Schiavone, fratello di Carmine (precisamente 39% a lui personalmente e 10% alla moglie Vincenza Graziano), possano essere direttamente riconducibili a Carmine Schiavone di Eliseo, il quale poi avrebbe usato queste persone come meri prestanomi.

Va subito sottolineato che Giuseppe Rammairone non è imprenditore esterno al nucleo familiare di Carmine Schiavone, dato che si tratta del cugino della moglie. Sempre dopo aver letto con attenzione le motivazioni utilizzate dal giudice, ci sembra molto utile estrapolare un episodio della narrazione che va ad integrare ciò che lo stesso gip aveva già scritto, quando ha rigettato la richiesta della dda, relativamente al pieno controllo, da parte di Carmine Schiavone, della M&P e della nota Giomar (CLIKKA QUI PER LEGGERE).

La questione riguarda lo stipendio da corrispondere ad Andrea Perrone. Riteniamo che si tratti dello stipendio che Perrone deve incassare da amministratore unico di Giomar, carica che ufficialmente esercita. Deve essere così, perchè dalla narrazione del gip, non emerge un’altra ragione per cui Andrea Perrone dovesse ricevere emolumenti.

Ora, sarà anche vero, come afferma il gip, considerando questa cosa un elemento fondamentale, decisivo nell’orientare la sua decisione, che Carmine Schiavone non ha mai dichiarato esplicitamente, nelle intercettazioni, di aver timore che altre sue società potessero essere colpite da interdittive antimafia, evidenziando che le sue attività fossero finalizzate a sventare, attraverso l’uso di “adeguati” prestanomi, questo pericolo, ma se uno chiama il fratello come effettivamente Carmine Schiavone ha fatto quando ha convocato Vincenzo Schiavone nel proprio ufficio di Casal di Principe, per definire la questione dello stipendio di Andrea Perrone, ci sembra difficile ritenere che occorrano altri elementi solidi per affermare che Carmine Schiavone fosse il dominus della Giomar. 

Attenzione, c’è di più: i due fratelli si incontrano perchè Carmine Schiavone vuole attingere dalle risorse di EMG cioè dalla cassa dell’impresa di Rammairone e del fratello, per pagare lo stipendio che Perrone intasca quale amministratore della Giomar. 

Ci verrebbe da dire, citando un vecchio adagio popolare: questa magistratura, “arò ver e a arò ceca“.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA