CAMORRA & SINDACI. Ecco le accuse di Nicola Schiavone a Pasquale De Lucia. Per il momento, non bastano, attendiamo la testimonianza nel processo

20 Giugno 2021 - 11:26

Il figlio di Sandokan ha affermato che esistevano rapporti con lui di totale collaborazione da parte dell’allora sindaco di San Felice, rispetto agli interessi economici del clan dei casalesi. Siccome da tempo leggiamo decine e decine di sentenze dei giudici della legittimità per vari pronunciamenti del tribunale del Riesame e della stessa Cassazione relativi ai titoli cautelari, possiamo affermare che messa così l’accusa non va da nessuna parte. Ma può darsi che questa abbia qualche carta importante da giocare durante l’esame a cui, da testimone, Nicola Schiavone dovrà necessariamente sottoporsi, dato che il processo si sta celebrando con rito ordinario e conseguentemente la prova si può formare solo all’interno del dibattimento

 

SAN FELICE A CANCELLO – E’ certo che Nicola Schiavone, collaboratore di giustizia, sarà chiamato a testimoniare in aula nel processo che vede imputato, tra gli altri, l’ex sindaco di San Felice ed ex consigliere regionale Pasquale De Lucia. Si tratta, come abbiamo più volte scritto, di un filone diverso da quello istruito a suo tempo dalla procura di Santa Maria Capua Vetere attraverso il pubblico ministero Gerardina Cozzolino, la quale ha portato a casa il risultato senz’altro rilevante, soprattutto in quanto non frequente come epilogo definitivo di procedimenti giudiziari che coinvolgono esponenti della politica e della pubblica amministrazione, di una sentenza passata in giudicato, in quanto pronunciata dalla Corte di Cassazione e per la quale, qualche mese fa, Pasquale De Lucia insieme ad altri imputati, è stato costretto a costituirsi (l’ha fatto al carcere di Terni) per scontare la pena irrogata.

Il processo in atto, invece, è stato istruito dalla Direzione Distrettuale Antimafia e riguarda i presunti rapporti che Pasquale De Lucia, anche attraverso Rita Di Giunta di Castel Volturno, avrebbe avuto con esponenti del clan dei casalesi, a partire da Antonio Zagaria, fratello di Michele Zagaria.

Il dibattimento è in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il che significa che si tratta di un rito ordinario, contraddistinto proprio dal suo caposaldo irrinunciabile e cioè la formazione della prova dentro al dibattimento. Per cui, Nicola Schiavone dovrà ritornare a parlare dei presunti rapporti tra il clan dei casalesi e Pasquale De Lucia, dopo averlo fatto già al cospetto dei magistrati dell’accusa, i quali, propro sulla scorta di queste dichiarazioni, hanno in pratica (formalmente non è proprio così, ma il concetto rende bene l’idea) formalizzato all’ex sindaco un avviso di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso, ai sensi dell’articolo 416 bis.

Ciò è accaduto così come abbiamo scritto (CLIKKA QUI PER LEGGERE

) nel corso dell’ultima udienza in cui De Lucia è comparso in videoconferenza dal carcere di Terni.

Riteniamo che le sue carte più efficaci la Dda e il pubblico ministero Maurizio Giordano, se le giocheranno durante l’esame di Nicola Schiavone. Deve essere per forza così, perchè dopo aver letto decine e decine di pronunciamenti del tribunale del Riesame di Napoli, della Cassazione, relativamente a ricorsi presentati sui titoli cautelari, cioè per ottenere scarcerazioni di persone arrestate o per ottenere l’arresto di fronte a un rigetto opposto da un gip ad una istanza di custodia presentata da un pubblico ministero e avendo letto decine di sentenze della Cassazione, ma ultimamente anche della corte di Appello di Napoli, riteniamo che non basterà ciò che Nicola Schiavone ha detto in merito a Pasquale De Lucia per ottenere la condanna di quest’ultimo anche per il reato di concorso esterno.

Queste, infatti, sono, in sintesi, le dichiarazioni del pentito: “Non solo lo conosco come sindaco per molti anni di San Felice a Cancello ma anche come una persona con la quale noi del clan eravamo soliti colludere.

De Lucia ci assicurava questo tipo di finalità: garantire attraverso le figure di tecnici comunali, l’aggiudicazione ad imprese a noi legate, in cambio di denaro. 

L’ex sindaco di San Felice aveva la possibilità di poter chiudere autonomamente gli accordi con gli imprenditori designati per vincere gli appalti su quel comune ed addirittura destinare una quota del profitto destinata a noi alle famiglie dei detenuti di camorra di San Felice a Cancello”.

Sarebbero parte integrante delle stesse dichiarazioni, ciò che Nicola Schiavone avrebbe detto sul rapporto di amicizia intrattenuto con l’imprenditore di Casal di Principe Fabio Oreste Luongo, detto Trusiano. Da quello che emerge dai primi abstract non è chiaro se questa modalità di confidenza e di fluidi rapporti di cui parla Nicola Schiavone rispetto a tutte le dinamiche relative ai lavori pubblici del comune di San Felice, luogo della disponibilità anche nella organizzazione di quelle che sarebbero state delle vere e proprie messe in scena, cioè di quei blocchi di imprese, portate in giro a rispondere alle varie gare in modo da poterne controllare agevolmente gli esiti, già decisi in partenza, a favore di una delle componenti del cartello, con la piena collaborazione delle altre.

Di fronte a queste parole, di fronte a questo “parlare in generale” di Nicola Schiavone non possiamo non attendere la sua testimonianza in aula, quando, sicuramente sia da parte della pubblica accusa, ma presumiamo da parte dei difensori di Pasquale De Lucia, gli sarà chiesto di entrare nel merito, di specificare a quali gare si riferisca, a quali circostanze faccia riferimento le sue parole sulla piena disponibilità di De Lucia ad agevolare le trame criminali del clan dei casalesi.

Ripetiamo, avendo letto sentenze di processi e pronunciamenti sui titoli cautelari, di diversi magistrati della legittimità, occorrerà di più, molto di più rispetto a ciò che è emerso in questi giorni dai verbali di Nicola Schiavone.

Staremo a vedere, intanto qui sotto vi pubblichiamo anche gli stralci citati, relativi al rapporto tra lui, il fratello Walter e il citato imprenditore Fabio Luongo.

QUI SOTTO LE DICHIARAZIONI DI NICOLA SCHIAVONE

“Con Fabio c’era un buon rapporto di frequentazione e di conoscenza sia con me che con mio fratello Walter, nel periodo della fine degli anni 90 allorché condividevamo degli interessi comuni discendenti dal periodo scolastico.

A differenza del padre, fedelissimo dei bidognettiani, aveva buoni rapporti con gli Schiavone.

E in virtù di questi ottimi rapporti che Fabio realizzava nella sua veste imprenditoriale, assieme ad altri, con i quali faceva cartello, ossia partecipava insieme ad altri imprenditori a gare di appalto dietro autorizzazione del clan soltanto per simulare la legittimità della procedura di gara.

In altre parole noi del clan per poter dare la parvenza di regolarità le gare di appalto che intendevamo dirottare in favore di imprenditori a noi collusi ci servivamo di gruppi di imprenditori che costituivano i castelli da noi designati. In pratica in questo modo designavamo gli imprenditori che dovevano partecipare agli appalti in modo tale da avere la certezza che uno di noi potesse garantirsi l’aggiudicazione”.

“Non so se Luongo e De Lucia si conoscessero. Posso però affermare con certezza che a San Felice a Cancello le imprese dei nostri cartelli lavoravano molto grazie proprio alle entrature che ci assicurava l’allora sindaco De Lucia”