Colpo di scena al processo contro Pasquale De Lucia: la Dda, che ha fede cieca in Nicola Schiavone, contesta in aula il concorso esterno all’ex sindaco

10 Giugno 2021 - 13:16

Da pochi minuti è terminata l’udienza davanti a un collegio del Tribunale di S.Maria C.V. Tra gli imputati c’è anche Rita Di Giunta. Gli avvocati di De Lucia hanno, ovviamente, chiesto i termini a difesa

 

 

SAN FELICE A CANCELLO – Come è noto, l’ex sindaco di San Felice a Cancello Pasquale De Lucia, ex consigliere regionale dell’Udc ed ex presidente del Consiglio Provinciale, ma anche vice-presidente della Provincia ai tempi di Di Costanzo, si trova recluso nel carcere di Terni dallo scorso 28 maggio.

Quando, accompagnato dal suo avvocato, si è costituito nel momento in cui è diventata definitiva una parte della sua pena a 7 anni e mezzo di reclusione, conseguenza di una sentenza di primo grado, pronunciata dal Tribunale di S. Maria C.V. a seguito di un indagine del Pm Gerardina Cozzolino, e della conferma da parte della Corte di Appello di Napoli.

Pena quasi definitiva, in quanto la Corte di Cassazione ha reso noto, lo scorso 20 maggio, nella propria sentenza, che una porzione di questi 7 anni e mezzo dovranno essere rideterminati dalla Corte di Appello di Napoli, ovviamente da una sezione diversa da quella che a suo tempo ha confermato il verdetto di primo grado.

Stamattina, Pasquale De Lucia è comparso in videoconferenza in un altro processo in cui è imputato, stavolta non istruito per reati ordinari ma per presunti rapporti dentro al sistema degli appalti del suo comune con esponenti del clan dei Casalesi a partire da Antonio Zagaria, fratello di Michele.
De Lucia ha dovuto fare i conti con una brutta sorpresa, visto e considerato che l’obiettivo di uscire dal carcere di Terni in tempi ragionevoli, tenendo conto che una parte della pena l’ha già scontata in sede di carcerazione preventiva e contando sulla parziale rideterminazione di cui abbiamo detto, potrebbe essere messo in pericolo dalla nuova contestazione notificatagli direttamente dall’aula del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dal Pm della Dda Maurizio Giordano, il quale lo considera ufficialmente indagato per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Va riconosciuta al Pm Giordano la virtù della coerenza.
Ha sempre creduto, infatti, sin dall’inizio, alla genuinità e veridicità delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, figlio di Francesco Sandokan, quest’ultimo co-fondatore e capo assoluto del Clan dei Casalesi anche successivamente al suo arresto, avvenuto nel luglio del 1998.

Ci ha creduto e continua a crederci, nonostante alcune battute d’arresto non irrilevanti che più di qualche dubbio e anche qualche ombra sulla validità e sulla autentica consistenza del contributo collaborativo di Nicola Schiavone l’hanno creata, a partire dalla marcia indietro, che potremmo definire anche ritrattazione, fatta dallo stesso Schiavone in sede di controesame degli avvocati difensori, sulle dichiarazioni rilasciate durante il processo in Corte di Appello, ancora in corso a Napoli, nei confronti di Nicola Cosentino (CLICCA QUI) e continuando con i giudizi non certo lusinghieri, espressi nei suoi confronti da uno dei collegi giudicanti della medesima Corte di Appello, all’interno delle motivazioni della sentenza totalmente assolutoria su camorra e politica a Villa Literno di cui abbiamo pubblicato molti stralci.

La formulazione dell’accusa ai danni di Pasquale De Lucia è legata proprio a dichiarazioni rese da Nicola Schiavone, più o meno recentemente, su fatti che risalirebbero all’anno 2010, cioè 11 anni or sono.

Oltre al già citato Antonio Zagaria, nello stesso processo sono imputati, tra gli altri, anche l’ex politico di Castel Volturno Rita Di Giunta e Fabio Longo.

Pasquale De Lucia è difeso dagli avvocati Abet e Federico Simoncelli, i quali hanno chiesto, a questo punto i termini a difesa.

In questo processo sono presenti, nella veste di difensori, tra gli altri, anche gli avvocati Vittorio Giaquinto, Nuzzo e Crisci.