CASAL DI PRINCIPE. Testimonianza choc. Il pentito Cipriano D’Alessandro incastra De Luca e avvocati casertani

11 Giugno 2019 - 20:47

CASAL DI PRINCIPE (Tina Palomba) – Questa mattina al processo che si sta celebrando dinanzi al presidente Meccariello del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che vede sotto accusa per associazione camorristica al clan dei Casalesi (gruppo Iovine) Corrado De Luca (recentemente riarrestato) sono stati ascoltati vari collaboratori di giustizia: Nicola Schiavone, Raffaele Venosa e altri. Le dichiarazioni più interessanti sono state quelle rese dal pentito Cipriano D’Alessandro detto ‘ciglione’ cugino del boss Francesco Schiavone detto Sandokan collaboratore dal 2013. “Scrissi persino una lettera al pubblico ministero quando lui è stato scarcerato recentemente per avvertire della sua pericolosità – ha detto D’Alessandro in videoconferenza- De Luca ha fatto diversi omicidi. Ha fatto parte prima del gruppo Venosa poi si alleò con Antonio Iovine. E’ stato assolto in alcuni delitti dove invece ha partecipato in prima persona”. Quando poi il pm Morra ha chiesto al pentito “su come fosse a conoscenza di questi fatti visto che è detenuto da diversi anni?” D’Alessandro ha risposto: “Ho saputo tutto da alcuni avvocati che sono corrotti di cui non posso fare il nome perché ci sono delle indagini in corso”.  Ricordiamo che Corrado De Luca fu assolto dal delitto Mandesi.

Mandesi venne ucciso in un agguato a Vairano Scalo nel gennaio del 1990. Secondo l’accusa il ruolo indicato dai collaboratori di giustizia: De Luca avrebbe individuato la vittima e ne avrebbe indicato la posizione (nonostante la promessa fatta da De Luca a Mandesi di non dire nulla alla sua banda quando Mandesi lo sequestrò) a Bidognetti e De Falco che ne ordinarono l’uccisione perché lui bardellianiano aveva partecipato all’esecuzione di Michele Russo “figlioccio” di de Falco delitto avvenuto nel ‘88. Giovanni Mandesi, aveva 25 anni ed era originario di San Cipriano di Aversa. La sera del 15 gennaio due sconosciuti (erano Sorgiacomo e Massaro), scesero da una Lancia Thema, lo freddarono a colpi di pistola in un negozio di frutta e verdura di via Napoli sotto gli occhi della fidanzata, figlia del titolare dell’esercizio. Caterina Attanasio, 19 anni, fu risparmiata dai sicari: la lasciarono svenuta sul pavimento, in stato di shock, era la fidanzata del giovane ras. Attesero che anche l’ultimo cliente fosse uscito prima di entrare in azione. Erano le 19,20 a mettere ordine tra le ceste di prodotti erano rimasti solo i due giovani, fidanzati ufficialmente solo da due settimane. Centrato da almeno quattro proiettili calibro 7,65, Mandesi morì all’istante, piegato in due sul bancone dietro al quale aveva forse cercato di proteggersi. A terra i carabinieri trovarono una pistola calibro 9 per 21, probabilmente era proprio la sua.