CASALESI, APPALTI & PRESTANOMI. Secondo il giudice non ci sono indizi contro Carmine Schiavone di Eliseo. Ma noi non siamo convinti di questa decisione e vi spieghiamo il perchè

30 Maggio 2020 - 17:53

Mancherebbero quelle azioni che dimostrerebbero il timore reale da parte dell’imprenditore di Casal di Principe di subire misure di prevenzione patrimoniale. E invece, secondo noi, queste azioni, non solo non mancano, ma sono assolutamente evidenti nella vicenda dell’appalto al comune di Cervino

 

CASAL DI PRINCIPE/CERVINO(g.g.) Secondo il gip del tribunale di Napoli Ludovica Mancini non esisteva al momento della sua decisione sulla complessa indagine “La Contessa”, una gravità indiziaria tale da portare all’emissione di una misura cautelare di limitazione della libertà personale a carico di Carmine Schiavone di Eliseo, che ricordiamo, anzi ribadiamo, così come ci siamo impegnati a fare quando ieri abbiamo pubblicato, con adeguata replica, una lettera del suo avvocato, è uscito con un’archiviazione dall’indagine appena citata.

Detto ciò e dato conto in maniera compiuta, attraverso la pubblicazione integrale dello stralcio in questione, vergato nero su bianco dal giudice, non è che sia vietato esprimere qualche perplessità e, percchè no, anche un sereno dissenso, rispetto alla ricostruzione e alle ragioni che lo stesso gip pone alla base della sua decisione di respingere la richiesta della dda anche relativamente al capo E.1 (i rigetti sono stati moltissimi e hanno in pratica demolito la richiesta formulata dalla dda), in cui veniva formulata l’ipotesi di reato di intestazione

fittizia delle quote di controllo della Dean srl.

D’altronde, è lo stesso gip a riconoscere che la figura di Raffaele De Angelis, amministratore di questa società, è puramente decorativa. Vengono anche formulate delle ragioni di questa valutazione: De Angelis non sa nemmeno quali siano le gare a cui la Dean partecipa e dunque ignora il loro esito, al punto da chiedere così, en passant, ad Andrea Perrone, quali siano gli appalti vinti nell’ultimo anno.

In un’altra occasione, addirittura De Angelis non può arrivare immediatamente ad un appuntamento, finalizzato evidentemente all’apposizione di una sua firma, in quanto impegnato sul trattore.

Ma chi è Raffaele De Angelis? E’ il cugino di Carmine Schiavone, essendo il cugino della moglie di quest’ultimo. E se tutto il suo comportamento, come lo stesso giudice riconosce, conduce ad una considerazione netta di insussistenza di fatto della sua funzione di legale rappresentante, occorre pure capire in nome e per conto di chi, lui presti le sue identità anagrafica e fiscale, per mettersi teoricamente al vertice dell’attività operativa di impresa.

In questi anni, CasertaCe ha incrociato tante, ma proprio tante situazioni in cui, per molto meno, il giudice ha considerato fondata l’accusa e sussistente il grave indizio di colpevolezza. Se De Angelis sta lì a fare il prestanome, com’è chiaro e come anche il tribunale di Napoli scrive, per chi mai lo può fare, se non per il cugino di Carmine Schiavone.

E non è che quest’ultimo sia una entità invisibile, non è che Carmine Schiavone si disinteressi alle sorti della Dean. Avendo infatti suo cugino Raffaele De Angelis messo solo il nome, Schiavone sa, da un lato, che il suo congiunto gli garantisce un controllo familiare delle attività delle imprese, ma sa anche, dall’altro lato, che il De Angelis non può, non essendone in grado, occuparsi nemmeno di striscio dell’attività operativa.

Ed è per questo che nell’appalto del comune di Cervino, relativo alla costruzione di un impianto per lo smaltimento dei rifiuti in località S.Marzano, fa intervenire Andrea Perrone, spedendolo dal dirigente dell’ufficio tecnico Lorenzo Vallone il quale sembrava avere una gran voglia di escludere dalla gara, sia la Dean srl che l’impresa di Antonio Verazzo, salvo poi dover ammetterle entrambe, avendogli dimostrato, Andrea Perrone che sia la Dean che Antonio Verazzo, il quale aveva presentato i documenti arrivando al comune di Cervino proprio insieme al citato Perrone, fossero in regola con la documentazione richiesta.

Ciò è corroborato da un fitto reticolato di dialoghi e di consultazioni tra Carmine Schiavone e Andrea Perrone, tutte intercettate e il cui testo proponiamo ugualmente in calce a questo articolo.

Ma la presenza dello Schiavone non si esaurisce certo alla fase della presentazione dell’offerta al comune di Cervino. E qui va affrontata il tema relativo al contenuto della valutazione sulla ragione principale su cui la giudice smonta la ricostruzione effettuata dalla dda: “Ai fini della configurabilità del delitto di trasferimento fraudolento di valori seppure – scrive il gip Ludovica Mancini – non occorre la preventiva emanazione di misure di prevenzione patrimoniale, nè la pendenza del relativo procedimento, occorre però che l’autore ne possa temere l’instaurazione.” 

Su Carmine Schiavone non gravava, al momento della richiesta di applicazione di misure cautelari, formulata dalla dda al tribunale di Napoli, il peso di misure di prevenzione patrimoniale, leggi sequestri, nè c’erano evidentemente istanze pendenti al riguardo. Ma ciò, e questo lo scrive chiaramente il gip Ludovica Mancini, non impedisce lo sviluppo e il riconoscimento dell’esistenza di un reato di trasferimento fraudolento di quote. 

A nostro avviso, e lo diciamo anche per esperienza, quando un imprenditore di Casal di Principe e dintorni è stato colpito, così com’è capitato a Carmine Schiavone di Eliseo, da una serie di interdittive antimafia, il suo primo pensiero è quello di continuare a svolgere l’attività di impresa, tenendo al riparo, però, le proprie aziende da altri provvedimenti amministrativi, cioè dall’emissione di ulteriori interdittive.

Sono centinaia e centinaia i casi di questo tipo, verificatisi negli anni e che hanno rappresentato la polpa di tantissimi provvedimenti presi poi dall’autorità giudiziaria e di tantissime sentenze passate in giudicato. Insomma, quello di Carmine Schiavone è un comportamento tipico. Perchè lui, le interdittive antimafia le ha avute.

Ora, se abbiamo di fronte a noi il caso di un imprenditore di Casal di Principe, strettamente imparentato con la famiglia di Sandokan, che vive questa condizione che gli impedirebbe, in pratica, di svolgere l’attività professionale e il cui cugino è amministratore di una società di cui il medesimo, stiamo parlando di Raffaele De Angelis, non si occupa affatto; se, ancora abbiamo di fronte un personaggio, teoricamente estraneo all’impresa di cui si sta parlando, ma che, esattamente al contrario di chi l’amministra, blindato nella sua condizione di congiunto diretto, sta dentro ad ogni passaggio che la riguarda, come dimostra il caso specifico dell’appalto di Cervino, occorre proprio una grande “botta di garantismo” improvviso per dire, come il gip effettivamente dice, “non si ha la prova indiziaria del dolo specifico che deve necessariamente caratterizzare la condotta dell’interponente.

Quello interessato cioè, il soggetto che ha la necessità di trovare il prestanome, deve dimostrare, perchè questa sua attività sia realmente collegabile alla volontà di intestare fittiziamente o di trasferire fraudolentemente valori, di temere le misure di prevenzione patrimoniale. Ebbene Carmine Schiavone le teme a tal punto da usare uno stratagemma ben preciso, all’indomani della presentazione delle offerte nell’ambito della procedura della gara d’appalto bandita dal comune di Cervino. Una circostanza che ci ha indotto ad affermare già in questo articolo che l’interesse spasmodico di Schiavone per le sorti della società Dean nella gara di Cervino, non si esaurisce alla definizione della fase istruttoria della stessa.

Mentre infatti è Andrea Perrone e non l’amministratore Raffaele De Angelis, a compiere il sopralluogo il giorno 2 settembre 2015, nella zona di contrada S.Marzano dove dovrà essere costruito l’impianto di smaltimento di rifiuti (e ciò accade dopo la serie di telefonate e di conversazioni tra lo stesso Perrone e Carmine Schiavone), quest’ultimo non delega tutto al suo uomo di fiducia.

Vuol rendersi conto di persona della situazione. E allora che fa? Compie il sopralluogo, manco a dirlo nello stesso gioro, cioè il 2 settembre 2015, per l’impresa di Antonio Verazzo, che ha un nome noto e che non può essere sospettata di usare prestanomi. Ci piacerebbe conoscere l’orario dei due sopralluoghi. Ma a pensarci bene non è che questo conti più di tanto. Non si può scartare, infatti, a nostro avviso, l’ipotesi che il sopralluogo sia avvenuto all’unisono, tutti insieme appassionatamente, con il Carmine Schiavone associato, ma solo documentalmente, all’impresa di Antonio Verazzo.

Dunque, il timore di subire misure interdittive e sequestri delle sue società, Carmine Schiavone, lo mostra eccome. Anzi, questo timore informa ogni suo passo, ogni suo gesto.

Per quanto riguarda l’altra argomentazione utilizzata dal gip, relativamente ai rapporti bancari non identificati, questo è un discorso che non può non essere approfondito a largo spettro, anche al di la dei confini di questa indagine, proprio alla luce del fatto che Carmine Schiavone, non a caso, a rappresentare questa società, aveva messo suo cugino.

Vi invitiamo a leggere il prossimo approfondimento.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA