CASERTA ALLE ELEZIONI. Se Valentino Grant potrà, toglierà a Zinzi la candidatura a sindaco. Tutti i giochi più o meno segreti della Lega e le condizioni poste dal consigliere regionale

24 Maggio 2021 - 17:06

Negli ultimi giorni, l’europarlamentare ha fatto due nomi al tavolo napoletano della trattativa, sostituendone, però, uno, quando si è trattato di “passare il foglietto” a Roma. Gli eccentrici incontri di Paolo Falco e un problema reale posto da Zinzi

 

 

CASERTA – Il sindaco di Caserta Carlo Marino e il coordinatore regionale della Lega Valentino Grant sono, riteniamo casualmente, accomunati da sentimenti assonanti.
Entrambi, al di là delle dichiarazioni di maniera, che in politica lasciano il tempo che trovano, non desiderano che Gianpiero Zinzi si candidi a sindaco alle prossime elezioni comunali di ottobre.
L’assonanza è una cosa, la corrispondenza un’altra.
Per cui differente dovrebbe essere la ragion d’essere di questo sentire: mentre Carlo Marino considera Zinzi l’unico in grado di batterlo, sbagliando almeno in parte, secondo noi, visto che salvo qualche eccezione lui, al ballottaggio, rischia anche contro lo storico parcheggiatore abusivo di Piazza Vanvitelli, mentre il leader regionale della Lega integra e corrobora il suo pensiero su Zinzi di valutazioni che poco o nulla hanno a che vedere con l’obiettivo di vincere con centrodestra le prossime elezioni.
In questo caso, infatti, si tratta di dinamiche interne alla Lega.
Grant, evidentemente, ritiene che uno Zinzi sindaco di Caserta costituirebbe per lui, per la realizzazione dei propri obiettivi, un ostacolo, se non addirittura un pericolo.
Non stiamo nella testa dell’europarlamentare di Casagiove, per cui non possiamo fornire una spiegazione compiuta e compiutamente esaustiva sui contenuti che alimentano la strategia di Grant, il quale , nei giorni scorsi, si è mosso sia a livello nazionale che regionale.

Partiamo da Napoli, dove, incontrando i suoi omologhi di Fratelli d’Italia e Forza Italia, Iannone e De Siano, ha proposto loro una coppia di possibili candidati: lo stesso Zinzi e Pietro Falco, figlio dell’ex sindaco di Caserta Luigi Falco.
A Roma, sapendo che l’opzione dell’attuale capogruppo della Lega in Consiglio Regionale gode di qualche significativo appoggio nella stanza dei bottoni dei più diretti collaboratori di Matteo Salvini, ha comunicato ancora una volta il nome di Zinzi, aggiungendovi però quello di Pio Del Gaudio, che diventa per la prima volta un’opzione politicamente identificata con le insegne del guerriero di Giussano.
A Napoli, Grant parlando ai suoi due colleghi coordinatori regionali, si è fatto scappare una sorta di pronostico: se Zinzi è dentro alla minirosa di opzioni, vedrete che non sarà lui il candidato sindaco.
Su cosa basi questa convinzione Grant non lo sappiamo e produciamo la stessa spiegazione data già in precedenza.
sulla sua relazionabilità e compatibilità dei propri obiettivi con quelli del consigliere regionale.
Giusto per ingarbugliare ancor di più la matassa, ci giunge notizia che politici della città, che al tempo di Falco, ma anche dopo, sono stati parte integrante del centrodestra, salvo poi salire sul carro del centrosinistra allo scopo di stare in maggioranza e quindi di gestire un lembo di potere, abbiamo avuto dei colloqui con Pietro Falco, in grado di avvicinarli più facilmente proprio in forza dei loro trascorsi con suo padre.
A queste persone, Falco avrebbe fatto il nome di Zinzi, utilizzandolo come strumento persuasivo affinché i transfughi degli ultimi anni tornino alla base del centrodestra in quanto Zinzi costituirebbe una candidatura forte e in grado di battere Carlo Marino soprattutto in sede di ballottaggio.
Siccome ci sembra difficile pensare che Pietro Falco si sia messo a fare il gregario di Zinzi, tenendo in piedi solo formalmente la propria candidatura, da ritirare poi al momento opportuno, è possibile che, nella testa di Grant si sviluppino delle tattiche che magari vadano ad utilizzare il nome di Zinzi per fare proseliti, salvo poi, semmai a settembre (ovvero all’ultimo momento) sfilarlo dalla partita in modo da far rimanere in campo solo Pio Del Gaudio, il cui nome non a caso è stato passato ai vertici romani del partito.
Questo è il quadro attuale della Lega.

Ovviamente, gli altri due partiti della coalizione stanno alla finestra e nel corso di quel tavolo regionale hanno espresso i propri nomi: Marco Cerreto, commissario provinciale di Fratelli d’Italia, e Claudio Ursomando per il partito di Giorgia Meloni, e Giorgio Magliocca, attuale presidente della provincia, manifestato da un Domenico De Siano un po’ frastornato, visto e considerato che Magliocca vuol riottenere la candidatura a presidente della Provincia nelle elezioni indirette, che si svolgeranno presumibilmente nel gennaio 2022, e dunque ha bisogno di un cimento meno rischioso e con meno incognite rispetto ad una discesa in campo nel capoluogo, cioè in una città in cui non è residente, in cui non ha mai vissuto.

Meglio provare la rielezione a sindaco di Pignataro Maggiore, per acquisire il titolo, il requisito indispensabile per ripresentarsi alla carica di presidente della Provincia.

Per quanto riguarda Zinzi lui ha dato una disponibilità di massima.

Ma siccome afferma di voler competere, eventualmente, con l’obiettivo di fare il sindaco sul serio e non di dedicarsi esclusivamente al luna park degli appalti, degli affidamenti e delle nomine, allora anche con l’ausilio di alcuni docenti universitari specializzati in finanza comunale e in contabilità degli enti locali, ha fatto un punto sulla situazione disastrosa dei conti casertani, arrivando, in pratica, alle stesse conclusioni a cui da tempo è giunta Casertace: dopo le elezioni dovrà essere necessariamente dichiarato un pre-dissesto con un riequilibrio di Bilancio lacrime e sangue, che comunque non garantirà l’ennesima caduta nel precipizio di quello che sarebbe il terzo dissesto, vero e proprio record nazionale.

In poche parole, Zinzi considera il fatto che la Lega stia al governo un’occasione per definire l’identità di un programma che non può non contenere, in epoca Covid, la presa in carico, da parte di Palazzo Chigi, della situazione disastrosa, terrificante, in cui si trova il Comune di Caserta.

Se l’ex rettore della Federico II ed ex ministro Manfredi chiede una “salva-Napoli” al suo partito, cioè al Pd, che pure si trova al governo, Zinzi non può non provare ad impegnare il proprio partito in una operazione straordinaria che consenta di non scaricare sui casertani il conto finale della disamministrazione dello scialacquamento a scopo clientelare delle pubbliche risorse, delle ruberie, questo lo diciamo noi, che hanno connotato la potestà amministrativa della città di Caserta negli ultimi 24 o 25 anni.

Insomma, per Zinzi non è questione di posizionamento interno. Lui ritiene, essendo reduce, tra le altre cose, da una consultazione regionale per la quale ha raggiunto un lusinghiero consenso personale nel capoluogo, di avere tutte le carte in regola per essere il più competitivo tra tutti i possibili candidati del centrodestra.

Ma se non riuscirà a riempire di impegni e di un contenuto di filiera autentica la relazione con i livelli istituzionali del suo partito, farà un passo indietro, aprendo ufficialmente una crisi nelle prospettive elettorali del centrodestra, visto che a quel punto Fratelli d’Italia, al di là di quello che succederà a Salerno o Benevento, potrebbe anche accettare che la Lega indichi il candidato sindaco, ma chiederebbe sicuramente una rosa perché non sarebbe disponibile a soluzioni in cui riecheggino sistemi di governo del passato che solo guai hanno prodotto per la città capoluogo.