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CASERTA. Altro che 300 mila euro, gli ex dipendenti prepensionati da Marino dovranno avere subito oltre 700 mila euro, tutti debiti fuori bilancio. Il giochino del comune sul mancato preavviso

26 Aprile 2022 - 11:00

L’altro giorno abbiamo dato mezza notizia buona e l’altra mezza sbagliata. Essendo rimasti con il dubbio e avendo approfondito la questione in maniera dettagliata, oggi siamo pronti a rimediare

CASERTA (g.g.) – La fretta è sempre cattiva consigliera e per certe notizie, quelle non di cassetta, quelle di non semplice assimilazione, bisognerebbe avere sempre la pazienza di aspettare un giorno in più, un riscontro in più. Lo facciamo sempre quando trattiamo fatti i cui contenuti sono regolati da leggi del diritto amministrativo o da altre fonti del Diritto inerenti ai temi della contabilità degli enti locali, della finanza locale o anche temi riguardanti la materia complicata e delicata del personale che opera nell’ente locale.

Stavolta ci siamo fatti prendere un po’ dalla fregola una volta appreso della determinazione degli avvocati dei circa 100 ex dipendenti del comune di Caserta, prepensionati nell’anno 2016, a rivendicare il loro diritto di vedersi liquidare oggi le spese legali a carico dell’ente capoluogo per la montagna di ricorsi persi contro quei dipendenti, senza accettare l’impostazione emersa dalle stanze dell’Organismo di liquidazione del secondo dissesto e che ritiene le obbligazioni sulle spese legali collegate temporalmente al momento in cui i contenziosi furono sollevati, con la conseguenza di una loro significativa decurtazione dentro alla procedura semplificata del citato dissesto.

Dando questa notizia, l’abbiamo, come si fa sempre, inquadrata nel suo contesto, cioè all’interno di quel gioco di abilità che segnò in pratica l’esordio da sindaco di Carlo Marino il quale, avendo deciso di utilizzare lo strumento che la legge gli garantiva per prepensionare 105 dipendenti del comune capoluogo, decise anche, con ogni probabilità in scienza e coscienza, di non inviare loro il preavviso così come espressamente previsto dalla legge, aprendo la strada ai ricorsi che piano piano stanno riconoscendo ai dipendenti il loro pieno diritto di incassare cifre intorno ai 7 mila euro cadauno.

Nella seconda parte dell’articolo scrivemmo che i dipendenti non avrebbero in realtà incassato questi soldi, in quanto, essendo sorto il loro diritto precedentemente alla dichiarazione del secondo dissesto, questo avrebbe rappresentato materia ed esercizio dell’Organo di liquidazione, cioè sarebbe finita nel calderone della massa debitoria del dissesto.

E qui abbiamo compiuto l’errore. Perché di errore si tratta e ne faremo tesoro, considerando che non è un errore da poco.

Se, infatti, l’articolo 258 del Testo Unico degli Enti Locali, confina l’eccezione relativa al trattamento dei dipendenti di un comune (o di un ente locale) dissestato  – “[…] fatta eccezione per i debiti relativi alle retribuzioni per prestazioni di lavoro subordinato che sono liquidate per intero” – e anche vero che non siamo dinanzi ad un istituto laterale, secondario, visto che si sa in linea di massima che le retribuzioni dei dipendenti, siano esse relative ad emolumenti mensili, tredicesime o altre indennità o ancora a conseguenze delle retribuzioni, qual è senz’altro il riconoscimento giudiziale di un importo di danaro frutto del mancato preavviso entro i 6 mesi in cui effettivamente cesserà il rapporto di lavoro, andranno sempre riconosciute per intero.

Un caposaldo di questa specifica procedura che è fondamentale eccezione anche nel cosiddetto criterio semplificato con il quale gli Osl convocano i creditori ammessi alla massa passiva, proponendogli una chiusura della partita brevi manu con un importo da corrispondere entro 30 giorni tra il 40 e il 60 percento del titolo rivendicato.

Chiediamo scusa ai dipendenti del comune di Caserta  e già che ci siamo integriamo la trattazione con qualche elemento cognitivo, fermo restando che difficilmente gli avvocati dei prepensionati accetteranno la posizione assunta dall’Osl che vorrebbe incamerare nella procedura di dissesto, stavolta senza poter applicare la riserva del 100% del dovuto, ma considerando questo debito come tutti gli altri inseriti nella procedura semplificata.

Possiamo abbozzare un’ipotesi, a nostro avviso tutt’altro che infondata, sul motivo del malizioso scherzetto, consumato negli ultimi mesi dell’anno 2016, dall’amministrazione comunale di Caserta ai danni dei prepensionandi.

La delibera di giunta comunale che apre la procedura è datata settembre 2016. Inoltrare il preavviso secondo le procedure contenute nelle norme vigenti avrebbe comportato lo scavallamento dell’anno solare, spostando l’attuazione esecutiva dei 105 prepensionamenti al marzo 2017. E questo era esattamente ciò che non voleva Carlo Marino, che fruttava i mesi di una luna di miele, successiva alla prima vittoria elettorale, per vendere panzane anche a noi di CasertaCE che per più di un anno lo abbiamo anche sostenuto nel nome del principio, per noi sacro, che un amministratore della cosa pubblica vada sempre valutato per quello che fa e non in forza di un pregiudizio. Non mandare il preavviso o mandarlo dentro ad un periodo di soli 3 mesi, con scadenza 31 dicembre, significò, prima di tutto, che il comune di Caserta violava la legge sapendo di violarla e poi significava anche che quei 105 prepensionamenti avrebbero dovuto essere utilizzati già in sede di messa a punto, redazione del primo Bilancio di Previsione della giunta Marino.

E così avvenne. Per cui, i dipendenti subirono un sopruso da un ente che sapeva benissimo che poi avrebbe perso tutte le cause promosse da questi lavoratori presso il tribunale del Lavoro di Santa Maria Capua Vetere. E fosse almeno servito a qualcosa questo trucchetto, comunque illegale, visto che quella boccata di ossigeno data al Bilancio di Previsione 2017 non servì ad un tubo, visto e considerato che di lì ad un anno, fu votato un altro dissesto, il secondo, e i conti del comune capoluogo si trasformò in un vero e proprio colabrodo che peseranno – su questo non c’è alcun dubbio – sulle prossime generazioni dei cittadini casertani.

Ultima questione: le sentenze del giudice del lavoro stanno affluendo, dunque, sul tavolo dell’Organo di liquidazione il quale, per legge, dovrà segnalarli all’amministrazione comunale. Non per fini relativi all’importo di liquidazione che dovrebbe aggirarsi intorno ai 700 mila euro  e non intorno ai 300 mila, come scritto. In quel momento il comune di Caserta dovrà verificare se all’interno della nuova gestione post dissesto ha appostate delle somme che totalmente o parzialmente siano state accantonate proprio per fronteggiare l’evenienza specifica o evenienze assimilabili a quella attivatasi le sentenze del giudice a favore della carica dei 105 prepensionati. Qualora, com’è assolutamente scontato, questi accantonamenti non verranno rinvenuti nel bilancio del comune capoluogo, senza se e senza me, diventeranno tutti debiti fuori bilancio.

La commissione liquidatrice erogherà somme pari al 1oo% del diritto sancito dal giudice, ma il consiglio comunale dovrà riconoscere questi 700 e passa mila euro come debito fuori bilancio, con immediata trasmissione delibera alla Procura presso la sezione regionale campana della Corte dei Conti.

Marino avrebbe potuto utilizzare l’anno 2017 per svolgere la procedura dei prepensionamenti in maniera lineare e regolare? Stavolta siamo prudenti e non ci sbilanciamo su questo particolare aspetto della questione. Fatto sta che i 700 mila e passa euro, a cui vanno aggiunte le spese legali che al momento non riusciamo a quantificare, che costituiscono sicuramente un debito fuori bilancio, avrebbero potuto essere molti di meno se il comune, riconoscendo la sua colpa sul mancato preavviso, avesse avviato transazioni rapide ed efficaci. E questo sarà un argomento su cui la Corte dei Conti potrà riflettere e riflettere molto.