CASERTA. Bene confiscato alla camorra in Parco Gabriella. Ennesima “braciola”: leggete come e a chi l’hanno affidato gli uomini di Carlo Marino

16 Settembre 2024 - 16:48

La somma di 360 mila euro che la regione Campania va ad affidare al progetto vincente, una pura formalità dopo la decisione del comune, andranno a finire alla cooperativa vicinissima agli interessi di un noto ex assessore e consigliere comunale

CASERTA – Pensate un po’ che CasertaCe ha scritto tutto quello che ha scritto sul malaffare degli ultimi otto anni dell’amministrazione comunale del capoluogo, dopo aver scritto, in tempi più remoti, altro sul malaffare di quella precedente, nello specifico – per quel che conta – di centrodestra, sulla carta, e ora, ancor di più sulla carta, di centrosinistra, pur affrontando rarissimamente quell’altro verminaio complicatissimo da scoperchiare relativo ai Servizi Sociali, dove succede di tutto e di più.

Volesse il ciello avessimo risorse che ci consentissero oggi, lunedì 16 settembre, ti promettere ai nostri lettori che ci occuperemo dei Servizi Sociali di Caserta e dell’Ambito di cui è capofila il capoluogo e che comprende anche i comuni di Castel Morrone, Casagiove e San Nicola la Strada, allo stesso modo in cui ci siamo occupati delle gare d’appalto e delle assunzioni.

Non possiamo prometterlo, mentre possiamo impegnarci a raccontare bene i fatti quando avremo a disposizione uno spunto che ce lo consentirà.

Le chiare infiltrazioni camorristiche legate a Luigi Lagravanese le avete conosciute da CasertaCe perché siamo venuti in possesso di pesantissimi atti giudiziari relativi all’inchiesta della Dda di Napoli e della Squadra Mobile della questura di Caserta. Altri articoli li avete letti in relazione al welfare (si fa per dire) di Caserta e del suo ambito, ma sempre in maniera estemporanea, rara, ma senza quella frequenza che servirebbe a scoperchiare il verminaio di cui noi conosciamo l’esistenza e che ogni singolo e isolato episodio che abbiamo potuto raccontare, ha rafforzato, incidendo su nostre convinzioni già presenti e che arrivano da lontano.

In questi giorni vi racconteremo una storia di cui oggi delineiamo i tratti salienti, ma senza spendere tutte le cose che abbiamo già saputo, provando in questo modo a non allungare eccessivamente l’articolo, così come avverrebbe se racchiudessimo ora tutta la narrazione.

Il comune di Caserta, non l’Ambito, bensì il settore Patrimonio, ha da tempo in mano un bene confiscato alla camorra. A quale camorra? Lo scoprirete nelle altre puntate della vicenda.

Si tratta di un appartamento situato nell’accorsatissimo quartiere borghese di Parco Gabriella. Circa 170 mq, un bel po’ rovinati da precedenti gestioni. Aspetto, quest’ultimo, che pure vogliamo approfondire ulteriormente, visto che non abbiamo capito ancora se il comune di Caserta questo bene confiscato lo possieda da molto o da poco tempo e se l’ha già precedentemente affidato a qualcuno.

Quello che invece già vi raccontiamo oggi sono dei punti fermi. Basi costitutive di una storia che sarà poi ultieriormente approfondita. Non sappiamo se è stato un caso, ma il comune di Caserta ha scelto la data simbolo del 22 maggio come giorno ultimo alle imprese iscritte all’elenco del Terzo Settore per presentare un progetto per l’uso, ovviamente a scopo prettamente sociale e promotore di legalità, da attuare all’interno dell’appartamento confiscato alla camorra.

Conoscendo bene coloro che attuano questi meccanismi all’interno del comune di Caserta, riteniamo che la data del 23 maggio, quella dell’attentato di Capaci, sia stata assolutamente casuale.

Comunque, al di là di queste piccole suggestioni, sarebbero stati sette i soggetti di impresa, tutti iscritti all’elenco del Terzo Settore, a presentare regolari soggetti.

Raccontata così si è portati a pensare che il meccanismo sia stato attuato in maniera lineare. Niente affatto. Perché tutto è partito in maniera sbilenca, irrituale, ma al contrario, in maniera ritualissima per gli usi e i costumi del comune di Caserta.

Un giorno del marzo scorso, l’allora assessora Emilianna Credentino convocò, diciamocela tutta, un po’ a casaccio, soggetti economici operanti nel settore del volontariato. Si ritiene che Credentino, titolare della delega ai Beni Confiscati, avesse concordato il tutto con la sua collega, delegata al ben più concreto assessorato al Patrimonio, Annamaria Sadutto, a meno che l’assessorato sia stato spacchettato, finendo così alla Credentino quella parte del patrimonio del comune relativa ai beni confiscati.

Se operiamo questa specificazione è perché quel giorno di marzo era presente solo Credentino e non l’assessora al Patrimonio. Siccome l’argomento dell’incontro era quell’appartamento di Parco Gabriella e la convocazione è avvenuta un po’ come si faceva in passato con i manifesti di affissione, ora in maniera più moderna, tramite un post Facebook, c’è stata qualche impresa, autorevolmente connotata dal requisito di appartenenza formale, ufficiale al Terzo Settore, che se ha potuto intervenire è solo perché ha incrociato fortunatamente il post che la Credentino aveva fatto pubblicare sulla pagina Facebook del comune.

Attenzione, pagina social, non sito del comune.

Va da sé che qualcuno ha ricordato alla Credentino in sede di riunione che montare una sorta di casotto con la partecipazione di soggetti di ogni genere, purché appartenenti al mondo dei Servizi Sociali, non serviva assolutamente a nulla.

Insomma, è arrivato qualche guastafeste e il comune ha dovuto necessariamente procedere nel sentiero del minimo sindacale di legalità, pubblicando, dunque, un avviso pubblico destinato solamente alle imprese certificate, vidimate con i marchi del Terzo Settore, che si ottengono attraverso requisiti anche molto severi.

Sventata l’idea di trasformare tutto in una bancarella del torrone, c’è chi ha compiuto l’errore di pensare che, almeno per una volta, il comune di Caserta avrebbe assegnato l’immobile con una procedura rettilinea.

E se ce l’avessero chiesto a noi, gli avremmo detto di andare davanti agli uffici pestilenziali della Cucina degli orrori. La Regione Campania, provvidenzialmente, dopo essersi raccordata con i cinque comuni capoluogo a cui era destinato il bando per l’erogazione di 360 mila euro, 300 per la ristrutturazione, 60 mila per la gestione, ha prorogato il bando, allungandone i termini.

Diciamocela tutta, un assist per chi magari non era soddisfatto nel leggere i nomi dei soggetti – a Caserta abbiamo detto sette – che avevano presentato progetti finalizzati all’assegnazione dell’immobile confiscato alla camorra.

Ora, siccome stiamo parlando del comune più rovinato d’Italia dal punto di vista dei sospetti di corruzione e delle ormai poco sospette, ma patenti, indagini dell’autorità giudiziaria, riteniamo di poter esprimere come ci siamo espressi in maniera del tutto continente come ci siamo espressi sulle mosse del comune capoluogo.

E guardate cos’è successo? Dal 23 maggio al 7 giugno si aggiunge il progetto presentato dalla cooperativa sociale Iris con sede a Santa Maria Capua Vetere.

Il dirigente istruttore Luigi Vitelli, imputato per il reato di concussione per fatti relativi a quando operava al comune di San Tammaro, nonché indagato nella vicenda che ha portato all’arresto dell’ex assessore ai Lavori Pubblici Massimiliano Marzo, poi successivamente “stralciato”, e, giusto per gradire, citato non certo in maniera gloriosa all’interno dell’ordinanza che portò all’arresto di Piero Cappello e Raffaele Pezzella, poi scarcerati e divenuti imputati, in relazione anche a suo fratello Nicola Vitelli, dicevamo, il dirigente istruttore Luigi Vitelli firma e le sette tra cooperative e associazioni iscritte al Terzo Settore che avevano presentato i progetti nel rispetto del diritto e dell’improrogabilità dei termini, sono rimasto con un palmo di naso, maturando, se ce ne fosse bisogno, ancor di più la convinzione, che qui da noi per lavorare, l’ultimo requisito che serve è rappresentato dalla bontà delle idee progettuali, dalla preparazione e da una connotazione delle istanze realizzate in modo che queste vengano giudicate e analizzate con imparzialità.

Mo’, con tutto quello che negli anni abbiamo raccontato del comune di Caserta, con tutto ciò che è successo recentemente tra indagini della procura di Santa Maria Capua Vetere e nomina di una commissione d’accesso da parte del ministero degli Interni, qualcuno può ritenere che sia gratuita, eccessiva, infamante un’idea di verosimiglianza di un pastettone fatto tra la Regione Campania, la quale, ripetiamo, fornisce un assist vincente, e il comune di Caserta, che porta al successo la cooperativa Iris, la quale introiterà i citati 360 mila euro?

Ultima traccia da mettere sul tavolo per gli eventuali capitoli di questa storia. La cooperativa Iris ha come legale rappresentante la dottoressa Anna Benedetti, la quale opera, peraltro nello stesso stabile con stessa assenza di numero civico, ovvero via Santella, Parco La Perla, per il consorzio di cooperative sociale Argo e che quindi connette al nome di Fabio Monaco.

Ora, chi sia Fabio Monaco può essere ignorato dalla maggior parte dei casertani e non certo da CasertaCe e di chi lo dirige, il quale ha una visione d’insieme di fatti e personaggi della provincia negli ultimi venticinque anni. Fabio Monaco è un simpatico furbone, un abile nuotatore in grado di rimanere sempre a galla in quello che da noi è il discrimine tra il successo e un insuccesso aziendale, ossia la capacità di relazionarsi nella maniera giusta (e potete bene immaginare quale sia) con la pubblica amministrazione, con gli enti locali che maneggiano, sciaguratamente per questo Paese, i cordoni della borsa.

Fabio Monaco conosce la politica e possiamo dire che la conosce come pochi perché lui l’ha fatta direttamente, da assessore comunale, da consigliere comunale (nella prima consiliatura Mirra si è fatto rappresentare in giunta dalla moglie) in quel di Santa Maria Capua Vetere. Ha avuto contatto con decine di sindaci, assessori, ma soprattutto ha avuto contatti con un numero altissimo di dirigenti, di facenti funzioni, di funzionari, di gente che ha assunto l’incarico di Rup in mille procedure.

Chiunque abbia letto questo articolo fino a qui e abbia registrato che l’articolo di affidamento del molto desiderato bene confiscato a Parco Gabriella si è giocato sull’asse Fabio Monaco-Luigi Vitelli, non potrà mettere seriamente, a meno che non faccia professione di disonestà intellettuale, la mano sul fuoco per la trasparenza totale dell’intera vicenda.

Aspettatevi nuovi sviluppi nei prossimi giorni.