CASERTA. Carlo Marino premio Nobel per l’economia: leggete quale boiata ha fatto dichiarare alla povera assessora Martino, con una sentenza della Corte Costituzionale sconosciuta per entrambi

14 Maggio 2021 - 07:57

CASERTA (gg) – Ce la prendiamo con chi è realmente colpevole di aver trasformato, in una sorta di barzelletta, questioni di fondamentale importanza quali sono sicuramente quelle relative alla programmazione economica della gestione dei beni, dei servizi, delle entrate, delle voci di spesa di una città capoluogo. Tanto, pensano bene il sindaco di Caserta, Carlo Marino, e il formidabile “funzionario (non) facente funzioni” Girolamo Santonastaso, chi diavolo può capirle realmente queste cose numerologiche,  solo quel Casertace?

E chi se ne frega, tanto poi ci sono Il Mattino, le Cronache e tutto il resto che “si bevono” ogni boiata che gli raccontiamo. Per un popolo evanescente, leggero, sciuè scie, labile come quello casertano, formato da singoli individui a cui non frega un benemerito tubo delle sorti di ognuno degli altri 80.000 individui residenti, non stimolerà alcun ingegno e alcun impegno di cittadinanza il constatare che questa amministrazione continua a truccare sostanzialmente i conti all’unico scopo di tirare a campare.

Al sindaco Marino non interessa, infatti, il bene e il benessere comuni, lui tiene solo e solamente a continuare a indossare la fascia tricolore, a occupare la poltrona di primo cittadino, perché questo gli consente di gestire il potere, a far scorrere il soldo dove deve scorrere  e anche di ritornare alla carica, in vista delle elezioni politiche del 2023, che potrebbero anche essere anticipate di una decina di mesi, nell’autunno 2022, per ottenere una candidatura al Parlamento, salutando baracche e burattini, e realizzando lo stesso proposito, lo stesso disegno che il suo sindaco in parte maestro Luigi Falco, non riuscì, invece a portare a termine.

Per cui, i bilanci non servono a migliorare la qualità della programmazione economica e quella relativa alle prospettive di sviluppo della vivibilità cittadina. Ogni bilancio, sia questo di Previsione o Consuntivo, è scritto con un solo obiettivo: fare in modo di occultare la verità dell’ennesimo disastro economico-finanziario della città di Caserta, in modo che a nessuno venga in testa di mettere in discussione la sopravvivenza dell’amministrazione e soprattutto della poltrona del Sindaco.

E allora, tutto fa spettacolo. Ma mica possiamo prendercela con la signora Gerardina Martino, passata dalla scuderia di Stefano Graziano a quella di Gennaro Oliviero, per le cose che le fanno dire approfittando delle evidenti carenze che la citata signora Martino ha riguardo alla materia contabile, con buona pace di un curriculum che, in considerazione della sua laurea in filosofia, non ci convince granché quando segnala impegni e incarichi avuti anche in città del nord nel settore della gestione di un’amministrazione pubblica.

La povera signora ha dichiarato (ma perché ce l’ha detto Marino), che in realtà nel Conto Consuntivo appena approvato dalla Giunta, non si registra un passivo di venti milioni di euro, bensì di soli due milioni e qualcosa, perché nel passivo è stata anche considerata l’ormai famigerata voce della cosiddetta anticipazione di liquidità. Nel giorno in cui rilasciavano queste dichiarazioni, Carlo Marino e l’assessore Martino, la Corte Costituzionale aveva già depositato la sentenza numero 80/2021, che dichiarava illegittime le regole contabili introdotte a fine 2019, presumibilmente con la legge di stabilità del 2020, che avevano rappresentato un espediente per aggirare e far rientrare dalla finestra altre norme che la stessa Consulta aveva bocciato con un’altra sentenza, la numero 4/2000.

Per farvela breve e un po’ più semplice, i Comuni una ne fanno e cento ne pensano per mascherare i loro debiti. E a Roma, i governi che da parte loro hanno tagliato la maggior parte dei viveri negli ultimi anni agli enti locali, cercano di assecondare la pratica dei comuni italiani, di nascondere tonnellate di polvere e anche di qualche altra cosa, sotto i tappeti. Però la Corte Costituzionale non se la fa fare sotto al naso. Se ha detto in passato che l’anticipo di liquidità non può essere utilizzato come posta di bilancio, perché in tutta evidenza andrebbe ad alterare la gestione reale con un intervento esterno precisamente finalizzato e vincolato, non è che arriva il Governo, pressato dai sindaci che piangono sempre miseria e hanno bisogno di quattrini per alimentare le loro clientele, e cogliona i giudici della Consulta. La corte Costituzionale aveva già cancellato, stavolta definitivamente, questa possibilità, in quanto per l’appunto contraria ai principi della Costituzione Italiana, quando Marino e la povera assessora Martino hanno dichiarato che il debito del comune di Caserta non era di 20 milioni di euro, bensì di 2 e mezzo, perché nei 20 c’erano anche i 17,5 dell’anticipazione di liquidità.

E allora molto meglio prenderla a ridere, consegnando a Carlo Marino il premio Nobel per l’economia. Perché non esiste un sindaco in tutto il mondo che durante la pandemia del covid abbia migliorato la condizione dei suoi conti. Tannò uno, cioè il nostro, è andato  addirittura in attivo, rispetto agli esercizi precedenti. L’operazione aritmetica è presto fatta: nel 2020 il consiglio comunale ha approvato un conto Consuntivo con un passivo di 14 milioni di euro e qualche spicciolo. Contestualmente a questa approvazione, è stato varato un piano di rientro, reso obbligatorio dal TUEL, entro il periodo in cui sindaco e consiglio comunale restano in carica, che prevedeva circa 9 milioni di euro di risparmi nel bilancio 2020 e la parte rimanente nel bilancio 2021. Badate bene che in questi 14 milioni e 400mila euro non era conteggiata l’anticipazione di liquidità, insomma era un fardello vero, un gravame. Se come dichiarano il sindaco e l’assessore, il passivo del Consuntivo di oggi è di 20 milioni e vi fanno parte anche i 17 milioni e mezzo dell’anticipazione di liquidità, preparassero subito il nobel in quel di Stoccolma, perché ciò vuol dire che si è registrato una riduzione del debito di ben 12 milioni di euro, ciò in quanto il valore attuale del passivo, cioè i 20 milioni di euro compresi i 17 milioni e mezzo di cui sopra, non vanno confrontati con i 14 milioni, bensì con 32 milioni, che sono i 14 più i 17,5 dell’anticipazione di liquidità. Per cui, il sindaco gonfia il petto e dice che in realtà il passivo reale del consuntivo 2020 è di poco più di due milioni di euro.

Neanche quelli dello storico bancariello delle tre carte, attivato e poi disattivato alla vista delle guardie, sotto la stazione Garibaldi di Napoli, avrebbero potuto far meglio di un sindaco che dimostra chiaramente, con queste sue dichiarazioni assurde, profondamente inesatte, quanto abbia a cuore realmente il futuro della città di Caserta e di chi la popola.