CASERTA. Con la movida estiva tornano le proteste. Domani nuovo tavolo con il prefetto Castaldo

3 Luglio 2023 - 17:20

CASERTA (p.m.) – Questa faccenda della movida casertana è finita in farsa vera e propria, perché ora, non sapendo o non volendo intervenire, a Rosi di Costanzo (l’attiva e lucida presidente del comitato casertano “Vivibilità Cittadina”) che viene dal morto dicono che esso è vivo.

Fuori della metafora, la storica rappresentante dei residenti del centro che da anni sono costretti a subire la bolgia che va in scena sotto l’etichetta di “movida” denuncia come anche ieri, a dispetto dei controlli promessi, sia successo il peggio possibile? Le autorità responsabili di questo stato di cose, di questa vera e propria anarchia, prefettura e comune, le oppongono che si sbaglia, che non si sono registrate particolari criticità, casi limite o segnalazioni specifiche. E se, stando alle proteste che ha raccolte, le risulta che la gente non ha potuto dormire fino a notte avanzata per la musica assordante e la baraonda in strada, vorrà dire che ha equivocato.

In realtà, in questa vicenda le cose sono perfettamente chiare, a chi le vuole vedere. Come già affermato da numerose pronunce giudiziarie (a Torino, Milano, Brescia, ecc…) che hanno iniziato a condannare i comuni a risarcire i cittadini per i danni da movida, il diritto al riposo ed alla quiete pubblica delle persone è assoluto. Non recede né deve contemperarsi rispetto ad un presunto ed inesistente diritto al divertimento di giovani e meno giovani né al diritto all’iniziativa economica privata, che, per quanto libera, “non

può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

E quello in corsivo è quanto dice appena l’articolo 41 della costituzione e non già noi o chissà quale retrivo insociale. Articolo che con la sua chiarezza adamantina non è suscettibile di alcuna interpretazione interessata. In soldoni, se un locale che dà sulla strada, per attrarre clienti, vuole fare musica, né una nota deve arrivare a me che ci abito sopra e né alcun assembramento di persone che si trattengono al suo esterno deve permettere. Non sono certo io residente che devo tollerare alcunché per spirito di comprensione o per chissà quale altro motivo, come peraltro è sempre avvenuto quando venuta notte si andava a dormire, fino a che non è iniziata la gentrificazione dei centri storici degli ultimi anni.

Per rinsavire da questa autentica follia collettiva, vi sarebbero alcuni passaggi obbligati e chiari, se non vi si opponessero gli interessi politici, elettorali, personali e di carriera di chi sarebbe preposto ad applicare e far rispettare la legge che, già con larghi strumenti, consentirebbe di intervenire. Intanto la magistratura si dovrebbe rendere conto che non può pensare, in materie come queste dove sono in gioco i diritti vitali delle persone (esposte nell’indifferenza ad un surrettizio tormento della veglia), di provvedere in tempi biblici. Inoltre, per dare effettività alle proprie sanzioni in sede civile, non può essere messo a carico dell’ente locale il risarcimento del danno (sul conto di quella collettività a cui appartengono gli stessi danneggiati), ma imputato in solido al sindaco ed al funzionario pubblico che non adottano le misure necessarie. Altrimenti quando si muoverebbero.

Il comune, fattosi anima e coraggio, azzeri la disciplina del settore, caratterizzata da ambiguità, eccessi concessori, finzioni applicative (bar di pochi metri quadrati che si vorrebbero discoteche), accomodamenti a danno dei residenti e ripristini la normalità delle cose, fissando limiti che garantiscano concretamente e realmente la quiete pubblica, la libertà di movimento ed il riposo delle persone. Gli esercizi pubblici devono operare all’interno dei loro locali e gli spazi esterni devono essere concessi non oltre l’orario del riposo consuetudinario, quello decente. Dopo, tutto deve essere sbrattato e le persone fatte smammare o accomodare ad un civile ritrovo interno. I tiratardi possono sempre andare altrove, in luoghi isolati, per fare lì ciò che vogliono.

La prefettura, le forze di polizia che le rispondono ed i vigili urbani dismettano la loro compassata inconcludenza e facciano rispettare i divieti. Delle analisi sociologiche alle quali indulgono dopo che i guai sono accaduti anche a causa della loro sostanziale inerzia non si sa che farsene, francamente.

Domani in prefettura è previsto l’ennesimo tavolo tecnico sul tema (nella foto a lato, il logo del web ideato dalla prefettura di Caserta per la problematica). Se non andasse la Di Costanzo siamo certi che l’incontro si risolverebbe nella solita perdita di tempo. Speriamo che la presidente del comitato Vivibilità Cittadina metta le istituzioni davanti alla realtà vera.

Non vogliamo essere profeti di sventura. Ma qui si sta scherzando con il fuoco, perché in questa situazione ci sono tutte le premesse di una nuova tragedia di piazza Correra.