CASERTA. La boss Concetta Buonocore nei barattoli di vetro non metteva i pomodori “a pacche”, ma i quattrini della droga. I guai con Rivetti, Luigi Belvedere e i “PURTUSARI”

24 Giugno 2020 - 10:46

CASERTA – Nel lungo profilo di Concetta Buonocore, moglie di Antonio Della Ventura, detto ‘o coniglio, storico capo-zona del clan Belforte della città di Caserta, sono contenute moltissime dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Alcune molto datate che già in passato abbiamo pubblicato in relazione ad altre ordinanze. Dunque, vi faremo sconto di ciò che i vari Antonio Gerardi, Pasquale Aveta, Bruno e Claudio Buttone, Massimo Belgiorno eccetera dicono della “signora Della Ventura”, validando l’idea che questa sia una vera e propria donna boss, in grado di tenere i fili delle attività criminali nel capoluogo, in quanto rispettata e credibile quale piena rappresentante del marito super boss ormai recluso da tantissimo tempo.

Abbiamo scelto di citare solamente un passaggio, ma solo in quanto curioso, suggestivo estrapolandolo dalle dichiarazioni di Pasquale Aveta, il quale racconta di essere andato a casa di Antonio Della Ventura insieme ad Antonio Gerardi e Gaetano Piccolo. L’incontro era teso a chiudere i conti con i Della Ventura sulla percentuale spettante al clan dai proventi della droga venduta a Caserta; in quell’occasione Concetta Buonocore portò dei barattoli di vetro pieni zeppi di denaro “che costituiva il provento della droga“.

Il grosso dell’articolo, però abbiamo scelto di dedicarlo ad un colloquio carcerario. Ciò perchè si tratta di un evento relativamente recente, datato 30 giugno 2017, all’interno del penitenziario di Latina, dove, al tempo (non sappiamo se ancora oggi sta lì) era reclusa Concetta Buonocore.

Reclusa con grandi aspettative di uscire dal carcere “per sistemare le cose” rispetto ad una situazione che il genero Michele Maravita, presente a quel colloqui insieme alla moglie Lena Della Ventura, figlia della Buonocore e di Antonio Della Ventura ‘o coniglio, non riesce più a controllare. I fronti aperti sono diversi: c’è quello di Valerio Rivetti, figlio di Daniele Rivetti, quest’ultimo recluso, poi c’è quello di Luigi Belvedere, pusher in grande ascesa al punto da aver soppiantato Maravita in molti punti della città e infine “i purtusari” cioè la famiglia Rea di Via Trento, cutoliani doc degli anni 80 i quali, afferma Maravita, rivolgendosi alla suocera “vendono la droga con gli interessi“.

Dal colloquio non si capisce bene se si siano registrati o meno degli scontri fisici al di la di quel tentato omicidio di Paolo Cinotti, per il quale, dice sempre Maravita, “mi è arrivato il decreto di chiusura delle indagini“. La Buonocore ascolta il racconto schiumando rabbia e promettendo di rimettere ordine, quando lei uscirà “fammi uscire che me lo devo violentare dalla testa ai piedi…” afferma, rivolgendosi quasi sicuramente a Luigi Belvedere, il quale, aggiunge Maravita, “ha 3/4 case a Centurano“.

Ma è Valerio Rivetti la spina nel fianco. Tutti gli interlocutori di questa chiacchierata riconoscono la fedeltà del padre Daniele Rivetti, il quale dal carcere però non può far granchè. Ma lui, il figlio, “è un infame“, che ha preso dalla madre, così lo definisce la Buonocore. Valerio Rivetti è colui che ha accusato Michele Maravita di “farsela con la polizia”, puntando dunque a screditarlo sempre di più nel mondo criminale del capoluogo. A cercare di tappare le falle si è messo al lavoro Guerruccio Della Ventura. Al riguardo Lena Della Ventura, che di Guerruccio è una nipote a raccontare che di voler incontrare a casa Rivetti per chiarire la questione.

Ovviamente, il momento non è tanto drammatico da fermare l’attività principale dell’esistenza di Michele Maravita: le vacanze. Nell’estate 2017 vengono pianificati altri incontri carcerari: il 15 luglio va da Fulvio Della Ventura. Questa estenuante trafila di visite nei penitenziari meritano “4/5 giorni in quel di Ibiza“. Un antipasto di quello che poi sarà la vacanze ufficiale, sempre ad Ibiza, dal 10 al 28 agosto.

Probabilmente, se nuove leve criminali crescevano ritagliandosi uno status di indipendenti rispetto all’antica primazia della famiglia Della Ventura è anche perchè questi, a modo loro, “lavoravano” molto di più del sempre gaudente Michele Maravita.

 

QUI SOTTO GLI STRALCI DELL’ORDINANZA