CASERTA. Marino e Biondi fanno “sparire” la determina per i posti di lavoro interinali. Attenzione: questa storia delle assunzioni dei figli dei consiglieri comunali Nicola Garofalo e Mimmo Guida potrebbe diventare voto di scambio

28 Giugno 2021 - 12:59

Affermazione forte, quella enunciata nel titolo? No problem: leggete per una volta per intero un nostro articolo, nella specie questo, e vi accorgerete che non c’è nulla di offensivo nei confronti dei diretti interessati ma solo le nostre solite valutazioni sui metodi a dir poco disinvolti con cui vengono svolte le funzioni pubbliche di governo nella città capoluogo

 

CASERTA(g.g.) Non c’è altra strada se non quella di andare avanti senza pensare che sarebbe giusto, equo, che cose di questo genere, fossero quantomeno attenzionate da chi, per costituzione (minuscola o maiuscola, fate voi), è deputato a farlo. E’ bastato che si cominciasse solo a parlare di una determina dirigenziale del comune di Caserta, precisamente la numero 958 di martedì scorso 22 giugno, affinchè questa scomparisse letteralmente dall’albo pretorio del comune.

Scusate, ma episodi come questi, che si ripetono da anni e anni, in centinaia e centinaia di occasioni, quasi sempre denunciati e il “quasi” si può togliere quando si dichiara il nome di chi li ha denunciati, cioè solo noi di CasertaCe, come li dobbiamo chiamare per non offendere la suscettibilità di chi li compie? Contributi di legalità? Atti di trasparenza? Prove che a Caserta il governo è somministrato da un palazzo con vetri nitidi che danno la possibilità a ogni cittadino di controllare cosa vi succede dentro? No, noi non li chiamiamo così. Si tratta di atti

tecnicamente criminali.

Certo, non solo per il fatto in sè e per sè pur rilevante che una determina venga prima inserita e poi scompaia, non appena in città se ne cominci a parlare. Un atteggiamento del genere, infatti, è tipico di chi ha qualcosa da nascondere, che ha fatto o che ha già pensato di fare atti che violano i confini della legge e dei codici, a partire da quello penale. Ma qui il retroscena, la verità che in molti conoscono e che però va tenuta nascosta come espressione formale di potestà dell’amministrazione comunale, diventa un vettore criminogeno al di là del fatto se esista o meno un disegno doloso o se invece si tratta solamente di ignoranza della ragione.

Se un sindaco, un assessore, un dirigente si pongono davanti ad una questione amministrativa con spirito laico e senza collegare alla stessa desideri inconfessabili, obiettivi che nulla hanno a che vedere con le pari opportunità di accesso di ogni cittadino alle possibilità di lavoro che un comune può creare, non hanno alcun bisogno di far scomparire una determina.

Queste cose le fanno i truffatori, i ladri, i corrotti. Ciò non significa, per carità, che noi consideriamo gli amministratori comunali e i dirigenti, dei ladri, dei truffatori, dei corrotti. Significa invece che certi loro atteggiamenti, certe loro scelte, vanno doverosamente stigmatizzate e vanno doverosamente indagate, per quanto ci riguarda da un punto di vista giornalistico, perchè sospette, strane, opache, tenendo conto anche del fatto che i politici e i dirigenti del comune di Caserta non vantano certo una tradizione di spiccata trasparenza, non vantano una tradizione di galantuomismo rispetto alle istituzioni che formano e che piegano, appena possono, alle proprie necessità e ai propri interessi personali.

Ma cosa diceva questa determina, fatta scomparire con l’abilità del prestidigiatore, dell’illusionista, del borseggiatore di destrezza? Intanto premettiamo che la 958 era e, riteniamo sia ancora, al di là del suo imboscamento, una pessima determina perchè dava e dà notizia della selezione di una società che si occupa di reclutamento di unità lavorative da somministrare al comune di Caserta. Messa così, peraltro a tre mesi dalle elezioni, possiamo discutere sulla effettività, sulla fattualità espressiva di questa iniziativa quale notizia di reato su cui attivare un’attività di indagine giudiziaria, ma, al contrario, non si può assolutamente discutere, sulla valutazione di opportunità, di etica politica, che puzza di voto di scambio a mille miglia di distanza.

Ma di vero voto di scambio, non quello dei 50 euro o dei mille euro di buoni carburante che sembrano l’unica cosa fino ad ora colpita, peraltro selettivamente e non indiscriminatamente, dall’autorità giudiziaria a Caserta.

La Quanta spa o Quarta spa è una società con sede a Pescara ma con probabile radicamento anche casertano, che già in passato, se non andiamo errati, abbiamo incrociato sempre per vicende simili. In un primo tempo, il comune di Caserta si era rivolto alla società Carpe Diem che però non si era presentata per chiudere l’accordo a 2.500 euro. Quanta o Quarta ha formulato un’offerta di 2.800 euro per reclutare che cosa? Boh. In quell’atto amministrativo che evidentemente abbiamo letto se conosciamo tutti questi dettagli, non si fa nessun riferimento specifico. Non si dice quale sia la direzione che l’amministrazione comunale voglia imboccare nelle proprie scelte occupazionali. In pratica ed ecco l’aspetto criminogeno, quantomeno criminogeno di questa storia, si getta lì un amo, in modo da attivare speranze, appetiti in un territorio che purtroppo, con la scusa del realismo dei problemi quotidiani delle famiglie, delle persone, si costituisce attraverso un tessuto sociale in cui ogni individuo e ogni famiglia cerca di fottere l’altro individuo, l’altra famiglia, guadagnandosi un posto al sole, grazie alla promessa di un lavoro per se stesso o per un proprio congiunto, in una eterna, deprimente guerra tra poveri, che istituzionalizza, come scriviamo da anni, il reato di voto di scambio.

Noi, più di denunciare, non possiamo. Lo facciamo da tempo ormai immemorabile e lo continueremo a fare. Ce lo facciamo bastare, avendo capito da tempo che certi meccanismi non si scalfiscono facilmente e che tutto sommato quello casertano, inteso come Caserta e provincia, restano un ordito di caratteri, pulsioni, atteggiamenti informati, forse addirittura determinati, da un provincialismo che pervade prima di tutto le classi dirigenti e il grande e/o medio mondo delle professioni.

Allora, questa determina che molte persone, ad esempio noi, hanno letto prima che scomparisse, ha alimentato, non sappiamo fino a che punto, in maniera fondata le voci che da mesi e mesi si inseguono su due giovani che dovrebbero essere assunti negli uffici del comune capoluogo. 

Allora, premettiamo subito che quando si tratta di figli, l’attenuante va da sè, perchè ad un genitore preoccupato per il futuro di un proprio figlio, non puoi fare processi anche quando si comporta in maniera non corretta. “I figli so’ piezz’ ‘e cor’” e la frase di Mario Merola, spesso incrociata con un sorriso, è, invece, molto efficace e molto condivisibile come elemento di sintesi. Dunque, il problema principale della storia in discussione non è tanto costituito dalle pulsioni paterne dei consiglieri comunali Mimmo Guida e Nicola Garofalo; non è tanto costituito dall’ambizione dei loro rispettivi figlioli di essere assunti dal comune di Caserta, dopo essere passati da una fase intermedia di lavoro somministrato da una società di reclutamento ma è legato soprattutto al periodo in cui tutto questo si vorrebbe realizzare. 

Garofalo e Guida, che tutto sono fuorchè fessi, e che dunque, con gente come Carlo Marino e Franco Biondi concepiscono un rapporto di collaborazione formato comunque sempre sul do ut des e non certo sui sentimenti e sulla fiducia personale, sono segnalati, in questi giorni, stabilmente, davanti alla stanza del sindaco, perchè comprensibilmente dal loro punto di vista, l’operazione si deve fare prima delle elezioni e non dopo, quando, “fatto il sindaco, gabbati i figli di…“.

Però, ripetiamo, fermo restando, ripetiamo ancora una volta, che nessuno vuole processare i due consiglieri comunali, i quali non si comportano certo in maniera corretta ma che vanno comunque compresi, perchè si muovono per il bene dei loro discendenti, se dovesse succedere che i figli del consigliere comunale Mimmo Guida e dell’altro consigliere comunale, peraltro sulla carta, di minoranza, Nicola Garofalo, dovessero essere assunti attraverso una selezione interinale che non comporti, sulla carta, alcun tipo di intervento diretto sulla procedura da parte del comune, collegandosi il meccanismo all’attività della società interinale e semmai dell’ufficio provinciale del lavoro, di cui è dirigente, com’è noto, un altro consigliere comunale di maggioranza, cioè Lorenzo Gentile, quel gap, quel divario tra il concetto etico di voto di scambio e il concetto giudiziario dello stesso, verrebbe in molta parte colmato da elementi poco discutibili: assumere i figli di due consiglieri comunali, uno addirittura di minoranza, a meno di tre mesi dalle elezioni, come lo vogliamo chiamare, se non voto di scambio?

Ciò non vuol dire che Marino, Garofalo e Guida vogliano volontariamente compiere un reato, ma rischiano, tutti insieme, fino a prova contraria, più o meno involontariamente, di compierlo. Poi, che la cosa finisca in cavalleria, è probabile, perchè su vicende come questa, la costruzione di un’accusa che possa diventare imputazione, necessita di indagini approfondite, di riscontri, di raccolta di espressioni esplicite di un meccanismo attivato.

Fortunatamente noi facciamo un altro mestiere e il fatto stesso che la determina numero 958 del 22 giugno 2021 sia scomparsa dall’albo pretorio che, per il giorno 22 giugno, contiene solo la determina 956, per poi passare alla 960 del 23 giugno, così come dimostriamo nell’immagine che pubblichiamo in calce a questo articolo, rappresenta molto più, ma proprio molto più di un indizio.