CASERTA. REDDITO DI CITTADINANZA, procedure poco chiare al Centro per l’impiego diretto da Lorenzo Gentile sulla registrazione dei rifiuti dei posti di lavoro offerti

7 Settembre 2021 - 18:37

Non c’è alcun dubbio sul fatto che le imprese accreditate che chiedono di assumere lavoratori al collocamento, vengano inondate di schede e poi abbandonate letteralmente. Ma il fatto più delicato riguarda il meccanismo, che ci risulta non rigoroso, della formalizzazione della non accettazione delle offerte di lavoro congrue, visto e considerato che dopo tre dinieghi, l’assegno viene revocato

 

 

CASERTA (g.g.) Senza dilungarsi più di tanto nel dedalo delle norme, delle sottonorme, dei commi, delle lettere, dei decreti ministeriali di attuazione e delle circolari esplicative, vogliamo ragionare un attimo su come sta funzionando il Centro per l’impiego di Caserta in relazione agli obblighi che ha assunto, parimenti a tutti i Centri per l’impiego italiani, quale elemento centrale, quale fulcro dell’intera procedura per l’assegnazione del Reddito di cittadinanza e per il controllo sul rispetto, da parte dei percettori, dei requisiti e dei vincoli previsti dal Decreto legge n. 4 del 28 gennaio 2019, convertito con modificazioni dalla Legge n. 26 del 28 marzo 2019.

Per fare questo, dobbiamo riassumervi, brevemente, quali siano questi compiti da svolgere in nome e per conto dello Stato, quale ente espressione delle Regioni. Tra le tante cose di cui i Centri per l’impiego devono occuparsi, a partire dalla fondamentale redazione del cosiddetto Patto

per l’impiego, di cui è componente essenziale la formale disponibilità ad accettare un’offerta di lavoro da parte dell’aspirante al sussidio, ci sono anche tutte le azioni di controllo della procedura relativa al contatto tra percettore del Reddito di cittadinanza e potenziale datore di lavoro il quale, registrando ufficialmente la sua posizione e le richieste di determinati profili professionali, funzionali alla propria attività, diventa un punto di riferimento istituzionale per il Centro per l’impiego. Dunque, è proprio su questo ente che pesa la responsabilità totale di attuare il contenuto dell’articolo 4 comma 8 del decreto legge 4 convertito poi dal Parlamento prima dei 60 giorni che avrebbero segnato la sua scadenza e la sua decadenza.

L’art. 4 comma 8 fissa un numero massimo di rifiuti, che più leggiadramente potremmo definire mancata accettazione, da parte del percettore del Reddito di cittadinanza di offerte di lavoro congrue. In pratica, se ne rifiuta tre, perde il beneficio dell’assegno che, almeno sulla carta, con la solita ipocrisia italiana, è stato giustificato unicamente quale strumento finalizzato a trasferire e collocare la persona disoccupata nel mondo del lavoro anche attraverso fasi obbligatorie di formazione professionale. La legge stabilisce anche che in caso di rinnovo del beneficio di sussidio, il Reddito di cittadinanza si perderà dopo il primo rifiuto. Il caso più ricorrente è proprio quello del potenziale datore di lavoro, dell’impresa che accreditatasi presso il Centro per l’impiego dell’area territoriale dove opera, viene chiamata in causa in modo da poter verificare attraverso un colloquio, la possibile assunzione di un percettore di Rdc che al collocamento è iscritto con una targa ben definita che lo rende totalmente adattabile alla domanda di lavoro formulata dall’impresa. Più raro, ma qualche volta accade, che l’offerta di lavoro congrua venga formulata direttamente dal Centro dell’impiego. Ciò a dimostrazione che nella dinamica di questa procedura specifica della domanda e dell’offerta, gli Uffici provinciali del lavoro svolgono una funzione decisiva, esercitando piena potestà.

Descritta sinteticamente la cornice normativa, veniamo alle solite, dolenti note “autoctone”. A Caserta, diamo per buona ma fino a un certo punto, la solita procedura sciuè sciuè attraverso cui le imprese vengono inondate di schede degli aspiranti, anzi presunti aspiranti lavoratori. Ma non si può minimamente ritenere commestibile tutto ciò che dopo aver scaricato sulle imprese l’onere delle convocazioni, degli sms, delle telefonate dirette ai percettori del Rdc succede negli uffici del Centro per l’impiego diretto da Lorenzo Gentile (a proposito, ma questo dirigente è in servizio dato che è candidato alle elezioni comunali?). Nel momento in cui il potenziale datore di lavoro incassa un rifiuto da parte di quei pochissimi che si presentano, dato che il trucchetto più in voga è quello di non rispondere al messaggino sms che viene mandato, lo comunica, secondo quello che la legge prescrive, all’Ufficio provinciale del lavoro che deve, ripetiamo deve, registrare questo diniego una volta accertato che l’offerta di lavoro sia congrua. E le offerte, a meno che le imprese non disattendano, compiendo un reato, gli impegni che hanno assunto quando si sono accreditate al Centro per l’impiego, sono sicuramente congrue perché altrimenti non si capirebbe il motivo, che può essere individuato solo nel riconoscimento di una sorta di certificato di qualità e di fedeltà ai requisiti richiesti, per cui vengono spedite direttamente agli imprenditori decine e decine di schede di potenziali concorrenti al posto di lavoro. Insomma, i requisiti di congruità sui quali vi risparmiamo l’incredibile groviglio di leggi che rimandano ad altre leggi, con la solita orrenda matriosca all’italiana, sono i seguenti: coerenza con le esperienze e le competenze maturate; distanza dalla residenza e tempi di trasferimento mediante mezzi di trasporto pubblici;  durata della disoccupazione; retribuzione superiore di almeno il 10% del beneficio massimo fruibile da un solo individuo, inclusivo della componente ad integrazione del reddito dei nuclei residenti in abitazione in locazione.

Ma se l’imprenditore contatta l’Ufficio del lavoro e dall’altra parte frettolosamente e anche con un certo fastidio viene liquidato in un secondo e gli viene detto  di “passare appresso”, (la frase è, incredibilmente, proprio questa), allora è lecito porsi e porre un interrogativo inquietante: la procedura, importantissima e delicatissima in quanto cardine della legge istitutiva del Reddito di cittadinanza, relativa alla registrazione formale, ufficiale dei dinieghi e, perché no, come banca dati in attesa di una regolamentazione della materia, degli sms inviati e che a migliaia non trovano risposta, viene correttamente applicata, senza stravaganze e senza variazioni sul tema, dall’Ufficio provinciale del lavoro di Caserta diretto da Lorenzo Gentile?

Perché, se non fossero registrate, si configurerebbe un reato penale, anche grave. Pensate un po’ che in questi giorni, come abbiamo già accennato sopra, si discute e si polemizza proprio sull’attuale non sanzionabilità, un vero e proprio vuoto pro-parassiti, della mancata risposta da parte dei percettori di Rdc agli sms che dovrebbero arrivare dal Centro per l’impiego e che invece arrivano, nella stragrande maggioranza dei casi, almeno qui a Caserta, direttamente dall’impresa, dal potenziale datore di lavoro. Questi, però, non viene messo in condizione di riferire, come è suo dovere fare, allo Stato italiano che la persona convocata non ha risposto al messaggino o addirittura ha rifiutato l’offerta perché “giustamente”, soprattutto al Sud i 1200 o 1300 euro al mese di un impiego da operaio non possono certo interessare a chi ne intasca più di mille senza fare un cazzo o passando la giornata a girarsi i pollici davanti al bar che poi è la stessa cosa di non fare un cazzo. Nel momento in cui il Centro per l’Impiego di Caserta non esercita il controllo, non prende nota dei rifiuti esplicitati e neppure degli sms non risposti che potrebbero diventare di qui a poco, come si sta dicendo, rifiuti a loro volta si rende complice di una truffa ai danni dello Stato.

E qui si innesta un ragionamento di opportunità che magari svilupperemo meglio domani, dopo esserci accertati su quello che ha fatto, rispetto al suo posto di dirigente del Centro per l’impiego Lorenzo Gentile all’indomani dell’ufficializzazione della sua candidatura.

Con calma, ci arriviamo.