COLPO DI SCENA. Il Tribunale ha revocato l’incarico dell’amministratore giudiziario. Ora la DHI è un’azienda completamente libera

28 Gennaio 2022 - 19:27

Abbiamo solo cominciato a leggere il provvedimento. Vi diamo per ora qualche elemento, rimandando nei prossimi giorni un ulteriore approfondimento delle 38 pagine vergate dai giudici della Sezione Misure di Prevenzione, presieduta dal Dott. Massimo Urbano

 

VITULAZIO – Si tratta di una decisione non consueta. Nel senso che il Tribunale di S.Maria C.V., sezione Misure di Prevenzione, presieduto dal giudice Massimo Urbano, che ha dato sempre grande prova di un articolato e sempre motivatissimo garantismo (quello che dovrebbe connotare ogni decisione della magistratura giudicante) ha maturato una consapevolezza sulla realtà imprenditoriale della DHI, nota azienda che ha vissuto diverse vicissitudini giudiziarie, nelle quali è stato coinvolto anche l’ex amministratore e legale rappresentante Alberto Di Nardi.

Tutto parte dall’interdittiva antimafia, con conseguente cancellazione dalla white list, decisa, a carico di questa azienda, dalla Prefettura di Caserta nel dicembre 2017.

Un provvedimento sempre contestato e formalmente impugnato dalla DHI davanti ai giudici amministrativi del Tar.

Sulla scia di quel provvedimento si sviluppò anche l’iniziativa della DHI che chiese alla sezione Misure di Prevenzione di un amministratore giudiziario ai sensi del

Già in quella sede il Tribunale espose una lettura delle contestazioni formulate dalla prefettura di Caserta significativamente difforme.

Non veniva certo contestata la circostanza obiettiva riguardante l’utilizzo di automezzi acquisiti con nolo a freddo dall’impresa SIA Srl di Enzo Papa, società in realtà controllata da Sergio e Adolfo Orsi, imprenditori di Casal di Principe con acclarate relazioni con il clan dei Casalesi.

E neppure venivano contestate le circostanze relative al rapporto tra DHI e Antonio Scialdone, rinviato a giudizio nel 2016 per voto di scambio aggravato dall’articolo 7.

Il tutto integrato e completato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Benito Natale. Non le negava il Tribunale queste circostanze, ma ne forniva una lettura autentica, a cui evidentemente la Prefettura non era riuscita ad approdare in quanto carente di elementi informativi.

Il Tribunale faceva notare che Benito Natale era stato condannato in via definitiva per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso consumata proprio ai danni della DHI.

Nella sentenza dei giudici della legittimità, veniva evidenziata la genuinità e la piena utilizzabilità della denuncia presentata a suo tempo da Alberto Di Nardi nei confronti del camorrista il quale, dunque, poteva avere dei sentimenti non certo pacifici nei confronti dell’imprenditore.

Sempre nel decreto che andò a nominare l’amministratore giudiziario nella persona di Luca Pietro Bevilacqua, il Tribunale ristrutturava, dandogli una lettura rigorosa nella sua ricostruzione storica, anche la vicenda giudiziaria di Antonio Scialdone, che sicuramente aveva proposto posti di lavoro alla moglie di Maurizio Fusco, vicino al clan dei Casalesi, ma lo aveva fatto dentro alla campagna elettorale per le elezioni comunali di Vitulazio, cioè in un contesto indubbiamente denso di queste pratiche.

Nei prossimi giorni approfondiremo ulteriormente questo provvedimento del Tribunale, anticipandovi oggi quella che è stata la decisione: la revoca dell’amministratore giudiziario, che evidentemente ha completato il suo lavoro ed ha dimostrato ai giudici che la DHI è una società assolutamente al di sopra di ogni sospetto nella sua relazione tra il mercato degli appalti pubblici a cui si rivolge e possibili inquinamenti di tipo mafioso.