CONCUSSIONE E MINACCE AL COMUNE DI TRENTOLA. Ecco come la famiglia di Nicola e Rosaria Monaco dovette piegarsi garantendo al sindaco tutte le assunzioni al Decò

29 Giugno 2019 - 18:25

TRENTOLA DUCENTA (g.g.) – Partiamo dai reati più gravi che la Procura della Repubblica di Aversa-Napoli Nord contesta agli indagati, coinvolti nell’ordinanza sul presunto malaffare, immediatamente insediatosi nel comune di Trentola, all’indomani delle elezioni amministrative del 2018.

Quello di concussione è punito, infatti, con pene che vanno da minimo 6 anni fino ad un massimo di 12, giusto per far capire l’entità della colpa provvisoriamente addebitata dai pubblici ministeri. Se un pubblico ufficiale, appartenente all’area della politica o a quella della burocrazia, utilizzando il proprio ruolo, costringe una o più persone a dare o a promettere danaro o altra utilità, commette reato di concussione. Ed è proprio quello che viene contestato, in concorso tra loro, al sindaco di Trentola Ducenta Andrea Sagliocco, arrestato e da ieri mattina anche dimissionario, all’avvocato-faccendiere Saverio Griffo, alla signora Elena Bassolino, cognata del consigliere regionale Antonio Marciano, legato insieme al fratello proprio a Saverio Griffo, ai due funzionari Mauro Felaco e Saverio Fabozzi. Si ragiona della Sca che sta per Segnalazione Certificata di Agibilità presentata da Rosaria Monaco, figlia dell’imprenditore Nicola Monaco, proprietaria dell’immobile destinato ad accogliere il supermercato Decò, titolare Arcangelo Del Prete. La Sca viene presentata il 26 settembre 2018. Esattamente un mese dopo, la Bassolino, la blocca comunicando che mancano dei documenti. Questi vengono presentati ad integrazione pochi giorni dopo, precisamente il 30 ottobre. Il 29 novembre, dunque, sempre , manco a dirlo, alla fine del termine che la legge stabilisce affinché un comune possa validamente e regolarmente rispondere alla presentazione di una Sca, la Bassolino oppone un altro diniego, dicendo stavolta (evidentemente non se n’era accorta, un mese e mezzo prima), che i vigili urbani avevano ravvisati degli abusi edilizi. Cosa del tutto infondata e non documentata da alcun atto. Tutta l’attività alla Bassolino ne dava oggetto in una duplice impugnazione al tar della campania. Nel primo caso il diniego posto il 29 novembre, veniva revocato con atto monocratico del presidente del tribunale amministrativo, in applicazione della procedura urgentissima (ci impiega solo 48 ore) “inaudita altera parte”, cioè senza la convocazione della parte convenuta dunque, del Comune di Trentola. Nonostante questo pronunciamento, il 3 gennaio ci pensa Felaco a bocciare ancora una volta la Sca. Questo avviene nelle more della seconda procedura, davanti al Tar, attivata come la prima, in nome e per conto della Monaco dall’avvocato Renato Labriola e che ha segnato anche l’ingresso, non certo irrilevante e piuttosto fragoroso di Casertace in questa vicenda.

Quei primi nostri articoli, ebbero la capacità di determinare una condizione diretta, nel senso che l’amministrazione comunale, la quale si muoveva anche in relazione che questa famiglia non era stata amica alle elezioni, rafforzò il tentativo di mediazione, operato da Saverio Fabozzi imparentato con la famiglia Monaco. E in effetti, il 25 gennaio, una volta incassata la piena disponibilità, la resa incondizionata rispetto a tutte quante le assunzioni nel nuovo supermercato e che a quel punto sarebbero state imposte dall’amministrazione comunale di Trentola, la situazione, dopo alcune riunione, a cui partecipano le parti in causa, si sblocca con il rilascio del certificato di agibilità.

Inizia qui il nostro focus ragionato su un’ordinanza che naturalmente commenteremo con speciale cognizione di causa, avendo affrontato gli argomenti che contiene in largo anticipo, a partire da gennaio, incuriositi proprio dall’appena citato ricorso al Tar.