COVID ED ALTRE EMERGENZE. Incredibile ma vero: l’Asl di Caserta fa in modo da cancellare la clinica Pinetagrande da luogo di ricovero, nonostante la bomba demografica di 20mila immigrati

11 Ottobre 2020 - 18:51

CASTEL VOLTURNO (g.g.) – Viene definito, ormai da decenni, “il caso Castelvolturno”. È una di quelle espressioni tipiche della stinta pubblicistica del nostro Paese, del racconto che l’Italia fa di se stessa e soprattutto del racconto che il Meridione d’Italia fa di se stesso, auto assolvendo si è chiamandosi sempre fuori dalle responsabilità attribuibili sempre a altre cose o a “ben altre cose” Tanta retorica, tante promesse, zero costrutto e nessun piano organico per restituire alla sua antica bellezza una terra violentata da tante criticità, da tanti problemi irrisolti, ma soprattutto dal fatto di essere diventata 40 anni fa, lo sfogatoio più che l’ammortizzatore della calamità naturale più grave verificatasi in Campania dai tempi delle eruzione pliniana del Vesuvio, cioè quella del terremoto che partendo dal l’Irpinia, oltre a fare strage di tantissime povere vite, creò decine di migliaia di senzatetto anche, anzi, soprattutto in provincia di Napoli e in provincia di Caserta. Da quel momento si è andato mano mano disperdendo il senso e con questo l’identità di una comunità, diluitasì nel l’infelice relazione tra tantissime persone, che dalla da Napoli e dalle dei comuni vicini si spostavano verso Castel Volturno e incapaci di costituire,, e non certo solo per colpa loro, quel gradiente di coesione col territorio che li accoglieva, in modo da trasformare la loro decisione, quasi sempre obbligata, di cambiare vita e di cambiare il luogo di residenza, in un’ occasione di far parte di una nuova comunità operosa, in grado di essere fondamentalmente padrona del suo destino.

In queste ore abbiamo appreso che l’ASL di Caserta, ha affrontato in maniera sconcertante, aggettivo utilizzabile però da chi non conosce i tratti genetici di chi l’ASL di Caserta amministra, il problema del Covid, che a Castelvolturno non può non essere dotato di una identità specifica e la cui portata è ancora pressoché sconosciuta nell’area del litorale domizio. All’unica struttura sanitaria seria che esiste in questo territorio cioè la Clinica Pinetagrande che al di là del della simpatia o dell’antipatia personali, che può suscitare il suo proprietario, è effettivamente una gemma nel deserto, in considerazione dei servizi avanzati, evolutivi e decisamente innovativi che la clinica mostra di essere in grado di erogare ogni giorno, in un territorio rispetto al quale spesso e volentieri svolge una funzione di vero e proprio airbag delle gravissime emergenze sanitarie e socio – economiche, che poi sono quelle che rende evidenteil concetto di specificità connesso alla necessità di guardare alla funzione di di tutela sanitaria del territorio in maniera differente rispetto al modo con cui si guarda altrove. Cosa è stato detto in sostanza dalla ASL di Caserta alla clinica Pinetagrande? Adeguate la struttura, create un reparto Covid a vostre spese poi eventualmente, qualora dovesse servire, noi vi manderemo i ricoverati, però pagando il come se si trattasse di una prestazione normale, ordinaria.

Ciò perché il famoso protocollo, firmato ad aprile tra la regione Campania e le strutture private convenzionate sarebbe finito anzi è finito sotto la lente di ingrandimento della procura regionale della Corte dei Conti
È del tutto evidente che una proposta del genere sia stata formulata, a risposta incorporata, con l’obiettivo, dunque di ricevere un ovvio, scontato no, in quanto del tutto antieconomica e assolutamente inattuabile in una struttura struttura la quale ovviamente fa parte di una filiera di erogazione di servizi che l’ASL dovrebbe in qualche modo valutare e pianificare in funzione delle specifiche necessità di ogni territorio. E nel territorio di Castel Volturno secondo quelle che sono le ultime stime inquietanti del ministero dell’ Interno, ci sono ancora tra i 15000 e i 20000 immigrati la maggior parte dei quali senza nome e senza riferimento di residenza. Castel Volturno è per loro una sorta di interporto della carne debole, di interporto dello sfruttamento. Sono tantissimile infatti queste persone a partire all’alba di ogni mattina e a venir smistati in tutte le zone d’Italia per per fare i lavori più umili, adopera di organizzazioni di caporalato sostanziale, che ne gestiscono gli spostamenti ovviamente introiti, fior di quattrini e arricchendosi alle spalle di questi diseredati questa proposta indecente dell’ASL sembra essere realmente tesa a far fuori la clinica Pinetagrande, vero e proprio presidio di un territorio di guerra come dimostra la nascita il modo in cui funziona il Pronto soccorso interno. significa. Così si espone Castel Volturno ma anche tutte le zone d’Italia raggiunte, da questa massa enorme di immigrati a significativi rischi di del contagio in un momento in cui il volume dei nuovi positivi sta aumentando già di per sé esponenzialmente.

Detto questo, ovviamente, non ci stupisce più di tanto che l’ASL si muova in questa maniera. Più volte abbiamo infatti sottolineato che l’attuale management (si fa per dire,) dell’Asl di Caserta è è riuscito a compiere l’impresa di essere finanche peggiore di tutti quelli che l’hanno preceduto. Con tutto il rispetto per la persona che non discutiamo anche perché non la conosciamo, ha fatto, l’attuale direttore generale Ferdinando Russo mescola due attitudini, due caratteristiche che combinate tra di loro non possono che creare la miscela dell’inefficienza e della disamministrazione: da un lato una sconcertante incapacità nel tenere le redini dei processi amministrativi della sanità locale, dall’altra parte eroga dosi massicce di presunzione, che riempie le sue giornate di disposizioni apodittiche è mai seriamente riflettute Tutte cose che rendono ancora più rigidi i processi decisionali e soprattutto cristallizzano quelle che sono vere e proprie sequele di errori così come abbiamo già rilevato. con ampia profusione di spiegazione, di argomentazioni e soprattutto di documentazione a corredo dei nostri articoli, durante la prima fase del Coronavirus la primavera scorsa.

Cercheremo di approfondire, a partire già da domani, gli aspetti tecnico-amministrativi di questa vicenda che riteniamo comunque molto molto grave anche rispetto alle poche cose che vi abbiamo spiegato in questo articolo.E agli elementi ancora non numerosissimi che abbiamo a disposizione per valutarla. Quello che sconcerta è che nel 2021 una un una casta di di mandarini cioè di amministratori pubblici inamovibili e, purtroppo, potentissimi, continua a fare il bello e il cattivo tempo, perché, sempre con tutto il rispetto della persona che non conosciamo e che difficilmente conosceremo mai durante la nostra vita, la funzione esplicitata dal dirigente Michele Tari messo addirittura a capo di tutto il meccanismo di controllo e di pianificazione dell’emergenza Covid in provincia di Caserta, rappresenta e riassume in sé tutto quello che non serve e tutto quello che è inutile, dannoso allo sviluppo al progresso e al raggiungimento di una qualità decente degli standard sanitari.

Tarì come del resto Ferdinando Russo e come anche molti loro predecessori, sono figli di una mentalità, di una cultura che non ha mai avuto nella loro forma mentis, cioè nella sua prima discendenza di attivazione delle prassi, che esprime il concetto di efficienza e quello connesso di produttività, come elemento cruciale del proprio agire. Stanno lì perché fondamentalmente si sono ben mossi con la politica, ma c’è veramente da temere il peggio nel momento in cui vanno ad occuparsi di questioni gravissime, di un’emergenza inaspettata e inopinata come questa del Covid, che avrebbe bisogno di ben ben altra cultura manageriale e di ben altre competenze.