Don Franco Galeone: L’omelia per l’Epifania del Signore

6 Gennaio 2021 - 10:30

Mercoledì 6 gennaio 2021

EPIFANIA DEL SIGNORE

 Sappiamo molto poco dei Magi e perciò la devozione popolare si è sbizzarrita. Da dove venivano? Quanti erano? Come si chiamavano? Come hanno viaggiato? Cosa hanno fatto una volta tornati al loro paese? Dove sono sepolti? Le risposte ci sono ma sono tutte leggendarie. Si racconta che erano tre, uno veniva dall’Africa, uno dall’Asia, uno dall’Europa; uno era nero, uno giallo, uno bianco. Guidati dalla stella, si erano incontrati in uno stesso punto, e poi avevano viaggiato insieme sino a Betlem. Si chiamavano Gaspare (giovane imberbe e colorito), Melchiorre (vecchio canuto e dalla lunga barba), Baldassarre (maturo con folta barba). Le loro spoglie fecero il giro del mondo: prima a Costantinopoli, poi a Milano fino al 1162, infine furono traslate nel duomo di Colonia, in Germania. Leggende piacevoli ma nulla di più. Anzitutto non è detto che erano tre, erano maghi non re, dovevano appartenere alla categoria dei divinatori, astrologi, indovini, gente molto stimata nell’antichità.

Riguardo alla stella: Matteo scrive che la stella andava da Betlemme a Gerusalemme, cioè da nord a sud! Davvero singolare! Tutti i corpi celesti si muovono da est a ovest. Era opinione diffusa, infine, che la nascita di un grande personaggio fosse accompagnata dall’apparizione della sua stella in cielo: grande per i ricchi, piccola per i poveri, sfuocata per i deboli. Ma davvero i Magi hanno visto una stella cometa? Molti astronomi hanno dedicato tempo ed energie per verificare se duemila anni fa sia apparso un astro in concomitanza con la nascita di Gesù.

I tre Magi hanno allietato la nostra infanzia. Giungono alla fine delle feste natalizie; li mettiamo fuori dallo scatolone solo la sera prima dell’Epifania; in poco tempo, essi portano nel presepio una presenza esotica, fiabesca. A meglio riflettere, però, i Magi ci lanciano un messaggio molto impegnativo: la sapienza umana, l’intelletto aperto, può riconoscere i segni del divino nella natura. Dio si rivela non solo ai semplici, ma anche ai sapienti, a quanti ricercano con passione la verità. Questo racconto evangelico è segnato da due domande simili a prima vista. “Dov’è il re dei giudei?” chiedono i Magi. “Dove deve nascere il re dei giudei?” chiede Erode. In realtà le due domande rivelano un profonda diversità: nei Magi la domanda nasce dal desiderio della verità, dall’intelletto che cerca la fede; in Erode la domanda nasce dalla perfidia, dal terrore di perdere il potere. E noi, siamo ancora capaci di porre domande, di meravigliarci, di ricercare? Siamo in attesa di risposte? Un detto ebraico racconta che in principio Dio creò il punto di domanda e lo depose nel cuore dell’uomo. La forma del punto di domanda ricorda quella di un amo da pesca, che il vangelo cala dentro di noi per agganciarci, per tirarci a sé, in alto, all’aria e alla luce. La sua forma è anche simile a un artiglio, come l’aquila che ti afferra e ti solleva con sé e non ti lascia andare. Nella vita, le domande sono più importanti delle risposte: la risposta ti appaga, la domanda ti inquieta, ti mette in moto per una ricerca che non ha fine! Noi tutti preferiamo le risposte, ma queste non fanno crescere. È la meraviglia l’inizio della sapienza, come ci ricordano la Bibbia, Platone (Teeteto 155d), Aristotele (Metafisica I,2). Dio, oggi, sembra interessare solo poche persone! Siamo passati dallo anticlericalismo alla indifferenza davanti ai grandi misteri della vita e della morte. Oggi il nuovo e più pericoloso nemico della fede non è l’orgoglioso contrapporsi a Dio, in nome di una umanità ormai maggiorenne, ma l’incapacità di porre domande, di non scommettere, di non giocare la vita per qualcuno, di riconoscere le necessarie fragilità della vita.

La felice avventura dei Magi può essere anche la nostra, se avremo il coraggio di metterci in cammino, di rischiare, di essere coerenti, di credere ai sogni, di sfidare il sorriso della stupida maggioranza. Ritornare in famiglia e nel lavoro per un’altra strada, non in senso geografico ma spirituale: non ritornare al Potere, nel Palazzo di Erode, con la sua sterile sapienza, ma convertiti dentro, rifatti nel cuore, con la gioia di chi ha davvero incontrato il Signore! Così mi piace pensare ai Magi: non come a intellettuali che il potere o la chiesa hanno messo a tacere con la paura o con i regali, ma come a filosofi in cerca di verità, che creano scompiglio nei palazzotti del potere civile e religioso. Uomini come il biblico Abramo: si sono lasciati catturare dall’avventura di Dio, con poche certezze e molti rischi; stanchi di ruminare la sterile verità, hanno creduto all’utopia, alle stelle, ai sogni, alle voci del cosmo. Uomini come il mitico Ulisse: hanno rifiutato di entrare nel gregge della mediocrità generale, hanno scommesso su Dio, e solo alla fine del viaggio, la felice scoperta, Gesù, e sono ritornati con la luce di una stella nel cuore, per sempre. Buona vita!

A cura del Gruppo Biblico SHALOM. Per contatti: f[email protected]