ESCLUSIVO. La morte per Covid del paramedico 53enne: vi spieghiamo perché è una stronzata affermare che sia avvenuta perché la variante inglese ammazza il vaccino prima dell’uomo

27 Febbraio 2021 - 19:32

CASERTA (gianluigi guarino) – Avvertiamo la necessità di tornare sulla vicenda relativa alla morte del 53enne di Pietravairano Ugo Scardigli, deceduto nel centro covid di Maddaloni a seguito di complicazioni legate al virus che lo aveva colpito.

Anche gli strumenti di informazione un pizzico più avveduti hanno parlato
di variante inglese. Per cui, abbiamo deciso di aderire anche noi a questa
versione.

Occhio, però. Perché al di la di questo si sono lette un sacco di
sciocchezze. Sulla variante inglese del Covd 19 è noto che esiste un
sospetto, un’idea abbastanza diffusa tra i virologi che possa essere, in
qualche circostanza, resistente al vaccino, al punto da neutralizzarne l’effetto immonologico. Ma da questo ad affermare che il povero Ugo Scardigli sia morto
per la variante inglese, dando la circostanza come certa, ce ne passa.

 

Un altro dato di fatto è che l’uomo era stato sottoposto a vaccinazione
completa, nel senso che essendo un paramedico, aveva ricevuto le iniezioni,
sia la prima che la seconda dopo 21 giorni. A quanto viene detto dall’Asl
la positività si sarebbe manifestata 4 giorni dopo l’assunzione della
seconda dose di vaccino.

 

E qui partono le deduzioni dell’ignoranza che siamo stati costretti a
rintuzzare sin da stamattina quando con un primo articolo della notizia, abbiamo posto dei paletti ben precisi. La variante inglese
uccide fregandosene del vaccino? Può essere, ma ci sono molte probabilità,
sicuramente più probabilità, che non lo uccida (il vaccino) o che uccida solo molto raramente.
Altra domanda: l’affermazione che il 53enne di Pietravairano sia morto per effetto di un
covid diagnosticato 4 giorni dopo aver completato il ciclo di vaccinazioni
è sufficiente per affermare che la variante inglese abbia vanificato
l’antidoto? Assolutamente no. E questo, lo ripetiamo per la millesima volta
come facciamo da un anno a questa parte perché se non entra nella zucca
delle persone che questo maledetto Covid matura con un periodo di
incubazione che varia tra i 10 e i 14 giorni, non si arriverà mai a capirci qualcosa sul serio.

 

Cavolo, se mezzo mondo si è sottoposto ad un periodo di quarantena, di isolamento
coatto o fiduciario, come lo vogliamo chiamare, ci sarà anche un perché?
Quando si sta incubando, il virus non viene registrato, non viene
visualizzato dai tamponi. Tu hai avuto il contatto con una persona
risultata positiva, devi aspettare da 10 a 14 giorni per capire se quella
ti abbia o meno infettato. Durante questo intervallo lo puoi apprendere, ma siccome non è escluso che all’undicesimo giorno tu faccia un tampone e risulti ancora negativo, mentre al dodicesimo entri la positività, se ne fa uno solo alla fine del periodo così come questo viene codificato dalle grandi organizzazioni sanitarie, internazionali e nazionali. Altra soluzione non c’è. Prima non lo puoi capire perché altrimenti non
stiamo parlando di covid, ma di malaria, di febbre scarlattina, insomma di
altro.

Perciò, stamattina, manualisticamente abbiamo affermato che per avere la
certezza matematica sul fatto che un vaccino abbia o meno funzionato
bisogna fare obbligatoriamente le seguenti cose: in un giorno a caso,
mettiamo un lunedì fai un bel tampone molecolare. Una volta assunto dallo
stesso che sei negativo o negativa, ti ritiri “a casuccia bella” per un periodo variabile
di 10, non si sa mai, meglio abbondare, 14 giorni. A valle di questo isolamento
volontario, cioè alla fine, fai un altro “tamponcino” molecolare. Sarà quello e solo quello
che ti comunicherà ufficialmente che sei negativo che ti rechi al vaccino matematicamente negativo se ti sei isolato sul serio nei 14 giorni.

 

Bardato di tutto punto ti rechi al centro vaccinale e ti fai iniettare la
prima dose. A quel punto davanti a te avrai 21 giorni perché ti sia
iniettata la seconda e definitiva razione di Pfizer, Astrazeneca ecc ecc.

E ricominciamo con le domande: in questi 21
giorni sei coperto dal vaccino o no? No, o sei coperto solo in parte, altrimenti che
cavolo la fai a fare la seconda iniezione? Per cui se vuoi porti il problema
del funzionamento dell’efficacia o della non efficacia del vaccino, ti
ritiri per la seconda volta a casina bella e fai l’eremita per altre tre settimane isolato totalmente. Al 21esimo
giorno, sempre bardato di tutto punto, torni al centro vaccinale e ti fai
la seconda dose.

 

Finito? Sei coperto, immune, salvo? No. Non lo diciamo noi, bensì l’organizzazione
mondiale della sanità che fissa in 4 o 5 giorni ulteriori, il tempo
necessario affinché questi cavolo di anticorpi si insedino e comincino a
fare il loro mestiere.

Per cui dopo la seconda dose, torni a casa bella per la terza volta e
stai 5 giorni in isolamento. Solo dopo questo periodo, potrai uscire e se
dopo 5, 6, 7 giorni fai un tampone e risulti positivo, potrai riflettere
sul tuo comportamento durante il periodo di isolamento o nelle ore in cui
da casuccia bella sei andato a farti il vaccino. Se è stato
ineccepibile, potrai anche ritenere che il tuo covid, al di là che ci sia o
meno la variante, sia resistente al vaccino. In caso contrario, non lo
potrai sostenere con certezza, perché sono i
periodi di incubazione combinati agli intervalli temporali tra prima e
seconda dose, e poi tra quest’ultima e la piena copertura immunologica, a
determinare tutto.

Però si può bene immaginare che una follia del genere non la fa nessuno.
Per cui in alcun caso la scienza potrà dire che al 100% si è sicuri che ad
esempio la variante inglese esprima un tot di potenzialità da rendere
inefficace il vaccino.

 

E allora cosa facciamo? Intanto ci accontentiamo di versioni non matematiche ma più approssimate ed utilizziamo uno strumento scientifico che
esiste per controllare la situazione appena trascorsi i 4 5 giorni successivi alla seconda dose.

Si chiama analisi anticorpale e viene realizzata col cosiddetto metodo elettrokeminuminescenza. Ti dice in pochi minuti con precisione molto più affidabile di un normale test ematico se una persona abbia o meno sviluppato gli anticorpi buoni per evitare di prendere il Covid.

Saremo un po’ noiosi, ma siccome ci siamo anche stufati di leggere puttanate, vi citiamo la formula scientifica di questo esame: “Anti-RBD che sta per receptor binding domain (dominio legante il recettore) della proteina Spike di SARS-CoV2”.

Conclusione: il povero Ugo Scardigli  a distanza di cinque giorni dalla seconda dose, si è sottoposto a questo esame? Vi ci si è sottoposto e successivamente essendosi allarmato per non aver trovato gli anticorpi, ha fatto il tampone risultato poi drammaticamente positivo o invece non ha fatto l’esame e ha fatto solo il tampone? Il 100%, cioè la certezza matematica, lo fornisce solo quel manicomio dell’eremita che abbiamo raccontato prima. Ma con buona approssimazione si può dire e ci si può allarmare qualora a quattro o cinque giorni di distanza dalla seconda dose Scardigli ha fatto questa analisi, riscontrando la mancata attivazione degli anticorpi. Si potrà pensare , a quel punto, che almeno nel suo caso, la variante inglese abbia resistito al  vaccino dimostrandosi indifferente all’azione immunologica. E come è capitato a lui, potrebbe succedere a tanti altri.

Ma se quest’esame il 53enne paramedico di Pietravairano non l’ha fatto, la matrice della sua positività può affondare la propria base costitutiva in un periodo precedente che può essere, ad esempio, quello dei 21 giorni tra prima e seconda dose o addirittura anche in tempi precedenti durante i quali il virus è stato in incubazione. Oppure, al limite del limite, perché altrimenti l’oms non direbbe di attendere altri 4-5 giorni dalla seconda iniezione,  nel primo, o anche nel secondo dì (accento su i) successivi alla siringhina definitiva. Con il Covid latente, cioè per l’appunto in incubazione, non ci vuole la variante inglese per decretare l’inutilità del vaccino che non serve a nulla se hai già il virus addosso. Questo è un modo serio per ragionare su un fatto serio, prima di spargere allarmi che nulla hanno a che vedere con una valutazione razionale di fatti e circostanze.