GUARDA I VIDEO. Mak π 100 al Ricciardi. Centinaia e centinaia di ragazzi. Nei palchetti si beve e ci si sporge, zero vigili del fuoco, zero ambulanze, zero vigili urbani

1 Maggio 2023 - 21:24

Abbiamo voluto renderci conto personalmente della situazione a dir poco caotica durante un evento che ha coinvolto, sabato scorso, ben 4 istituti capuani. Al proprietario Gianmaria Modugno diciamo che….

CAPUA (g.g) Quanti ragazzi, quanti studenti possono sentirsi potenzialmente coinvolti da una grande festa, che conserva il suo nome storico di Mak π 100, nel momento in cui l’evento riguarda ben 4 istituti di Capua, il Liceo Salvatore Pizzi, il Liceo Garofano, l’istituto Tecnico G.C. Falco e il Tecnico Federico Secondo? Ora, è vero che nella sua accezione storico il Mak π 100 è un avvenimento che riguarda gli iscritti alle classi quinte, ma è difficile ritenere che in un contesto non vincolato, si possano presentare all’appuntamento anche studenti del quarto e forse ance del terzo anno. Comunque, anche solo considerando le quinte dei 4 istituti, che si aprono in diverse sezioni e anche in diversi indirizzi di studio, si supera di gran lunga la cifra di mille e forse ci si accosta a duemila, anche se si prova a regolamentare il tutto attraverso l’emissione di biglietti e cioè di un titolo obbligatorio per partecipare alla serata.

Naturalmente, parliamo di potenzialità. Poi se scegli un luogo come il Teatro

Ricciardi, lì non puoi superare per legge una capienza di 350 unità e quindi noi diamo per buona questa cifra, anche se non abbiamo elementi precisi per affermare che nel teatro capuano ce ne fossero proprio 350 oppure qualcuno di meno o qualcuno di più.

Tanti erano anche all’esterno, come si vede dal video da noi allegato, dunque uno sforzo organizzativo da accompagnare con una seria, rigorosa attenzione alle norme sulla sicurezza.

Guardate, lo ripetiamo per l’ennesima volta: noi ‘sti Modugno non li conosciamo proprio e guardando i loro comportamenti non li vogliamo nemmeno conoscere. Niente di personale, dunque, con soggetti di cui, fino a quando non è uscita questa patata bollente del Ricciardi, non abbiamo mai scritto una riga. Se lo facciamo oggi – e questo è il settimo articolo che dedichiamo all’argomento – è perché, pur nel rispetto del sacrosanto diritto di proprietà e delle prerogative che la Costituzione vi allega, non è che il Ricciardi, in quanto di proprietà della famiglia Modugno posso godere di una sorta di extra territorialità, cioè di un regime normativo diverso da quello vigente in Italia in tema di sicurezza durante pubblici spettacoli.

E attenzione, da due o tre articoli a questa parte, non siamo più ritornati su un altro nodo, relativo al Ricciardi: quello del vincolo della soprintendenza, tutt’altro che risolto, tutt’altro che a nostro avviso chiarito. Riservandoci di qui a poco di scrivere un articolo tecnico che stavolta però terremo pubblicato in prima evidenza per tutti i mesi necessari e fino a quando il neo soprintendente Gennaro Leva non ci avrà dato la risposta, stasera, com’è successo negli ultimissimi articoli, parliamo di nuovo di sicurezza.

Dunque, siamo transitati per almeno 4 volte davanti al Ricciardi sabato sera: subito dopo le 22, orario annunciato in locandina per l’inizio del Mak π 100 ; subito dopo le 23 e poi ancora dopo la mezzanotte. Pur guardando con molta attenzione, nonostante la confusione imperante, pur scandagliando angolo per angolo attorno all’ingresso del Ricciardi noi non abbiamo visto ne un’ambulanza, ne un veicolo dei vigili del fuoco. Zero, anzi, considerandola pariglia di assenze, doppio zero. Mentre abbiamo visto, e ve lo mostriamo in una sequenza la scena di un ragazzo (nel primo video in calce all’articolo) che si sporgeva pericolosamente da uno dei palchetti dove, a quanto ci risulta, erano allestiti dei privé “attrezzati” anche da significative bottiglie non certo colme di coca cola o di aranciata. Quello è un teatro. E quando svolge la sua funzione, assegnatagli beffardamente dagli avi di Modugno, non è che sia popolato da ragazzi allegri che fanno baldoria giustamente durante un evento goliardico. Insomma, i palchetti di un teatro esistono perchè esiste il teatro, perchè sono una sua peculiarità. Non puoi usarli per la baldoria di un Mak π 100 , altrimenti non bisogna essere certo menagrami, iettatori, per affermare che per la legge dei grandi numeri, statistica metodologica pura, qualcosa succederà semplicemente perché viene realizzato uno stabile, frequentissimo, uso distorto di una struttura, di un servizio che esiste storicamente, dal diciottesimo secolo, e forse anche da prima, per ascoltare musica lirica o per assistere a una rappresentazione teatrale.

Ma torniamo all’assenza dei mezzi di soccorso. Stando a quello che abbiamo visto, o meglio non visto, uno è portato a ritenere che i proprietari del Ricciardi non abbiano provveduto a realizzare la procedura prevista dalla legge, partendo da quella fondamentale di coinvolgimento dei vigili del fuoco, autorevolissima, nonchè massima autorità di protezione civile. E questo sarebbe molto grave. Configurerebbe, addirittura, un reato. Magari, qualche pezzo di carta è stato anche mandato ai vigili del fuoco. Ma se al Ricciardi non è arrivata nemmeno un auto per il presidio e per la vigilanza, fermo restando che uno da per scontato che l’attività antincendio sia esercitata direttamente dalla proprietà del teatro, con tanto di personale abilitato, addestrato e formalmente riconosciuto ciò può voler dire due cose: o Modugno non ha inviato la comunicazione e la richiesta di presidio oppure l’ha mandata, ma ha sbagliato a scrivere. E questo sarebbe solo un pizzico meno grave rispetto all’inadempienza assoluta.

Noi vogliamo essere costruttivi ma ‘sto benedetto ragazzo deve capire che lui, non perchè c’ha i soldi, non perchè viaggia su belle macchine, può consentirsi il lusso di fare quello che gli pare. Vedete, quel ragazzo un po’ sospeso sul palchetto era, probabilmente nelle sue piene facoltà. Non per questo pero, non si è esposto ad alcun pericolo visto che le disgrazie non succedono necessariamente a causa di comportamenti gravemente scorretti o molto pericolosi. Può accadere, infatti, che un contesto come quello di un Mak π 100 consumato all’interno di un posto come il teatro Ricciardi, che tutto è fuorchè una discoteca, crei da se, fisiologicamente, eventi di rischio. Lo scriviamo in pratica da un anno e mezzo, precisamente dal novembre del 2021 quando abbiamo pubblicato il primo articolo. Invitiamo dunque il Modugno a mettersi a tavolino e a studiare una volta e per tutte le norme sulla sicurezza in maniera minuziosa, spendendo i soldi che ci vogliono per garantirla. Ciò, ripetiamo, al netto del vincolo storico architettonico attivo per il Ricciardi e sul quale, al momento, sempre a un anno e mezzo di distanza da quel nostro primo articolo (clicca e leggi) non abbiamo ancora ricevuto risposta.

Sappiate bene che a noi l’inerzia, l’indifferenza non ci fiaccano, non ci portano ad allentare la presa. Al contrario ci motivano ancora di più. Per cui, o questi del Ricciardi si danno una regolata o altrimenti, di articoli, ne pubblicheremo uno al giorno.