GUARDA IL VIDEO. Il figlio di Raffaele Modugno trasforma il Teatro Ricciardi, vincolato, in una scatenata discoteca di Halloween. Non si può fare e vi spieghiamo perchè

2 Novembre 2021 - 19:06

CAPUA – (g.g.) Il Teatro Ricciardi di Capua, se si chiama così, ci sarà anche un perchè. Non ci riferiamo alla intitolazione alla storica famiglia capuana, quanto alla denominazione di destinazione a teatro che poi negli anni ha osservato la sua funzione con quella di grande sala cinematografica.

Chissà cosa direbbero, se fossero ancora vivi il rappresentante della famiglia Ricciardi e il Cavaliere Raffaele Modugno, sottoscrittori del contratto in forza del quale quest’ultimo compì, a partire dal 1929, i lavori di riqualificazione della parte esterna e degli interni di un immobile che teatro era stato, secondo le purtroppo non amplissime note storiche disponibili, sin dalla fine del XVI secolo data della sua edificazione. Chissà cosa direbbero  assistendo al nuovo utilizzo del teatro che visse una serata di straordinaria importanza in occasione della sua re-inaugurazione datata 1932, quando a lavori conclusi, fu Luigi Pirandello in persona, che due anni dopo sarebbe stato insignito del premio Nobel della letteratura, a presenziare alla recita  di una delle sue più grandi opere, i “sei personaggi in cerca di autore” .

Le brevi immagini di questo video, che sta girando molto da 24 ore a questa parte nei mega involucri digitali dei cosiddetti social media,  raccontano della trasformazione del teatro in una vera e propria   discoteca in occasione della festa di Halloween che  farebbe sicuramente contente quelle truppe alleate che nel corso della risalita della penisola privarono il luogo del suo antico nome chiamandolo provvisoriamente “Garrison

Theatre”  che va molto d’accordo con Halloween che reca  il nome di una festa americana e anglosassone comunque non appartenente alle tradizioni culturali dei popoli neolatini che si sono limitati a importarla a freddo quasi da un anno all’altro diciamo circa 5 lustri fa.

Non c’è dubbio che quella svoltasi il 31 ottobre sia stata una rappresentazione di uno spettacolo di intrattenimento da discoteca. Le immagini parlano chiaro e dunque già da ora vi diciamo che le prevedibili e presumibili precisazioni su ipotetiche feste private che darebbero legittimità all’accaduto, lascerebbero il tempo che trovano e impegnerebbero solo noi, che però siamo pronti a farlo, a scriver un ulteriore articolo specificando cosa sia una festa privata realizzata all’interno di un teatro, di un immobile che dal 1990 appartiene al patrimonio dei bani culturali  nazionali vincolati dalla sovrintendenza. Una discoteca  allestita in un bene storico-architettonico non ci può stare e se proprio ci sta, occorre un’ autorizzazione specifica ma soprattutto dettagliatamente motivata, in modo che questa possa essere discussa, ed eventualmente, impugnata e/o indagata da parte del governo che si esprime territorialmente proprio attraverso le sovrintendenze.

Corsi e ricorsi storici, ma in questo caso ad evoluzione sbilenca: riteniamo, infatti che l’attuale titolare della gestione del teatro Ricciardi cioè Gianmaria Modugno, figliolo del conosciutissimo imprenditore capuano Raffaele Modugno abiti la linea di discendenza, l’albero genealogico di cui ha fatto parte anche il già citato Cavaliere Raffaele Modugno.

Per cui, questa famiglia di antichi costruttori, specializzati da generazione nella riqualificazione dei beni culturali, storico architettonici esprime oggi, per una sorta di scherzo della storia remota  e  anche più recente, un suo componente che in un teatro riqualificato dal nonno, bisnonno, pro zio, non lo sappiamo quale sia precisamente il grado di parentela,  toglie le poltroncine, utilizza il palco per localizzare tutte le  regie audio della serata gestite da specialisti del settore, disc jockey e affini, trasformando, nel contempo,  i palchi che si innalzano su due piani in spazi riservati a gruppi di ballo. Insomma tra vibrazioni, decibel, rumori vari, la vicenda merita quantomeno di essere approfondita. In verità lo potrebbe fare direttamente, nei confronti del figlio,  don Raffaele Modugno, l’attuale dominus della famiglia; lo potrebbe fare dall’alto delle sue indiscutibili competenze, derivate dalla sua attività di riqualificatore, di riedificatore di antichi palazzi, in piena continuità con la storia professionale della sua famiglia. Una competenza, una manualità, un’arte che Raffaele Modugno spende anche in favore della sua città visto che, tra le altre cose, si sta occupando  da qualche mese a questa parte  della riqualificazione  e del restauro della chiesa dell’Annunziata. Lavori attivati grazie ad una relazione anche gestionale tra comune e sovrintendenza nella quale si è inserita  la curia di Capua che pare che, la chiesa dell’Annunziata, l’abbia avuta in gestione, proprio allo scopo di riqualificarla, sotto l’egida diretta di don Gianni Branco, fratello del sindaco appena detronizzato Luca Branco, la cui figlia Iris è, per la cronaca, proprio la fidanzata ufficiale  del disco man  Gianmaria Modugno.

Questa è la notizia per quel che riguarda le valutazioni relative alla destinazione a discoteca del Teatro Ricciardi.

Siccome noi non siamo, per carità, detrattori delle discoteche, nè vecchi tromboni passatisti che difendono la tradizione ad ogni costo dall’inevitabile incedere del tempo e delle abitudini di intrattenimento, è giusto esaminare la questione, dando, seppur per assurdo e da un diverso angolo visuale, come per buona  la trasformazione seppur parziale del teatro Ricciardi in discoteca. Perchè , di questo sostanzialmente si tratta, visto e considerato che a quanto pare, quella del 31 ottobre sera sia stata solo una delle diverse serate a mega decibel sparati a palla.

A riguardo, segnaliamo che risale allo scorso 7 ottobre, dunque solo a poco  più di 20 giorni fa  l’approvazione, da parte del governo del  decreto legge n. 139 pubblicato 24 ore dopo  in gazzetta ufficiale e dunque vigente dal giorno 8 ottobre che ha affrancato finalmente questo settore importantissimo dell’economia nazionale dalle chiusure totali che lo hanno messo letteralmente in ginocchio durante i periodi più intensi e più pesanti della pandemia da Coronavirus.

Per quanto riguarda le discoteche all’aperto, viene sancita la riapertura ma con la limitazione di affluenza che può arrivare fino al 75% dei posti disponibili. Più restrittiva la norma per le discoteche al chiuso che potranno accogliere persone fino ad un  numero pari al 50% della capienza ufficiale, a condizione però di avere in piena attività impianti di areazione  idonei.

Ma il Teatro Ricciardi non è una discoteca, ammenochè non ci sia sfuggito qualcosa e che dunque tale sia diventata, con tanto di dribbling al vincolo della sovrintendenza  trattandosi di un bene monumentale vincolato e che essendo tale è sottoposto a un regime normativo che limita l’utilizzo per scopi privati, esclusivamente  alla destinazione prevista dalle autorizzazioni di agibilità.  Mai e poi mai, dunque,  i partecipanti ad una festa privata possono addirittura rimuovere suppellettili, poltroncine o addirittura occupare il palco principale e i palchetti del pubblico, percuotendoli con vibrazioni fortissime. Ma questa cosa, Raffaele Modugno possibile  futuro consuocero di Luca Branco, la può facilmente spiegare a suo figlio, ricordandogli magari che nel 1929, mentre Benito Mussolini e Monsignor Gasparri, Segretario di Stato e delegato di Papa Pio XI firmavano il concordato, c’era un Raffaele Modugno, chiamato per rinverdire, alimentare la storia di quello che sarebbe diventato 60 anni dopo un monumento della città.

Le discoteche si allestiscono  nei capannoni industriali dismessi, oppure quando è estate all’aperto. Anzi, si allestiscono, senza girarci troppo intorno, nei luoghi consentiti dalla legge. Ciò che è capitato sabato sera al Teatro Ricciardi ci sembra invece, una digressione al di fuori del perimento della legge.