GUARDA IL VIDEO AVERSA. L’assessore Ciro Tarantino si è dimesso: applausi alla sua analisi socio-antropologica e al duro attacco ai soliti noti che volevano che facesse i voti, ma su una sola cosa sbaglia

28 Dicembre 2020 - 20:41

AVERSA (g.g.) – Non sappiamo se per bon-ton o se effettivamente agli occhi di Ciro Tarantino, da oggi non più assessore alle politiche sociali dopo le dimissioni presentate con una lettera molto lunga, ma sicuramente interessante, il sindaco Alfonso Golia si manifesti come una maschera del sentimento, come un attore filantropo che, come scrive l’assessore dimissionario, ha fatto tutto quello che ha fatto per amore della sua città.

Se è per bon-ton, dispiace che un aspetto puramente formale, una necessità di mera facciata impedisca al Tarantino di completare un’analisi politica, sociale e per qualche verso anche antropologica, densa di ragioni e di spunti condivisibili al di
là del comprensibile pathos del momento, individuando nel responsabile principale se non addirittura unico di questa colossale
finzione, di questa tragicomica truffa politica i cui protagonisti e coprotagonisti farebbero oggi impallidire, qualora qualche
produttore cinematografico ritenesse di investire qualcosa sul sequel, il formidabile trio della banda degli onesti.

Tarantino individua alcune tossine, le addita in modo tale da consentire a molti di immaginarne l’identità anagrafica e riesce
ad essere più efficace di quanto non lo sia un qualsiasi ex assessore, che ti racconta di una trastola, di un imbroglio preciso a
cui non ha voluto partecipare, che non ha voluto avallare al punto di aver tolto le tende. Tarantino è più efficace, secondo
noi, perché bolla gli atteggiamenti di chi lo ha avvicinato, di chi gli ha lisciato il pelo, per orientarlo verso un certo modo di
gestire i servizi sociali, un modo grazie al quale non producessero sollievo e un po’ di benessere per categorie disagiate, ma voti a palate per i diversi e ben conosciuti parassiti che campano di politica ad Aversa pur avendo magari acquisito un posto di
lavoro più o meno virtuale grazie ad una sistemazione di imperio chiesta ed ottenuta dal proprio padrino politico.

Questi soggetti, cioè le tossine che circolano nelle vene di Aversa, fiaccandone entusiasmi e prospettive, annichilendo definitivamente quelle persone, che pur esistono e che vedono invece il Governo di un territorio, come strumento di vera promozione del bene comune, al di là degli schieramenti politici e delle ideologie che ormai sono diventate un vero e proprio simulacro di loro stesse.

Ma i ricottari, perché così bisogna chiamarli, quelli che hanno incitato Tarantino a gestire i servizi sociali con un modello politico-clientelare, adoperando stabilmente lo strumento della lottizzazione e del favore parcellizzato e orientato, sempre e comunque iniquamente, verso i soggetti raccomandati da questo o da quell’altro, hanno potuto muoversi in tal modo perché c’è stato un sindaco che gliel’ha permesso, perché c’è stato un sindaco che non ha ritenuto quel modello di azione una cosa seria, ma solo una impalcatura scenica buona per una campagna elettorale ma non certo per amministrare parola che nella sua testa significa una e una cosa sola: gestione del potere.

La lettera di Tarantino è molto bella ma è carente e da questa infondata concessione di misericordia da questa indulgenza che non trova ragione di fronte alla violenza perpetrata ai danni della democrazia e delle istituzioni, del ribaltone appena effettuato.

Se la rideranno stasera quelli della ricotta, dicendo “menomale questo se n’è andato da solo così possiamo mettere una Turco o un Menditto in Giunta, gente come noi che capisce come si fanno i voti” utilizzando a scopo individuale o lobbistico o lottizzatorio ciò che non è di proprietà personale, ma che loro fanno diventare, come dice giustamente Tarantino, “un feudo formato da vasalli, valvassori e valvassini”, ma che, aggiungiamo noi integrando il buco che Tarantino concede al bon ton o ad una non corretta valutazione del ruolo svolto in questa storiaccia dal primo cittadino, che un sistema del genere può esistere solo quando, come accadeva nel Medioevo, c’era un devolutore di titoli, un feudatario che comunque comandava e determinava, partendo dalla ripartizione delle classi. Mille anni dopo, questo vestito calza a pennello all’attuale sindaco del ribaltone e del tradimento degli ideali di cambiamento, Alfonso Golia.