IL CAPOLAVORO di Lello De Rosa. Da 8 mesi affida per 30 giorni alla volta il servizio dei rifiuti all’unica ditta invitata: 640mila euro

29 Settembre 2021 - 19:27

TEVEROLA (G.G.) – Stessa spiaggia, stesso mare. E siccome ben si sa cosa galleggia nel mare del litorale casertano…ci siamo capiti.

Ci stiamo facendo vecchi ma l’incedere del tempo non riguarda certi personaggi.

Fanno parte del Faust e non ce ne siam accorti, dunque stipulando un patto con Lucifero so sono guadagnati l’eterna giovinezza o quantomeno la longevità professionale che ci costringe dopo 5, 10, forse 15 anni, a occuparci di loro?

Nel caso specifico di ciò che l’abile Raffaele De Rosa, per gli amici Lello, già vicesindaco di Casapesenna al tempo in cui era aggregato alla scuderia politica di Lorenzo Diana, nel momento in cui sviluppano la loro attività di alti burocrati degli uffici comunali.

Lello De Rosa è il fratello dell’attuale sindaco Marcello, che in tutta evidenza non lo vale, visto che l’ingegnere è dotato di un acume politico decisamente superiore a quello del germano.

Comunque, questo impegno che ormai da diversi anni Lello De Rosa sviluppa negli uffici del Comune di Teverola, ha aperto anche delle relazioni di trasmissione di esperienze professionali tra questo Comune e quello di Casapesenna.

Peraltro, la restaurazione, il ritorno in piena attività di Biagio Lusini, ormai sindaco di fatto al cospetto di un Barbato che rimasto orfano di Stefano Graziano, ha dovuto genuflettersi politicamente a Lusini e al suo sistema imperniato sulla figura solo apparentemente defilata di Gennaro Pitocchi, che dal suo studio di San Marcellino muove molti fili a Teverola, dove ha messo un suo uomo (l’architetto Vargas), ma anche a Trentola, come abbiamo raccontato nelle scorse settimane.

In questa cornice che rigenera le potestà di un passato che non dovrebbe essere rimpianto da chi crede che il progresso civile e morale rappresenti una occasione di riscatto delle genti e non una iattura, si inserisce a pennello l’attuale modalità con cui il Comune di Teverola, attraverso Lello De Rosa, dirigente del Settore Ambiente, fa funzionare il servizio dei rifiuti.

Stessa spiaggia stesso mare marrone, scrivevamo all’inizio di questo articolo.

Lo schema è sempre il medesimo, perché nulla è successo in questi anni al Comune di Teverola, ma non solo, di fronte “alle cotte e alle crude” compiute da politici e burocrati.

Come si può vedere dagli atti amministrativi che pubblichiamo in calce, il 22 gennaio di quest’anno è scaduto il contratto stipulato nel 2017 tra il Comune di Teverola e l’impresa di Giugliano Ecoce, che riteniamo fosse l’aggiudicataria di una gara più o meno, anzi meno o più, normale.

Quella lenza di Lello De Rosa anticipa questa scadenza di una settimana nel momento in cui scrive a quell’autentica armata Brancaleone, che a Caserta chiamano Stazione Unica Appaltante, invia la documentazione per avviare la procedura di gara quinquennale. 7 giorni prima della scadenza.

Ora, di Raffaele De Rosa tutto si può dire eccetto che sia uno sprovveduto, un inesperto.

Lui, come tanti altri, sa benissimo che la SUA di Caserta, a voler essere ottimisti, impiega un anno per chiudere una gara con l’aggiudicazione. Un anno per un verdetto che si limita a prendere atto di un bando, di un capitolato, in cui nel 99% dei casi e ci riferiamo a tutti i Comuni di questa Provincia, sono state inserire clausole, requisiti che orientano chiaramente l’esito della procedura verso il soggetto economico preferito ed indicato dalla politica.

Una circostanza, questa, che ci fa scrivere da anni un concetto che sembra provocatorio, ma in realtà è una presa d’atto rassegnata di uno status quo, e cioè che il reato di turbata libertà degli incanti o turbativa d’asta che dir si voglia, punito con pene durissime dal Codice Penale, andrebbe abolito almeno per la provincia di Caserta.

Quantomeno si tratterebbe di un esercizio di dignità, di verità, in grado di affrancare almeno in parte quell’oceano di ipocrisia per il quale tutti sanno, magistratura compresa, ma nessuno lo ammette, lasciando che il sistema continui nelle stesse modalità tecnicamente criminali.

Questa digressione ci serve per sostenere con chiarezza, alla luce del lavoro di inchiesta durissimamente da noi svolto in questi anni, che certe mosse dei dirigenti comunali di questa provincia, nella fattispecie, ripetiamo, trattasi delle azioni di Raffaele De Rosa, sembrano più precostituire delle condizioni attraverso cui la potestà degli pseudo-politici locali, unita a quella dei burocrati, possa appropriarsi del massimo potere discrezionale e monocratico nella scelta degli operatori economici che diventano ricettori di somme anche milionarie.

Per cui si tratta di un salto ulteriore “di qualità”, di un tuffo ulteriore nel marrone del nostro mare, grazie al quale si evitano anche l’incomodo, il rischio e gli eventuali intoppi che possono essere causati, rispetto agli obiettivi ab origine e ai disegni precostituiti, dalle procedure più complesse e lunghe di una gara d’appalto.

Non a caso, il giorno 22 gennaio, quello della scadenza del contratto con Ecoce, il dirigente De Rosa affida mediante trattativa diretta con unico operatore economico il servizio alla società La Gardenia, come se nel Mepa ci fosse solamente un’impresa che si occupa di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Neanche una garetta.

Incredibile ma vero, De Rosa non vuole avere neanche il fastidio di realizzare una garetta ed è del tutto evidente che la scelta a nostro avviso pornografica di attingere, con quali criteri non si sa, da Mepa il nome di una sola impresa, è stata assunta prima della scadenza del vecchio contratto, come dimostra la decisione di spedire le carte alla SUA il 13 gennaio, creando una condizione di impossibilità temporale di bandire una gara con 4 o 5 imprese invitate.

Siccome De Rosa non è fesso, crea subito un altro documento che lo cautela.

Il 28 gennaio scrive alla SUA, giusto per dargli una voce. Della serie: a che state con la gara. Ma lui sapeva troppo bene che stava a zero.

Però la richiesta l’ha fatta, e dunque vai col tango: una determina dopo l’altra, un mese alla volta, La Gardenia Srl, che è poi la proverbiale figlia della gallina bianca, cioè quell’unica impresa scelta con criteri che solo lui sa, affidataria di un servizio che ovviamente è frutto di una emergenza, di una straordinarietà, che è tale solo sulla carta ma che in realtà è molto più ordinaria di un processo amministrativo regolato da una gara.

Dal 22 gennaio sono trascorsi più di 8 mesi. A botte di quasi 80mila euro al mese (vedi in calce) siamo arrivati a 640mila euro. Per carità, cose brevi di un mese, in quanto non è mica colpa nostra se la SUA, a cui abbiamo mandato le carte 7 giorni prima della scadenza del contratto, non ha ancora proceduto a realizzare la gara.

Ci siamo sforzati per semplificare quello che semplice non è o quantomeno non appare.

Però, sappiate che noi giornalisticamente non ci siamo formati su queste materie ma ormai gli articoli li scriviamo con grande facilità e ci bastano due righe di un atto amministrativo scritto da un Raffaele De Rosa o da un Franco Biondi, per capire tutto.

E per allenarci ogni giorno nel non farci il sangue amaro di fronte ad un’impunità di cui questo sistema gode e che non solo permette allo stesso di autoconservarsi, ma ne aumenta gli estri, lo implementa, perché se non capita mai nulla è chiaro che certe burocrazie abbattono ogni residuo freno inibitore e diventano no limits.