IL FOCUS. I PRESUNTI MARIUOLI DI AVERSA. I due geniali esposti del “tifoso” Alfonso Golia e di Yari Cecere, nati per stimarsi. I tre imprenditori che hanno vuotato il sacco sul sistema privatistica e scellerato dell’Ufficio Tecnico
25 Aprile 2024 - 14:29
Prima di addentrarci, così come faremo nella prossima puntata, nei contenuti vivi dell’indagine, nelle risultanze delle attività di intelligence, ossia trojan e telecamere installate negli uffici di Serpico e Menale, una trattazione non sommaria meritano le ragioni, la genesi di un’indagine nata perché l’allora sindaco e il costruttore arrestato qualche giorno fa volevano sostanzialmente ridurre al silenzio la consigliera comunale di opposizione Eugenia D’Angelo
AVERSA (g.g.) – Prima di entrare ancora più nel vivo dei contenuti dell’indagine, di quello che è emerso dalle intercettazioni telefoniche che, di questi tempi, sono intercettazioni ambientali a tutti gli effetti, in considerazione del lavoro compiuto dai cosiddetti trojan, definiti “captatori informatici”; prima di entrare nel merito del lavoro compiuto nella costituzione di elementi probanti e probatori della stabile attività criminale che si svolgeva all’interno dell’Ufficio Tecnico del comune di Aversa (abbiamo già ammirato il video in cui si mostra i funzionari prendere e contare le mazzette ricevute dai costruttori), facciamo un rapido passaggio sulla genesi di questa indagine.
Nel giugno del 2021 il sindaco dell’epoca, Alfonso Golia, invia un esposto alla procura della Repubblica di Aversa-Napoli Nord. A dirla tutta, noi, che di cronaca giudiziaria ne maciniamo a tonnellate, non avevamo mai visto un’iniziativa simile. Tutto sommato, questi fatti forniscono tanto sale, tanto pepe, tanto interesse al nostro lavoro in cui, davvero, non ci si annoia mai.
Il sindaco di Aversa, ricordiamo a chi non conosce questa circostanza, al pari di tutti gli altri primi cittadini, non ha poteri specifici sui processi amministrativi riguardanti esclusivamente la potestà dei dirigenti nei comuni in cui questa figura è prevista o dei responsabili di Ripartizione nei piccoli comuni in cui la carica di dirigente non è prevista. Nonostante questo, prende carta e penna e scrive un esposto in cui indossa i panni del tifoso delle ragioni dei costruttori Alfonso e Nunzio Yari Cecere.
Ne prende le parti in quanto i Cecere ritengono uno scontro, un fatto personale, l’attività svolta nel pieno, normale e non certo estensivo esercizio, delle sue funzioni politiche dalla consigliera comunale di opposizione Eugenia D’Angelo la quale non aveva bombardato con un drone il palazzo di via Linguiti costruito dai Cecere, non ci aveva scagliato un missile terra-aria, ma aveva usato uno strumento tipico dell’esercizio della sua attività, protetta dalle leggi e dalla Costituzione, di controllore della macchina amministrativa, dentro alla quale c’è anche quella di monitoraggio delle attività dei dirigenti, normate dalla legge Bassanini in poi.
Quindi non abbiamo ben compreso, nemmeno dall’ordinanza, perché lo scritto del sindaco Golia venga definito un esposto, visto e considerato che, per usare un’espressione giuridica, esisteva un evidente carenza di legittimazione ad essere considerato tale.
Ma Alfonso Golia e Nunzio Yari Cecere sembrano essere nati uno per l’altro. E adesso vi spieghiamo il perché, prendndola un po’ alla lontana.
D’Angelo contesta la procedura che ha portato all’edificazione in via Linguiti, ossia in pieno centro di Aversa, di un mostro di cemento.
Eh beh! Noi c’eravamo, noi scrivevamo ed eravamo pienamente d’accordo con la D’Angelo. Ma non perché ci era simpatica o erano a noi antipatici il sindaco Golia e Yari Cecere con cui, nella nostra vita, non abbiamo mai parlato, né direttamente, né indirettamente, e con i quali temiamo che non parleremo mai, vista la sesquipedale differenza di vedute e mentalità.
Questo perché, allargando tutti gli zoom del mondo, vedevamo quella casupola di proprietà della signora Menditto, che l’aveva venduta ai Cecere, e affianco vedevamo quell’enorme palazzo di 6/7 piani che, in pratica, secondo la legge, ovvero secondo il combinato tra le norme urbanistiche e la legge regionale denominata Piano Casa, avrebbe dovuto sviluppare al massimo dei massimi una volumetria superiore del 35% a quella della casupola e non tipo del 3 mila per cento, così come era evidente agli occhi del profano.
Si chiamavano Cecere, ma si fossero chiamati Brambilla, Kerbauer del Sud Tirolo o Cangelosi di Palermo, sarebbe stata la stessa cosa per noi. I Cecere avevano violato la legge e, fosse dipeso da noi, quel palazzo sarebbe già stato demolito e non solo sequestrato, così come accadde nel febbraio 2023 dall’autorità giudiziaria.
Lo stesso discorso fatto per lo stabile di via Linguiti lo abbiamo portato avanti in decine e decine di articoli dedicati ad altri edifici di Aversa, a partire dal secondo dei Cecere, sito in viale Olimpico, anche questo coinvolto nell’inchiesta che ha portato all’arresto di 8 persone, tra cui spicca il nome del dirigente dell’Ufficio Tecnico, Raffaele Serpico, del suo uomo di faccende ed ex dipendente del comune, Giuseppe Minale, nonché dei Cecere, padre e figlio.
Aversa è un cesso. E’ una versione peggiorata della Napoli raccontata da Francesco Rosi nel celeberrimo film Le mani sulla città.
Ritornando alle affinità elettive tra Golia e Yari Cecere, l’atto successivo al bislacco esposto dell’allora sindaco è un addirittura una querela presentata ai carabinieri, stavolta a firma dello stesso Cecere, il quale si muove in tal senso perché definiva vessatoria e ingiusta l’attività di controllo sul permesso a costruire di via Linguiti compiuta dall’ufficio comunale a seguito di esposto anonimo.
Insomma, Golia e Cecere si agitavano alla stessa maniera, visto che il primo, “tifando Yari”, aveva inserito nel suo sedicente esposto una sorta di contro-esposto inviato al comune da Yari Cecere e che si concretizzava un po’ comicamente con una contro-richiesta di accesso agli atti, come se l’attività di un consigliere comunale di opposizione non consistesse anche nel controllo della legittimità di un atto pubblico che più pubblico non si può qual è un permesso di costruire.
Fatto sta che se i proverbiali “occhi del cacciuttiello” erano semi aperti (o semi chiusi), magari stimolati qualche volta, ma in maniera non decisiva dai nostri articoli, il cacciuttiello di fronte a queste iniziative geniali di Alfonso Golia e di Yari Cecere saltava direttamente dalla sedia.
E se agli esposti anonimi di via Linguiti aveva dato, fino ad allora, un’occhiata veloce, i medesimi vengono riletti sillaba per sillaba. L’ordinanza dell’altro giorno scrive testualmente che le argomentazioni esposte nei due scritti si sarebbero poi dimostrate assolutamente vere alla realtà dei fatti, di fatti assolutamente illegali.
Un’altra cosa interessante contenuta nel preambolo che precede l’ingresso nella polpa degli elementi di colpa o gravemente indiziari, attraverso l’uso degli strumenti d’indagine di cui abbiamo scritto prima è rappresentata dal giudizio dei giudici della procura di Aversa Napoli Nord, Cesare Sirignano e Patrizia Dongiacomo, esprimono sull’attività dell’Ufficio Tecnico del comune di Aversa.
Non si tratta di un giudizio relativo solo ai fatti oggetto della specifica indagine. L’approccio valutativo e la conseguente valutazione allargano il loro spettro visuale – e ci fa piacere constatare che queste parole sono molto simili a quelle da noi utilizzate negli ultimi anni – e riescono ad individuare un modus operandi di carattere sistematico, figlio di una convinzione, di un modo di essere sistemico dei personaggi coinvolti.
I pm dicono che l’UTC di Aversa è costituito, è edificato sulle fondamenta di una gestione privatistica, nell’ambito del quale la sicurezza, la legalità, criteri cardine del lavoro dell’ufficio tecnico, sono sotterrati per favorire la realizzazione di scellerati progetti che puntano solo a fare milioni, a massimizzare i profitti dei privati, penetrati nella pubblica amministrazione, pagando sostanzialmente mazzette.
Notevole e lodevole, al riguardo, è il contributo fornito alle indagini da due imprenditori Fe.Lo. e Tr. Eu. Ascoltati negli ultimi giorni del 2021 come persone informate sui fatti, i due si sfogavano e parlavano, senza alcun problema e ben sapendo che quello che stavano dicendo avrebbe riempito un formale verbale, di un vero e proprio sistema clientelare presso l’UTC di Aversa. Un terzo imprenditore, Ma.Ro., titolare di un’impresa di ascensori, lamentava una palese difficoltà a vincere gare d’appalto in città.
Chiarite e spiegate le accuse formulate ai tredici indagati, a partire dagli 8 arrestati, declinata la genesi dell’indagine, nella prossima puntata del nostro focus su un’ordinanza a cui sicuramente il nostro giornale ha onorevolmente contribuito e che dunque si preannuncia piuttosto lunga, cominceremo ad esaminare la polpa di queste indagini, ossia le risultanze delle attività di intelligenze, ordinate dalla procura di Aversa e compiute dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Aversa.