FOCUS CAPODRISE ALLE URNE. Fatti e non parole: dal 2011 ad oggi la triade Luisa D’Angelo, Negro e Crescente ha fatto aumentare il deficit e i debiti del Comune del 2000% e forse anche di più. Ve lo dimostriamo numero per numero

17 Maggio 2024 - 19:38

Ma la Corte dei Conti ha dimostrato di aver perso la pazienza. Il commissario ha varato un piano di riequilibrio su 15 anni di lacrime e sangue. Ma non è affatto detto che i giudici lo approveranno. E allora sarà dissesto senza se e senza ma e con tre colpevoli indiscutibili e indifendibili

LA PRIMA PUNTATA DEL FOCUS: IL FOCUS. CAPODRISE ALLE ELEZIONI. Le prime prove provate che la gestione dell’aspirante sindaco di fatto Luisa D’Angelo “in Zannini” ha portato al quasi certo dissesto del Comune. Pronti a un confronto e a un’intervista

CAPODRISE (g. g.) – La seconda parte del nostro focus sui conti disastrati che ormai prefigurano una dichiarazione di dissesto, focalizza la propria attenzione sugli anni in cui Luisa D’Angelo ha ricoperto direttamente la carica di assessore al Bilancio e alle Finanze.

I CONTI DELLA D’ANGELO – Il primo rendiconto della D’Angelo fa passare il disavanzo, ossia i debiti del Comune, dai quasi 3 milioni e mezzo del primo triennio Negro-Crescente alla cifra di 5.483.472,36

euro. E i residui attivi? Ricordate quelli di Fattopace inferiori ai residui passivi? Il Consuntivo 2018 scrive che ammontano a 12.094.323,26 euro, a fronte di residui passivi pari a 6.942.644,59 euro.

Quando un Comune comincia a costruire una contabilità apparente fondata su residui attivi che poi, nella loro maggior parte, sono assolutamente inesigibili, attua un’operazione di potere finalizzata a favorire un’oligarchia che vuol mantenersi le poltrone sistemando i fatti propri e costruendo le condizioni di un dissesto futuro che scaricherà i suoi effetti sui cittadini, costretti a pagare le tasse comunali con le aliquote massime stabilite dalla legge.

Questo vale per ogni Comune ed è già chiaro nel Conto Consuntivo di Capodrise relativo all’anno 2018.

Si mettono pezze tipo riequilibri di Bilancio che poi fatalmente non costituiscono mai saldi di vero risanamento, fino a quando la Corte dei Conti si stufa di veder truccare i parametri della verità, ossia della deficitarietà strutturale di un ente, e suona il triplice fischio, quello del dissesto, mettendo spalle al muro il Comune “prestigiatore”.

L’ULTIMO BILANCIO – L’ultimo Bilancio approvato è quello relativo all’anno 2022, che ci consente di sviluppare una valutazione oggettiva su tutto il percorso della coppia Negro-Crescente, ma anche quello della coppia D’Angelo-Negro. Il disavanzo di amministrazione, ancora sub iudice per la Corte dei Conti, è pari a 6.680.409, 61 euro. Una cifra che potrebbe benissimo varcare quota 7 milioni dopo i controlli definitivi dei giudici contabili.

Insomma più di venti volte tanto la cifra di micro-disavanzo lasciata da Fattopace.

Venti volte tanto significa il 2.000% in più. In 11 anni questi sono riusciti a far aumentare i debiti di Capodrise del 2.000%. Ciò grazie ai residui attivi fondamentalmente farlocchi, che hanno mascherato ulteriori buchi, che quando verranno messi a nudo altro che 2000%, i deficit saranno ancora maggiori di quelli evidenziati ufficialmente. Una deriva argentina, greca, venezuelana.

I commissari non hanno ancora approvato il Consuntivo 2023, per cui non ci pronunciamo ma recupereremo sicuramente questi numeri nei prossimi giorni.

Scrive la Corte dei Conti nella già citata delibera del luglio scorso, in cui – ripetiamo – sono riportati tutti i numeri appena illustrati in questo articolo e in quello precedente, prima parte del focus: “Ai sensi e per gli effetti dell’articolo 148 bis del Tuel la presenza di irregolarità contabili e finanziarie descritte è suscettibile di pregiudicare anche in prospettiva gli equilibri economico-finanziari del Comune di Capodrise”.

In parole povere, non è affatto detto che quando alla Corte dei Conti sarà rifilata una nuova delibera di riequilibrio di Bilancio i giudici la faranno passare.

La conseguenza di questo si chiama in un solo modo: dissesto.

Articolo 242 del Tuel: Individuazione degli enti locali strutturalmente deficitari e relativi controlli

QUESTI I PARAMETRI:

Incidenza spese rigide (ripiano disavanzo, personale e debito) su entrate correnti

Incidenza degli incassi delle entrate proprie sulle previsioni definitive di parte corrente

Anticipazioni chiuse solo contabilmente

Sostenibilità debiti finanziari

Sostenibilità disavanzo effettivamente a carico dell’esercizio

Debiti riconosciuti e finanziati

Debiti in corso di riconoscimento + Debiti riconosciuti e in corso di
finanziamento

Indicatore concernente l’effettiva capacità di riscossione (riferito al totale delle entrate) (questo parametro ha un oggettivo elemento di valutazione in quanto si calcola sulla media degli ultimi cinque anni).

Sono questi gli 8 parametri che i Comuni devono rispettare almeno per la metà per essere considerati seri e virtuosi.

L’articolo 242 fissa, infatti, un limite di rispetto. Se non ne vengono rispettati 4, il Comune viene considerato strutturalmente deficitario. Succede allora che ai sensi dell’articolo 243 del Tuel “gli enti locali strutturalmente deficitari sono soggetti al controllo centrale sulle dotazioni organiche e sulle assunzioni di personale da parte della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali. Il controllo è esercitato prioritariamente in relazione alla verifica sulla compatibilità finanziaria.”

Il Comune di Capodrise si è messo a far melina, in risposta alla quale la Corte dei Conti ha iniziato a spazientirsi e non è andata per il sottile:“In risposta l’Ente ha rappresentato che – scrivono i giudici – il parametro dei debiti riconosciuti maggiori dell’1% non sarebbe stato sforato“. Evidentemente si tratta del quinto e decisivo.

Ma la Corte dei Conti sa bene dove controllare. Sono andati sulla piattaforma Banca Dati Amministrazioni Pubbliche o BDAP che dir si voglia, e hanno sancito che il parametro in questione è stato violato eccome, per cui quello di Capodrise è, a tutti gli effetti, un Comune strutturalmente deficitario.

Il commissario in carica, non a caso, ha chiesto un pesantissimo riequilibrio finanziario per 15 anni e si è mosso, rispetto a concorsi, incarichi, consulenze esterne, come se il Comune fosse strutturalmente deficitario. Se quel piano non sarà approvato dalla Corte dei Conti, ed esiste una seria possibilità che non lo sia, l’amministrazione comunale che verrà fuori dalle elezioni dell’8 e 9 giugno dovrà partire da una delibera di dichiarazione di dissesto.

Nessuno vuole criminalizzare nessuno, ma valutando i parametri lasciati da Fattopace nel 2011 e quelli di adesso, l’assessora Luisa D’Angelo e l’ex sindaco Vincenzo Negro devono spiegare, senza ciurlare nel manico e divagare (della serie “quello è delinquente, quell’altro è un giornalista pregiudicato”) com’è potuto succedere che in 11 anni il Comune di Capodrise si sia trasformato da ente tra i più virtuosi della provincia a ente tra i più indebitati. Fatti, non chiacchiere.

E non finisce qui, perché abbiamo intenzione di dedicare il nostro tempo all’analisi certosina di fatti di amministrazione. Prima i fatti e poi le persone che li hanno determinati, non il contrario.

Alla prossima puntata.