IL FOCUS SUL CIRCO A MARCIANISE. Perché è sbagliato accusare Velardi per averlo autorizzato. Ecco quale sarebbe la vera soluzione animalista alla tragedia del maltrattamento

9 Ottobre 2018 - 11:45

CLICCA QUI PER VEDERE IL VIDEO DELLA TIGRE BIANCA CHIUSA IN GABBIA

 

 

MARCIANISE (Maria Concetta Varletta) – Quella del circo è una delle questioni più annose e dibattute dagli animalisti (semplificazione estrema, sicuramente inflazionata e spesso utilizzata con accezione dispregiativa in riferimento alla pur esistente deriva fanatica dell’animalismo, per indicare chi si batte per la tutela degli animali).

In questi giorni, complice l’arrivo in città di una compagnia circense che si è installata sullo slargo antistante il velodromo, a Marcianise si è sollevata un’accesa polemica intorno al presunto maltrattamento degli animali impiegati negli spettacoli.

Gli attacchi più feroci si sono scagliati contro il sindaco Velardi, secondo i contestatori colpevole di aver autorizzato la venuta del circo rispondendo positivamente alla richiesta di licenza temporanea e rilasciando la relativa concessione per l’occupazione di suolo pubblico per realizzare gli spettacoli circensi.

In effetti, il Comune di Marcianise avrebbe potuto non accordare il permesso al circo e rimpallare la rogna altrove. Il mero rifiuto di ospitare il circo, infatti, non risolve di per sé il problema dello sfruttamento degli animali, semplicemente lo sposta in un’altra città.

Noi non vogliamo attaccare Velardi purchè sia e riteniamo povera di contenuti la polemica di chi lo attacca per aver autorizzato il circo, evidentemente senza approfondire la questione (o comunque senza preoccuparsi del fatto che se il problema lo spazziamo via dal nostro orto, non scompare ma finisce in quello del vicino).

Noi, ad approfondirla, ci abbiamo provato.

Quale sarebbe stato, allora, l’approccio più serio e rispettoso possibile della tutela degli animali che il sindaco Velardi avrebbe potuto adottare nella trattazione di una questione spinosa e articolata come quella del circo?

Questa è la fonte (CLICCA QUI) che abbiamo valutato come la più esaustiva e seriamente circostanziata nei contenuti, dalla quale abbiamo estrapolato le interessanti informazioni che seguono: esistono diversi consigli per rendere la vita difficile ai circhi con animali e cercare di ostacolarli nella propria città (gran parte del testo è a cura di AgireOra Alessandria, e gli esempi riportati faranno quindi riferimento al Comune di Alessandria, ma possono essere estesi a qualsiasi altro Comune).

Interventi presso le istituzioni: un’ordinanza anti-circo

Indurre il proprio Comune a far approvare un’ordinanza restrittiva contro l’attendamento di circhi con animali è un’impresa possibile, ma bisogna fare attenzione al contenuto di tale ordinanza.

Un’ordinanza di divieto totale di attendamento dei circhi con animali è poco utile: se il circo fa ricorso al TAR, vince e l’ordinanza viene annullata, perché un Comune non può vietare ciò che a livello nazionale è del tutto legale, e riceve addirittura sussidi dallo Stato.

Quello che si può fare è porre delle restrizioni, basate sul regolamento CITES del 2006, che, oltre a indicare dei requisiti minimi per le detenzione degli animali (misure dei recinti, ecc.), indica anche di EVITARE del tutto la detenzione delle seguenti specie: Primati, Delfini, Lupi, Orsi, Grandi Felini, Foche, Elefanti, Rinoceronti, Ippopotami, Giraffe, Rapaci.

Scarica il regolamento CITES “LINEE GUIDA PER IL MANTENIMENTO DEGLI ANIMALI NEI CIRCHI E NELLE MOSTRE ITINERANTI” del 2006.

Seguire tale regolamento NON è obbligatorio: lo scopo dell’ordinanza comunale anti-circhi è appunto quello di renderlo obbligatorio, nonché di aggiungere altre restrizioni amministrative.

Il problema è che al momento non esiste ancora una ordinanza “robusta” in vigore sul tema: quella del Comune di Alessandria del 2011 ci è andata vicino, ma per alcuni errori di forma è stata annullata dal TAR nel giugno 2013.

Da tener in considerazione è anche il “Regolamento per la disciplina delle attività dello spettacolo viaggiante e dei circhi equestri” del 11 marzo 2009 (scarica un estratto del regolamento).

L’importanza di questo Regolamento, tuttora vigente, consiste soprattutto nel limitare l’attendamento a qualunque circo sul territorio comunale in un periodo limitato dal 1 novembre al 10 gennaio di ogni anno e nel non concedere più di un permesso all’anno. Inoltre viene data la precedenza ai circhi senza animali che ne facciano richiesta entro il 31 dicembre per attendare l’anno seguente. Di fatto, quindi, se un circo senza animali facesse richiesta di attendamento, avrebbe la precedenza su tutti quelli con animali e potrebbe attendarsi solo lui per quell’anno.

Cosa si può fare a livello comunale

Riteniamo che sia ancora possibile redigere un’ordinanza comunale contro i circhi con animali che possa reggere di fronte al TAR, evitando gli errori sopra menzionati.

In sostanza, si tratta di:

– prendere a modello l’ordinanza del Comune di Alessandria del 2011;

– modificare l’articolo 1 in qualcosa di simile a: “E’ fatto assoluto divieto sul territorio comunale di utilizzare ed esporre animali appartenenti a specie selvatiche ed esotiche in attività di spettacolo ed intrattenimento pubblico, tranne per i circhi e le mostre zoologiche itineranti”, consultandosi comunque con l’avvocatura del Comune.

– NON citare mai il regolamento CITES del 2000 ma solo quello del 2006, e in tutti i punti in cui si cita il regolamento, specificare anche la sua data; dove si citano le specie escluse, specificare che sono quelle citate dal regolamento CITES del 2006;

– aggiungere la limitazione di un solo circo l’anno, in un limitato periodo temporale, e con i circhi senza animali che hanno comunque sempre la precedenza su quelli con animali.

Così facendo si dovrebbero avere buone speranze di ottenere un’ordinanza funzionante.

Prima dell’arrivo di un circo

L’arrivo di un circo è tipicamente preceduto da una massiccia affissione abusiva di manifesti pubblicitari di grandi dimensioni ad opera degli stessi circensi, in città e in periferia (sotto cavalcavia, viadotti, ecc.). La prima cosa da fare quindi è dare la “caccia ai manifesti” abusivi. Nella maggioranza dei casi si tratta di affissioni abusive perché in luoghi non consentiti o prive del timbro comunale che attesta il pagamento della tassa di affissione.

 

Tant’è.

Riflettiamo su quanto si può fare per risolvere il problema a monte, non a valle.