IL FOCUS. Tutta la verità su Baia Domizia. Il sindaco di Cellole lotta come un… di Leone, ma Sessa Aurunca continua ad essere una palla al piede che rende il mare tutt’altro che pulito
3 Luglio 2024 - 13:18
Cinque anni orsono illustrammo in un articolo una situazione inquietante rimasta assolutamente intatta in ognuno dei suoi elementi negativi. Sessa non ha il depuratore, il progetto Bandiera Blu (quello della Regione) è fermo al palo. L’inquinamento fecale proveniente dai canali del Consorzio di bonifica, letteralmente massacrati dagli scarichi sessani e dal troppo pieno delle vasche di accumulo, rimane invariato. L’Arpac è diventata una costa di omertà. Eroico dunque il primo cittadino di Cellole nell’ottenere la Bandiera Blu della FEE
BAIA DOMIZIA (Gianluigi Guarino) Iniziamo l’articolo di oggi come ne cominciammo un altro, di argomento speculare, nel luglio 2019 cioè esattamente 5 anni fa (CLIKKA E LEGGI)
Ora, come allora, non vogliamo assolutamente apparire come guastafeste e non vogliamo certamente proiettare ombre sulla indubbia capacità, mostrata dal sindaco di Cellole Guido di Leone, nella realizzazione non certo agevole, che ha condotto il Comune da lui guidato ad entrare nel novero, non certo amplissimo di quelli gratificati dalla Bandiera blu.
Cos’è veramente la Bandiera Blu
Prima di entrare nel merito di un breve ragionamento sulle attuali condizioni ambientali di Baia Domizia e dintorni, con particolare riferimento a quelle relative al mare di balneazione, chiariamo rapidamente cosa sia mai questa Bandiera blu.
E’ attribuita da un’organizzazione internazionale non governativa la Foundation for Environmental Education, acronimo FEE, nata 43 anni fa, dunque nel 1981 e che oggi ha la sua sede centrale a Copenaghen, capitale della Danimarca.
Negli anni ha aperto i battenti in altri 77 paesi in ognuno dei 5 continenti.
La sua mission principale è costituita dalla diffusione delle buone pratiche ambientali, attraverso la formazione, realizzata soprattutto nelle scuole.
Negli anni, questa fondazione ha acquisito un prestigio sempre maggiore.
La delegazione italiana è stata aperta nel 1987, poi, magari, se torneremo sull’argomento nei prossimi giorni cercheremo anche di spiegare ai nostri lettori chi siano i responsabili della FEE nel nostro paese.
L’organizzazione ha messo a punto un disciplinare, gradualmente sempre più preciso e stringente, finalizzato a qualificare e a classificare le coste marittime europee.
In sintesi (ma può CLIKKARE QUI chi vuole approfondire nel dettaglio) di 33 requisiti di cui 30 imperativi, in pratica condicio sine qua non, e 3 suggeriti, cioè non obbligatori, ma esortativi
Questi 33 requisiti riguardano la condizione, la tenuta delle spiagge, i servizi ad esse apprestati partendo dal presupposto della pubblicazione, della messa a conoscenza di queste condizioni, le cui informazioni devono essere comunicate in maniera trasparente ai cittadini e ai fruitori
C’è poi una parte riguardante proprio le condizioni biologiche delle acque marine anche in relazione alla distanza e alla tenuta degli impianti che devono garantire un perfetto smaltimento, una perfetta depurazione delle acque reflue.
Giusto per fare un esempio i canali di scolo a mare devono tenersi a debita distanza dalle spiagge, fermo restando che tutto ciò che sversano sia stato perfettamente bonificato dalla fase depurativa.
Abbiamo cercato di sintetizzare, proprio per riagganciarci al discorso organizzato e offerto all’attenzione di nostri lettori nel citato articolo di 5 anni fa
La situazione era la seguente: il depuratore, di cui il Comune di Cellole si è dotato più di 20 anni fa, era in funzione. Dure critiche, invece, esprimevamo nei confronti del Comune di Sessa Aurunca, nei cui confini ricade la parte nord di Baia Domizia, che del depuratore non era dotato e si appoggiava, in maniera piuttosto avventurosa e con una dubbia linearità, a quello del comune confinante, da sempre ritenuto da Sessa Aurunca un proprio villaggio, una frazione, qual è effettivamente stata fino al 1973 ossia fino a 50 anni fa.
L’acqua che va in salita, le vasche di accumulo e tanto altro
Andiamo per compartimenti. Nel 2019 le cose stavano così, nel luglio del 2024 Sessa Aurunca, che si ritiene evidentemente molto figa, ha, invece, confermato e ha peggiorato il disonore, continuando a non avere un depuratore e continuando a utilizzare quello di Cellole, per gli sversamenti provenienti dalla sua porzione di Baia Domizia, per altro non pagando i canoni da una vita. Fatto gravissimo. Attenzione quando parliamo di poca linearità ci riferiamo ad una vicenda tragicomica che ha modificato il corso della fisica roba che Focus non ci fa niente: quelli di Sessa Aurunca non si erano accorti che il depuratore di Cellole si attestava ad una quota leggermente superiore a quella del corso di sversamento. Quando capirono che era del tutto inutile tentare l’impresa di far andare l’acqua in salita, realizzarono una variante al progetto costruendo 4 vasche, 4 stazioni di pompaggio in modo da convogliare meccanicamente l’acqua verso il depuratore di Cellole. Queste vasche di pompaggio sono dotate di una vasca di accumulo, il quale prevede un sistema cosiddetto di “troppo pieno”. Questo troppo pieno non viene gestito nella dinamica relazionale tra le fogne di Baia Domizia nord e il depuratore di Cellole ma va a finire, immancabilmente nei canali di scolo del consorzio di bonifica. Residui di fogna tal quale che poi vengono sversati a mare. Un sistema troppo pieno dovrebbe entrare in funzione quando ci sono eventi straordinari, ad esempio una pioggia battente. Invece, il sistema troppo piena scatta anche durante 40 giorni di secca e questo può essere dovuto solo ad un motivo: la mancata manutenzione della vasca di accumulo. Ha controllato l’Arpac, ci sono andati i Noe dei carabinieri ma a nulla è servito.
Noi partiamo dal presupposto, poi magari domanderemo, però, al sindaco Guido Di Leone nei giorni prossimi se il depuratore di Cellole è in grado di certificare e di garantire che l’emissione di acque reflue bonificate risponda a tutti gli standard tecnici richiesti, prima di tutto dalla legge e poi dal disciplinare di bandiera blu. Dovrebbe essere così dato che quelli della FEE, scrivono testualmente, compiono dei veri e propri blitz senza avvertire e, riteniamo, assumano dei campioni delle acque reflue ripulite dal depuratore.
Ma Sessa Aurunca cosa produce trattandosi di una città di più di 20mila abitanti? Con rispetto parlando tanti scarti, conseguenza dell’uso di detersivi, tanta buona cacca e tanta buona pipì. Naturalmente, questa roba non va a finire nel depuratore di Cellole che accoglie, in vece, come abbiamo detto, solo la porzione prodotta dalle residenze sessane di Baia Domizia Nord. Il resto comincia un viaggio di una quindicina di chilometri fino ad entrare nei canali di scolo del consorzio di bonifica.
Qualcuno fa confusione ritenendo che i cosiddetti impianti di sollevamento abbiano a che fare con quello che viene immesso in questi canali, no gli impianti di sollevamento sono la quintessenza dell’obiettivo principale della bonifica. Ricevono, infatti, le acque reflue e fanno in modo che queste non si infiltrino nei terreni fino all’orlo arrivando poi ad allagarli
La cacchina di Sessa Aurunca, le vasche di sollevamento e i 3 canali del consorzio di bonifica
Giusto per dire: se non ci fossero questi impianti di sollevamento del consorzio Villa Matilde non potrebbe essere Villa Matilde, ossia un’eccellenza dell’enologia locale, ma sarebbe solamente un pantano, una palude. Altro discorso è la discesa delle acque reflue nei tre canali del consorzio di bonifica. Sono un tal quale probabilmente solo diluito dal percorso di 14/15 chilometri ma sempre merda è. Altra cosa è il destino delle acque reflue rispetto alla destinazione marittima Ed è merda che va a sversarsi direttamente a mare perché i 3 canali del consorzio di bonifica sfociano uno nella zona dell’ex villaggio degli svedesi, presso l’impianto di macchine vecchie, un altro, il canale d’Auriva, si trova nella zona di Baia Felice nei pressi del Lido La Rondine e un altro a nord, direzione Mondragone località trenta palmi
La Bandiera Blu di De Luca, solo promesse e zero fatti
In questi anni non è cambiato nulla. Nel 2019 si diceva, vabbè il master plan della Regione, il grande progetto di bandiera blu lanciato ai tempi della presidenza di Stefano Caldoro e dato per fatto dal più abile cantastorie di tutte le aree geologiche campane, ossia da Vincenzo De Luca, alla fine si farà e quelle acque reflue di Sessa Aurunca arriveranno pulite nei canali del consorzio di bonifica.
E invece nulla è successo: quella roba arrivava nel 2019 e la stessa roba arriva al 2024; quella roba era sversata dal centro e dalle frazioni di Sessa Aurunca nel 2019 e il medesimo tal quale o poco meno è sversato oggi. Per cui, con rispetto parlando di bandiera blu, Cellole continua ad avere la palla al piede di Sessa Aurunca che per gli sversamenti di Baia Domizia Nord nel suo depuratore non paga il mare e per la sporcizia degli sversamenti della città e delle frazioni nell’alveo dei canali del consorzio di bonifica, tutti immessi in mare, merda mandava e merda manda oggi
L’Arpac omertosa complice e insabbiatrice
Un ultimo passaggio di questo articolo che, credeteci, è sintetico rispetto alla complessità della materia lo dedichiamo al vergognoso comportamento dell’Arpac. Quando nel 2019 pubblicammo quell’articolo, il minimo sindacale di trasparenza che aveva contraddistinto la pubblicazione dei dati fecali scomparve totalmente e oggi i bellimbusti che rappresentano la regione Campania in questo ente rendono nota solamente la cifra di una media annuale di incidenza di fattori inquinanti del tutto insignificante, perchè la gente vuol sapere se il mare è buono o cattivo da metà giugno a metà settembre e non a gennaio, febbraio o dicembre, quando Baia Domizia si svuota e quando le popolazioni di Sessa Aurunca e di Cellole si riducono di due terzi
Omertà, censura. Perché il cittadino va preso per il culo, per i fondelli. Nelle due verifiche canoniche del 2019 l’Arpac realizzate una all’interno dei canali di scolo, l’altra in mare veniva fuori il dato di una concentrazione fecale, polibatterica, relativa al canale di macchine vecchie, insomma della merda di 130mila UFC per 100 millilitri
Poi, il funzionario comprendendo la “mala parata” affermò che il limite consentito in mare era di 550 UFC per 10 ml, Noi aggiungemmo che 130 mila UFC per 100ml non sarebbero mai potuti scendere in mare sotto quota 500 UFC per 10ml.
Per dimostrarlo bastava un bambino che sapesse fare le 4 operazioni
E allora diventa difficile pensare che rispetto a 5 anni fa questi valori di alto inquinamento siano cambiati. Perché non è cambiata la disastrosa politica del Comune di Sessa Aurunca.
Alla prossima puntata, se sarà necessario