Il Gruppo Carabinieri di AVERSA. Un investimento vincente. I numeri del 2019 del Nucleo Investigativo parlano da sè

16 Gennaio 2020 - 19:18

AVERSA(g.g.) Esistono dati obiettivi, su cui non si può discutere relativamente ad una valutazione sull’evidenza degli stessi, visto e considerato che la matematica, l’aritmetica non è una opinione. Non è possibile, per esempio, mettere in dubbio la bontà, la validità della scelta, compiuta dall’Arma dei carabinieri, di trasformare il presidio di Aversa dal rango di Reparto Territoriale a quello di Gruppo.

Questo giornale, come sa chi lo conosce bene, nutre una idiosincrasia per quelle che noi definiamo “messe cantate”, per i rituali del conformismo dialettico, costruito su formulette trite e ampiamente partecipate. E allora, diciamo subito, sobriamente e senza fronzoli, che i carabinieri di Aversa hanno operato sempre bene, relativamente alle possibilità che l’investimento in uomini e mezzi hanno fornito negli anni.

Ciò significa che il Reparto Territoriale ha espresso un tasso di produttività pari ad un ics partendo da un input di risorse, pari ad un ics meno uno. La differenza tra i due termini aritmetici è stata colmata dalla passione, dalla competenza, dal coraggio e dall’abnegazione, fattori divenuti fattore aggiunto.

Quando, ad Aversa, poi, è stato istituito il Gruppo, sono cambiate molte cose. La più importante tra queste, è stata l’istituzione di un Nucleo investigativo collegato al comando del Gruppo, così come il Nucleo investigativo di Caserta è legato, attraverso il Reparto operativo, al Comando provinciale.

L’immissione di risorse, cioè l’investimento in uomini e mezzi, è passata dalla cifra di ics alla cifra di ics più tre. L’output, cioè il risultato, ha raggiunto, a nostro avviso, non il doppio, così com’è successo ai tempi del Reparto Territoriale, ma una cifra anche superiore, diciamo un ics più dieci. Ciò non vuol dire che col Gruppo si sia registrata più passione, più competenza, più coraggio, più abnegazione rispetto ai tempi del Reparto Territoriale. Significa, invece, che le dinamiche organizzative unite alla capacità, all’esperienza e, perchè no, ci aggiungiamo anche ad un’attitudine collaudata, conseguenza del lavoro ma anche del talento, hanno realizzato di per sè un ulteriore elemento di crescita, relativamente alla cifra dei risultati, degli obiettivi investigativi raggiunti.

Insomma, i carabinieri possono essere soddisfatti e perchè no, possono anche andar fieri del lavoro realizzato dentro all’intero arco dell’anno 2019.

Vedete, in questo caso, non c’è la necessità di ricorrere a quelle schede riassuntive, anzi, molto sommariamente riassuntive, dei bilanci di fine anno che immancabilmente approdano nelle mail delle agenzie e dei giornali, da parte dei vari comandi delle forze dell’ordine.

Se possiamo scrivere un articolo come questo, che non c’entra nulla con gli articoli rituali di bilancio, è perchè noi, per il lavoro che facciamo, per la dedizione che vi poniamo, per la puntigliosa determinazione che apprestiamo alla lettura analitica dei documenti erogati dall’autorità giudiziaria, per i 20 anni che ci hanno visti impegnati professionalmente in questo territorio e che sono, insieme alle cose appena descritte, l’unico vero motivo della nostra competenza, riteniamo di poter dire la nostra. Soprattutto quando i dati da valutare sono freschissimi e ben presenti nella nostra memoria, ancor prima che nei nostri archivi.

Il Nucleo investigativo ha lavorato sia sul versante di una camorra, che pur indebolita, pur depotenziata, esprime, ancora oggi, una capacità organizzativa che se non immediatamente repressa, porterebbe, nel giro di poco tempo, alla riorganizzazione delle fila, negli ultimi anni scompaginate dalle tantissime operazioni realizzate dalla magistratura e dagli organismi di polizia giudiziaria.

In questa chiave, importante è risultata nel dicembre 2018 l’ordinanza, frutto di un’indagine del Nucleo investigativo, che portò all’arresto dell’attivissimo ras di San Marcellino Salvatore Fioravante ed altri 3 esattori del clan dei casalesi.

Si è proseguito poi con un’altra importantissima operazione che ha, fondamentalmente per la prima volta, in maniera organica ed articolata, inquadrato investigativamente e giudiziariamente il meccanismo di gestione del mondo della vigilanza privata da parte di quell’area del clan dei casalesi, direttamente riconducibile alla famiglia Bidognetti. Nella rete, al riguardo, è finito, tra gli altri, Enrico Verso, fratello di Orietta Verso, moglie di Raffaele Bidognetti detto ‘o puffo che ufficialmente si è pentito, ma di cui onestamente non abbiamo più sentito parlare dal giorno in cui questa notizia diventò ufficiale. Da quell’ordinanza, si comprese che il clan dei casalesi era ancora in grado di allargarsi, di spostare le proprie attività, di investire su piazze fondamentali, a partire da quella di Roma capitale. Nell’ordinanza furono coinvolti anche altri nomi significativi come quello dell’imprenditore romano Carlo Verdone, naturalmente solo omonimo del famoso attore, come quelli di Antonio D’Abbronzo, Vincenzo Siano ed altri.

Recentissima, invece, è l’operazione che ha portato all’arresto di 8, poi divenuti 9, elementi del clan dei casalesi. Importante la collocazione temporale perchè il gruppetto proprio nei giorni del blitz stava operando su tutto il territorio dell’agro aversano per la riscossione del pizzo di Natale. A capo del gruppo c’era una vecchia conoscenza del clan dei casalesi: il 70enne Gaetano Buonpane il quale, a dispetto dell’età matura, era ritornato a fare immediatamente il camorrista non appena scarcerato dopo l’esecuzione di una pena detentiva. Le manette sono scattate ai polsi, tra gli altri, di Giuseppe Tessitore, Raffaele Cantone. Il nono uomo, cioè Bartolomeo Vitiello, si è dovuto arrendere dopo qualche giorno. I carabinieri di Aversa lo hanno braccato, non lasciandogli alcuno spazio di manovra, prima di ammanettarlo.

Dulcis in fundo, l’operazione di Trentola Ducenta. Volutamente ne scriviamo alla fine, pur essendo anteriore a quella appena declinata su Buonpane e “comparielli”, dato che, per quella che è la nostra sensibilità e per il ritardo stratosferico che lo stato accusa nella lotta alla corruzione che impera all’interno degli organismi della pubblica amministrazione in provincia di Caserta, lo consideriamo un pò il fiore all’occhiello del Nucleo investigativo del Gruppo carabinieri di Aversa. Pochi mesi di indagine. Precise, mirate in cui si è ben compresa la capacità collaudata ed esperenziale in questo particolare settore di lotta al crimine, di chi il Nucleo investigativo di Aversa comanda. Non è un caso, a nostro avviso, ed è qui che ritorniamo sull’affermazione dell’incipit di questo articolo, sui dati obiettivi che non possono essere confutati, che lo stesso ufficiale, è colui che ha realizzato l’operazione che ha portato a scoperchiare il pentolone della corruzione all’interno del comune di Maddaloni, con conseguente arresto dell’allora sindaco in carica Rosa De Lucia.

In manette e poi ai domiciliari è finito stavolta il sindaco di Trentola Andrea Sagliocco insieme ad altri, insieme soprattutto all’avvocato faccendiere Saverio Griffo.

Noi che siamo stati testimoni attivi, narratori minuziosi della indagine sulla tangentopoli maddalonese e dell’indagine recente su Trentola, non possiamo non notare che quella di Maddaloni si mostrò subito solidissima, resistendo e trovando riscontro in una conferma sostanziale delle misure cautelari da parte dei giudici del Riesame e sfociando poi nella decisione di Rosa De Lucia di patteggiare la pena, 4 anni, se non ricordiamo male. Una decisione con la quale la De Lucia riconobbe in pratica la sua colpevolezza e decretò dunque, implicitamente, il pieno successo di un’attività di indagine svolta con serietà ed equità dalla procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere, pm Giacomo Urbano, e dalla Stazione carabinieri di Maddaloni.

Come allora, anche in questa occasione, il sindaco Andrea Sagliocco ha perso il Riesame. Poi, nell’economia complessiva della fase cautelare, finisce per contare di meno la posizione più morbida assunta dalla Corte di Cassazione, di fronte a un processo già iniziato al tribunale di Aversa-Napoli nord e di fronte al tempo trascorso dal giorno in cui gli arresti furono realizzati.

Ora vedremo l’esito del dibattimento; se ci saranno condanne potremo dire che, in un periodo relativamente contenuto, lo stato italiano ha fatto l’indagine, ha rinviato a giudizio e ha anche condannato. E con i tempi che corrono, non è cosa da poco.