JAMBO. La rivolta dei 40 commercianti, i numeri del disastro. La sconfitta dello Stato, che avrebbe dovuto dimostrare di saper gestire meglio della camorra e invece lo sta mandando in fallimento. TUTTE LE CIFRE

9 Dicembre 2023 - 12:15

Una lettera quasi rassegnata. I commercianti chiedono di conoscere dove vanno a finire e come vengono utilizzati i soldi da loro versati per le attività di pubblicità e di promozione

TRENTOLA DUCENTA (g.g) – Parlare dei problemi del Jambo di Trentola Ducenta non è, per noi, una novità. Lo sarebbe qualora fossimo per una volta in condizione di parlare bene del Jambo, della sua gestione. D’altronde, avrebbe rappresentato un fatto normale il parlare di fatti positivi, visto che il grande centro commerciale di Trentola è, da quasi dieci anni, sotto amministrazione giudiziaria.

Noi consideriamo il Jambo uno degli emblemi della sconfitta dello Stato, di uno Stato che nell’agro aversano e in generale in tutte le aree fortemente inquinate, fortemente infiltrate, fortemente monopolizzate dalla criminalità organizzata, avrebbe dovuto centuplicare gli sforzi, avrebbe dovuto scegliere i suoi uomini migliori, per fornire alla gente di quei territori un chiaro segno di discontinuità e soprattutto la prova provata che lo Stato sa far funzionare meglio le cose: sa far funzionare meglio l’economia, sa far funzionare meglio la convivenza civile rispetto alla camorra e ai camorristi.

E invece no: il Jambo è stato un vero e proprio disastro.

Lo è stato perché a rappresentarlo sono stati personaggi inquietanti a dir poco incapaci, protagonisti negativi di una gestione opaca, il più delle volte addirittura vicina al crinale, al discrimine che separa, nelle proprie azioni, ciò che è reato penale, che è violazione da ciò che invece sta, al pelo, nel perimetro delle leggi. Veramente sono stati anni disgraziati. Oggi c’è Michele Apice, che non è affatto una novità, non è affatto un nome in discontinuità rispetto a quelli che hanno compiuto disastri fino ad oggi, in quanto ha a che fare comunque con quelle relazioni tossiche tra amministratori giudiziari e uffici dell’Autority di gestione dei beni confiscati.

I segni e le prove del fallimento sono nei numeri che questi 40 commercianti, i quali spendono la loro firma e mettono la propria faccia sull’ennesimo atto di denuncia sulla mala gestione del Jambo, pubblicano in maniera impietosa.

12 negozi chiusi per il momento, presto ne saranno 14 e poi 16 su 60 complessivi e poi chissà quanti ancora. All’interno del Jambo non c’è più neanche un punto di ristorazione. Ciò si traduce in una forte penalizzazione nelle ore che vanno dalle 12:30 alle 17:30. Momenti di svago ed ospiti di spettacolo presi a vanvera. Nessun collegamento tra i commercianti e la direzione. Insomma un vero e proprio disastro, che annuncia una fase di pre-fallimento. Un numero di visitatori che dal 2018 ad oggi si è pressoché ridotto a un terzo, passato da 6 milioni a 2 milioni. Il resto lo leggerete nella lettera, che parla da sè.