JAMBO, ma siamo sicuri che oggi è meglio di ieri? Dopo aver dato una barca di soldi alla compagna di Roberto Fico, l’amministratore Salvatore Scarpa fa un’altra figuraccia: assolti i due dipendenti che lui aveva denunciato

15 Luglio 2021 - 13:23

Per due capi di imputazione, entrambi connotati dalla contestazione del reato di truffa. Il primo relativo ai rapporti con l’esercente di Be Food, il secondo per la gestione del tabacchino interno

 

TRENTOLA DUCENTA(g.g.) Quando, due anni fa, manco a dirlo proprio in questa giornata del 15 luglio, la Dia dette esecuzione all’ordinanza di applicazione di diverse misure cautelari a carico di camorristi, ma anche di un paio di dipendenti di Cis Meridionale, la società oggi gestita dall’amministratore giudiziario Salvatore Scarpa, ci muovemmo nella convinzione che davamo per scontata, che chi rappresentava, all’interno del Jambo, la repubblica italiana, avesse ragione a prescindere o quantomeno le sue ragioni fossero prevalenti, quando di mezzo c’erano questioni riguardanti fatti economici, inerenti alla citata gestione.

Forse, un liberale puro, integrale, questo non dovrebbe mai pensarlo, in quanto le funzioni sono esercitate da uomini e da donne in carne ed ossa, che come tutte le persone umane sono sempre fallibili e spesso sono, fallaci. Però, cavolo, pensavamo e scrivevamo pure, dopo tutto questo pandemonio, capitato al Jambo, messo letteralmente a ferro e fuoco dall’autorità giudiziaria nel famoso blitz del dicembre 2015, chi oggi sta lì in quanto nominato da un giudice, si

muove necessariamente nel solco integrale della legalità costituita, sancita dalle leggi e dalle norme, in queste contenute, e anche dal punto di vista dei comportamenti, li sviluppa tenendo in gran conto il tema, la questione dell’opportunità, di un’etica che induce o dovrebbe indurre chi amministra lo stato che rappresenta, ad essere più realista del re, più legalitario della stessa legalità.

Già dai mesi successivi, cioè da quando abbiamo cominciato a leggere atti documentali che dimostravano, al contrario, che la gestione di Salvatore Scarpa non si muoveva in questa direzione, lungo queste direttrici, non abbiamo dato più per scontato nulla. Tante ne abbiamo raccontate su attività messe in opera e che a nostro avviso nettamente esorbitanti dal perimetro del buon padre di famiglia, unico in cui un amministratore con i requisiti e soprattutto con la ragion d’essere di Scarpa, deve rispettare e realizzare.

Per cui, leggendo oggi gli addebiti contestati, a suo tempo, ai due dipendenti Giuseppe Lista di Casapulla e Lucia Grassia di Trentola Ducenta, avrebbe detto, anzi cantato Mogol-Battisti “Qui ci scappa da ridere“: ammanchi di 10mila euro , presunte truffe frutto di ammanchi di poche migliaia di euro nella contabilità del tabacchino gestito in nome e per conto di Cis da Maria Buonocore, a sua volta titolare di una licenza privata per un omologo esercizio di Villa di Briano. Stesso discorso per i presunti favori che Giuseppe Gala titolare di una attività commerciale operante all’interno di Jambo, cioè Be Food, avrebbe ricevuto in termini di “sconti” sui crediti vantati da Cis Meridionale nei suoi confronti.

Ne è passata di acqua sotto ai ponti, da quei giorni in cui applaudivamo l’amministratore Salvatore Scarpa per aver presentato querela nei confronti di quelli che lui riteneva dei dipendenti infedeli. Cavolo, pensammo e ovviamente anche scrivemmo, questo qua è uno che sorveglia sul serio e stronca sul nascere attività che pur non essendo connesse direttamente agli interessi della camorra, sono pericolose, in quanto ricostituiscono il tessuto connettivo, il terreno di coltura, affinchè la camorra possa ritornare a pieno titolo nella gestione del Jambo.

Pensavamo male, molto male, come abbiamo poi dovuto dimostrare nei molti articoli in cui abbiamo dato prova della mala gestione e delle molte opacità, purtroppo rimaste senza alcun sindacato ispettivo e investigativo della gestione commissariale. L’ultimo caso, a proposito della ragione istituzionale dell’opportunità, discrimine dei propri comportamenti, è quello clamoroso delle diverse decine di migliaia di euro garantite alla signora Yvonne De Rosa, per l’allestimento di una mostra di fotografie di Diego Armando Maradona (CLIKKA QUI PER LEGGERE). Decine di migliaia di euro, frutto di un sì monocratico, discrezionale, garantito da Scarpa ad una signora, che oltre ad essere una imprenditrice di eventi, cioè di un bene immateriale che si presta a diverse valutazioni di validità, è soprattutto la compagnia del presidente della Camera Roberto Fico, a cui, vergognosamente, ripetiamo, vergognosamente – perchè nessuna autorità è tanto grande da essere intoccabile come peraltro ci dimostra l’anniversario classico, monumentale di questi giorni, relativo alla Rivoluzione Francese – da risultare al di sopra delle critiche, del ministro degli interni Luciana Lamorgese all’inaugurazione di una mostra sulla vita di Maradona che al limite se ci fosse andata Valentina Vezzali, sottosegretaria con delega allo sport, avrebbe avuto anche un senso, ma c’è andata Lamorgese, ripetiamo, ministro degli interni, rispetto ad un personaggio, assoluto e assolutizzante nel settore dello sport ma certo non esente da comportamenti che un qualsiasi ministero degli interni reprime, combatte e non applaude.

Insomma, detto in parole povere, Cis Meridionale viene gestito oggi in maniera totalmente errata e l’amministratore giudiziario si comporta molto spesso come se fosse lui l’imprenditore privato, come se fosse lui ad aver creato un’azienda, mettendoci dentro il rischio d’impresa e che dunque, proprio in base a questo status, ha il pieno diritto di disporre completamente, totalmente delle risorse dell’azienda che andrà a gestire, attraverso azioni e operazioni che si sviluppano a 360 gradi. E allora sì: l’imprenditore definito come tale dal codice civile, può chiamare chi gli pare, anche la compagna del presidente della Camera, oppure la nipote illegittima o legittima di Ciccio0lina, perchè i soldi sono suoi e ci fa quello che vuole (da liberali ci siamo riscattati, evviva il laissez faire) a differenza di quello che dovrebbe accadere per Scarpa, visto che, in questo caso, i soldi non sono suoi.

Va da sè che oggi, 15 luglio 2021, sorridiamo anche davanti all’esito del processo con rito abbreviato che ha coinvolto, insieme al titolare di Be Food, i due dipendenti di Cis Meridionale Giuseppe Lista, addetto al pagamento dei fornitori, incassi, controllo pagamento canoni di fitto, gestione casa, nonchè detenzione della cassaforte e Lucia Grassia, addetta alla contabilità con le banche e redazione scritture propedeutiche a quelle di chiusura e assestamento.

Tutti e tre gli imputati sono stati assolti. Anzi, Lucia Grassia, difesa dall’avvocato Mario Griffo e Giuseppe Lista, difeso dall’avvocato Carlo De Stavola, sono stati assolti due volte. Insieme a Giuseppe Gala, difeso dall’avvocato Luigi Tuccillo, per il primo capo di imputazione relativo alla vicenda Be Food, perchè il fatto non sussiste; in pratica, la ricostruzione effettuata nella sua querela dall’amministratore Salvatore Scarpa, è immaginaria o fondata su fatti che non producono alcun effetto penale.

Per il secondo capo di imputazione, quello relativo ai presunti giochini con le rimesse del tabacchi, Lista e la Grassia sono stati assolti, insieme alla già citata Maria Buonocore, dal reato di truffa contestato anche nel caso precedente, quello di Be Food, per non aver commesso il fatto. Dunque, se fatto criminale si è verificato, non sono stati i due impiegati e la Buonocore a compierlo.

Sarà interessante, di qui a tre mesi, leggere le motivazioni di questa sentenza. E state tranquilli che lo faremo perchè su questa vicenda, l’amministratore Salvatore Scarpa aveva messo in campo la sua credibilità ma soprattutto quella dell’istituzione che rappresenta. Per il momento diciamo che ha perso su tutta la linea e che ha fatto fare una brutta figura alla Cis Meridionale e alla sua attuale modalità di governance, dato che nella sua brutta figura personale non ce ne pò fregà de meno.

Tra le altre cose, Cis non è riuscita neppure a costituirsi parte civile perchè, come si legge negli atti giudiziari, l’amministratore ha chiesto e dunque ha ottenuto in ritardo dal giudice, che resta tutor di questi procedimenti, l’autorizzazione a farlo. Altro non aggiungiamo, in attesa delle motivazioni, quando invece aggiungeremo, eccome se aggiungeremo.

 

QUI SOTTO IL DISPOSITIVO DELLA SENTENZA PRONUNCIATA CON RITO ABBREVIATO