LA CAMORRA del Jobs Act e delle donne cubane. Posti di lavoro a titolo di estorsione e matrimoni finti. Le “innovazioni” criminali dei Belforte

22 Maggio 2023 - 12:59

In calce all’articolo lo stralcio dell’ordinanza

MARCIANISE – La tecnica è quella tipica del clan Belforte, nel senso che è stata utilizzata molto frequentemente negli anni, al punto da non poter considerare frutto di una manifestazione criminale estemporanea, isolata, o comunque non sistematica.
Per il clan Belforte, infatti, l’assunzione di propri congiunti, soprattutto mogli ma non solo, in aziende che, in questa maniera, cedevano materialmente al ricatto estorsivo, era divenuto un metodo.
Negli anni, infatti, abbiamo incrociato più volte in molte ordinanze, casi come quello contestato a Gennaro Buonanno, il quale chiese e ottenne dal titolare M.C. della Quadrifoglio Srl, sede in via Appia a Casagiove, l’assunzione di Pasqualina Topa a saldo dei ratei estorsivi.
Un contratto “regolare”, con tanto di contributi previdenziali, che oggi vale a Giovanni Buonanno e alla stessa Pasqualina Topa l’accusa di estorsione aggravata dal fatto che Buonanno appartiene, anche a prescindere da questa ordinanza e per quello che gli è stato contestato in altre ordinanze, al clan Belforte.
Il

reato di estorsione aggravata è contestato in concorso anche alla donna, mentre ad entrambi viene ulteriormente contestata anche l’aggravante di aver favorito, con il loro agire in questa vicenda, gli interessi dello stesso clan Belforte, ai sensi dell’articolo 416 bis comma 1, già articolo 7.
Esaminiamo infine un altro capo di imputazione provvisoria, riservandoci di trattare poi l’ultimo dei 28 relativo alle minacce che Giovanni Buonanno aveva formulato nei confronti del collaboratore di giustizia Claudio Buttone affinché questo ritrattasse la sua testimonianza dopo che lo aveva accusato, durante un processo di primo grado, di un omicidio.

Presentiamo un episodio tra il nero e il rosa: quattromila euro dati a Giuseppe Nesta perché si prestasse per un matrimonio, più o meno finto, con la cubana Dayana Rodriguez Caceres in modo che questa potesse acquisire la nazionalità o comunque allungare i tempi del permesso di soggiorno. Per i tre indagati la contestazione del testo regolato dal comma 5 dell’articolo 12 del decreto legislativo numero 286 del 1998, conosciuto come Testo Unico sull’immigrazione per aver tratto profitto dalla realizzazione di pratiche illegali finalizzate a favorire la permanenza di una straniera nel territorio nazionale.